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CERTIFICATI SPORTIVI. MINISTERO CHIARISCE: “L’ELETTROCARDIOGRAMMA NON E’ OBBLIGATORIO”

Con una circolare, in risposta ai quesiti della Fimmg, chiarito che le nuove norme cancellano tutte le precedenti disposizioni riferite all’obbligo della certificazione per attività ludico motoria amatoriale. Chiarito anche che l’elettrocardiogramma per la certificazione dell’attività sportiva non agonistica non è obbligatorio.

(Nota di Sport&Medicina: e così l’unica norma valida del decreto Balduzzi è stata abolita …)

Arriva a distanza di poche settimane l’attesa risposta del ministero della Salute su come applicare le nuove norme contenute nel decreto “Fare” che hanno modificato le disposizioni del decreto Balduzzi del 24 aprile scorso  in merito alla certificazione sportiva non agonistica e a quella per l’attività ludico motoria amatoriale.
In particolare per la seconda viene confermata la cancellazione dell’obbligo, comprese le norme non espressamente citate nel decreto “Fare” ma comunque ad essa riferite.
Per quanto concerne invece la certificazione per l’attività sportiva non agonistica viene chiarito che il discusso “obbligo” dell’elettrocardiogramma non esiste. Per il ministero della Salute sta alla “discrezionalità del medico certificatore ravvisare la necessità o meno di prescrivere ulteriori esami clinici, come l’elettrocardiogramma”.
La norma introdotta  – spiega il ministero – nel confermare l’obbligo di questa certificazione e dando al medico la discrezionalità sull’esecuzione di eventuali esami clinici e diagnostici comporta conseguentemente che “l’articolo 3 del decreto ministeriale 24 aprile 2013, riferito a tale ultima specifica certificazione, sia da considerarsi valido ad eccezione del comma 3 che aveva disposto l’obbligo dell’effettuazione dell’elettrocardiogramma”.
Un ultimo chiarimento del ministero riguarda la certificazione relativa alle attività di particolare ed elevato impegno cardiovascolare “gran fondo”, per le quali, secondo la circolare ministeriale, “nulla sembra essere stato modificato rispetto al decreto del 24 aprile”.
12 settembre 2013 – © Riproduzione riservata

Certificazioni sanitarie, Fimmg chiede una circolare interpretativa


«Per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, è soppresso l’obbligo di certificazione per l’attività ludico-motoria e amatoriale»: a pochi giorni dall’entrata in vigore, la certificazione obbligatoria prevista dal decreto Balduzzi è stata cancellata da questa disposizione contenuta nel “Decreto del fare”, mentre continua a essere richiesta per l’attività sportiva non agonistica. Secondo Federazione italiana medici di medicina generale, tutto questo apre uno scenario di grande confusione. «Per quanto riguarda l’attività ludico-motoria, è stata abolita l’obbligatorietà, però tutto il resto è vigente, – spiega Guido Marinoni, vicesegretario di Fimmg Lombardia e componente del Comitato centrale della Fnomceo – quindi, siccome probabilmente le palestre continueranno a richiedere i certificati, si tratta di un provvedimento sostanzialmente inefficace, che crea un’incertezza e una confusione che non sono opportune».
Inoltre, il fatto che gli elettrocardiogrammi per l’attività sportiva non agonistica siano lasciati alla discrezione del medico, apre un’altra problematica: «Gli ecg – chiarisce Marinoni – hanno il senso di andare a individuare situazioni asintomatiche, come la sindrome di Brugada o di Wolff Parkinson White, che il medico non può certo prevedere e quindi non si capisce come possa esercitare questa autonomia clinica; decidere di non effettuare l’esame elettrocardiografico potrebbe essere considerato un’imprudenza di cui poi dover rispondere». Da qui la richiesta di una circolare ministeriale interpretativa da parte del segretario della Fimmg, Giacomo Milillo, anche «per dare ai medici la certezza delle responsabilità che si assumono».
Marinoni non entra nel merito delle scelte operate dal ministero, ma fa osservare che «se rimane così non cambierà nulla, mentre è stato pubblicizzato il fatto che si tornava alla situazione precedente. Se quello era l’obiettivo, le modifiche apportate sono tecnicamente sbagliate, sarebbe bastato abolire l’articolo del decreto Balduzzi».

Certificati medici e sport: caos dopo la nuova legge
Il dott. Accettura (Bari): “… in attesa di regole più chiare, consultate gli specialisti …”

Certificati medici per attività sportiva amatoriale, ludico – motoria e non agonistica, con distinzione tra quella a basso e quella ad alto impatto cardiovascolare. Queste alcune delle novità in materia di sport introdotte con il decreto Balduzzi, pubblicato il 20 luglio sulla Gazzetta Ufficiale n° 169 ed entrato in vigore il 5 agosto. Novità che sono durate ben poco.
Il 20 agosto, infatti, con la pubblicazione della legge di conversione del «decreto del fare» sulla Gazzetta ufficiale n° 194, l’articolo D2 bis ha cancellato tutte le novità in materia di certificazione medica.
Non tutte però sono state abrogate in maniera esplicita, il che ha lasciato sul tavolo numerosi interrogativi cui far fronte. Due settimane, infatti, bastano per causare confusione.

Se con il primo decreto, infatti, si introduceva una distinzione fra tre tipi di certificazioni mediche a seconda che il soggetto richiedente praticasse attività amatoriale o ludico motoria, attività non agonistica o attività non agonistica ad alto impatto cardiovascolare, con l’articolo 42 bis del «decreto del fare» titolato «Ulteriore soppressione di certificazione sanitaria» si stabilisce che «al fine di salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva, per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, è soppresso l’obbligo di certificazione per l’attività ludico-motoria e amatoriale e nel contempo rimane l’obbligo di certificazione presso il medico o pediatra di base per l’attività sportiva non agonistica  Sono i medici o pediatri di base annualmente a stabilire, dopo anamnesi e visita, se i pazienti necessitano di ulteriori accertamenti come l’elettrocardiogramma».

Quindi viene eliminato anche l’obbligo di sottoporre il soggetto a elettrocardiogramma a riposo per il rilascio del certificato non agonistico e tutto viene lasciato alla discrezionalità del medico.
La terza tipologia di certificato. introdotta con il decreto Balduzzi invece, riguardava i non tes­serati alle federazioni sportive, o agli enti di pro­mozione, o alle associazioni sportive dilettanti­stiche. In questo caso si parlava di certificato per la partecipazione ad attività ad alto impatto car­diovascolare (gare podistiche oltre i 20 km, o di sci di fondo, o di ciclismo o nuoto) per cui serviva un certificato con rilevamento della pressione ar­teriosa, elettrocardiogramma a riposo e con pro­va da sforzo ed eventuali altri accertamenti ri­tenuti necessari. In questo caso il certificato oltre che dal medico generale e dal pediatra di libera scelta poteva essere rilasciato anche dallo spe­cialista in Medicina dello sport.
Oggi anche questo certificato non è più richie­sto per legge. Ma le potenziali implicazioni nor­mative non sono superate, visto che la norma che lo prevedeva non è stata abrogata esplicitamente. Quindi, come si fa? E ancora, c’è la discrezionalità lasciata al medico sugli accertamenti da fare per il rilascio dei certificati medici non agonistici.
E come si differenziano le discipline o gli sport a basso o alto impatto cardiovascolare?

Da qui la richiesta di una circolare interpre­tativa presentata da Giacomo Milillo segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di me­dicina generale) al ministro della Salute, Bea­trice Lorenzin e al presidente della federazione degli Ordini dei medici, Amedeo Bianco.
Per rispondere, in parte, a questi interrogativi abbiamo sentito Domenico Accettura, direttore dell’Istituto di Medi­cina dello Sport pugliese.

«In ef­fetti il decreto Balduzzi è un po’ farraginoso – ha detto – ma ha rinnovato una normativa vecchia di 30 anni (il decreto del Ministero della Salute che regolamentava l’attività sportiva risaliva al 1983 – n.d.r.) introducendo una visione illuminata per il futuro. Sarebbe bene però chia­rire i punti rimasti in sospeso. In questo senso la richiesta della Fimmg è più che giusta.
Sarebbe auspicabile – prosegue Accettura. – che nella cir­colare interpretativa fosse predisposto un distin­guo delle discipline, per aiutare anche i titolari delle società e gli esercenti degli impianti a fare chiarezza. Nel caso si finisse in tribunale per un accidente, infatti, un magistrato oltre a coinvol­gere il medico potrebbe infatti coinvolgere anche l’eventuale esercente per non aver fatto tutto quanto in suo potere per evitarlo. C’è questa am­biguità che andrebbe fugata. Nel frattempo, visto che spetta al titolare fare una distinzione tra le discipline, sarebbe bene per lui chiedere una consulenza ad un medico specialista in Medicina dello Sport da conservare a futura memoria. Que­sto è il consiglio che io posso dare in questo momento».

Dott Accettura, ci faccia capire con un esem­pio. Chi si iscrive in palestra e sceglie di fre­quentare un corso di “power walkie” che tipo di certificato deve chiedere?

«Serve un certificato per la pratica non ago­nistica. Va premesso che chi gestisce una palestra e fa corsi che portano i clienti a un impegno cardiaco che supera il 70% non può tuttavia ignorare che per sicurezza sarebbe bene che il sog­getto presenti un certificato completo di elettro­cardiogramma sotto sforzo. Sfido qualsiasi me­dico coscienzioso – rilancia poi il direttore del­l’istituto di Medicina dello Sport di Bari – a non chiedere accertamenti specifici prima di rilascia­re un certificato medico non agonistico a chi deve iscriversi a corsi di cardiofitness, zumba, o gin­nastica con cyclette in acqua. Il medico coscien­zioso dovrebbe farlo sempre».

Con queste norme certo è che oggi il medico si trova incastrato nell’incertezza burocratica. Un certificato rilasciato senza elettrocardiogramma , infatti, potrebbe essere considerato, in sede le­gale. un’imprudenza. E questo farebbe propen­dere tutti per la prescrizione di un approfon­dimento diagnostico.
Intanto chi lavora nel settore e il popolo spor­tivo resta con mille interrogativi. Come si devono comportare palestre, scuole, associazioni spor­tive? Chi farà tutti questi elettrocardiogrammi? Quanto saranno lunghe le liste di attesa negli ambulatori o negli ospedali? E soprattutto chi pagherà tutti questi accertamenti? La speranza è che le risposte non tardino ad arrivare.

E’ sicuro l’obbligo dei defibrillatori

Altra novità introdotta dal decreto Balduzzi riguarda i defibrillatori. Secondo la norma le società sportive hanno sei mesi (se professioni­stiche) e 30 (se dilettantistiche) per dotarsi di apparecchi semiautomatici, ad esclusione di quelle società che svolgono attività a ridotto im­pegno cardiovascolare come bocce (escluse quel­le in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superfice, giochi da tavolo e sport assimilabili). I costi sono a carico delle società e mai del gestore dell’impianto.
La legge è molto chiara su questo punto, ma garantisce anche la possibilità a più società di associarsi per l’acquisto. Secondo la norma il defibrillatore deve essere sempre ben visibile, accessibile e segnalato, ed essere sot­toposto a manutenzione. La legge inoltre aggiu­ge che laddove l’impianto sia molto grande e con diverse attività possono esserci più defibrillato­ri.
«Ma la legge non fornisce dei parametri di valutazione per l’interpretazione in ordine ai metri quadri o alle attività – sottolinea Domenico Accettura, medico cardiologo e direttore dell’istituto di Medicina dello Sport pugliese – Però capiamoci – prosegue Accettura – se io ho una polisportiva che ha un campo da golf e alla sua estremità ci sono dei campi da tennis, e il de­fibrillatore é posto all’inizio del campo da golf, qualcuno potrebbe obiettare che la situazione non è in regola.
A questo si aggiunge che deve esserci anche la formazione del personale (cu­stode, tecnico, allenatore o persona che frequen­ta l’impianto per quella società). La società deve mandare sempre con la sua squadra una per­sona in possesso di diploma di formazione. Una formazione – aggiunge l’esperto- che deve essere continuata».
Altra cosa molto importante che viene spe­cificata nel decreto è la necessità per le società sportive di far frequentare un corso di pronto soccorso sportivo che può esser tenuto solo dai medici della Federazione Medico Sportiva Italia­na del Coni. «Questo è un aspetto metto impor­tante – dice Accettura -. Bisogna considerare, in­fatti, che un incidente di gioco non è solo e sem­pre un evento cardiaco, ma ci sono statistiche che parlano di traumi cranici, toracici e addo­minali, dove il primo soccorso deve essere fatto da personale preparato. Se pensiamo ai tanti sport minori, infatti, nei campetti in cui in al­lenamento non c’è il medico ufficiale, obbligatorio solo nelle gare ufficiali, al contrario che per lo sport professionistico, il primo intervento é fondamentale».

Mettersi in regola, ma come?

Sono pochi gli sportivi già informati e chi vuole tornare in palestra resta spiazzato.

Lino, 31 anni, ha deciso di ri­prendere quest’anno la palestra. «So­no fermo da due anni – dice – e si vede». Per cominciare frequenterà un corso di «walking» una delle nuove disci­pline approdate nelle palestre italia­ne, che consiste nel camminare a ve­locità tempi e intensità crescente per potenziare il sistema cardiovascolare e sfruttare i benefici dell’attivita ae­robica. Il suo obiettivo è quello di ritrovare la forma fisica in modo sa­lutare e naturale.
«Lino, che certificato medico ti hanno chiesto per iscriverti?»
«Ho dovuto portare il classico certificato di sana e robusta costituzione per attività amatoriale. Niente di più»
«Ma tu non sai nulla della nuova certificazione medica introdotta con il decreto Balduzzi e poi can­cellata dal decreto del fare?»
Ci guarda stranito e ci spiega che il suo obiettivo è solo quello dì rimettersi in forma facendo della pratica sportiva a livello non agonistico. Niente mara­tone, niente gare di triathlon, solo delle sane camminate.
Gli spieghiamo di cosa stiamo parlando.
«Non avevo idea. Forse neanche nella mia palestra sanno nulla. Chiederò cosa fare»

An­che Roberto, 31 anni, ha deciso di cominciare quest’anno con l’atti­vità motoria. Solo che a differenza di Lino che è stato fermo per un periodo più lungo, finita la scuola ha appeso le scarpe da ginnastica al chiodo e addio linea. Ha messo su qualche chilo di troppo. Basta, una rampa di scale per fargli venire il fiatone. Ha deciso di correre subito ai ripari con una dieta. Dopo un dimagrimento importante nell’ultimo anno ha deciso di ritrovare la forma perfetta frequentando una palestra: cyclette, tapisroulant, pan­che multifunzione e un po’ di pesi.
Ha trovato il centro ginnico che fa al suo caso e ha preso a frequentare con una certa assiduità la sala attrezzi per gli esercizi a corpo libero. Anche lui, su richiesta dei responsabili del cen­tro, ha presentato un certificato me­dico di sana e robusta costituzione. E anche lui non sapeva nulla delle no­vità. Tanto che ha deciso di tornare dal medico per chiedere qualche spie­gazione e capire insieme a lui come comportarsi e cosa fare. La confusione generata in campo di certíficazione medica è incredibile.
Coinvolge me­dici, proprietari e gestori di centri sportivi, oltre che gli atleti.

A quanto pare un chiarimento da parte del mi­nistro Lorenzin, in tempi brevi sa­rebbe molto gradito da parte di tutti. Certificazioni sanitarie a parte, la scelta del centro sportivo, della pa­lestra in cui allenarsi è sempre un momento importante. L’attività fisica, svolta in un ambiente adeguato è fattore di cruciale importanza per la salute e per la prevenzione rispetto all’insorgenza d i alcuni tra i disturbi e le malattie oggi più frequenti: diabete di tipo 2, malattie cardiocircolatori, tumori. In Italia il 30% degli adulti tra 18 e 69 anni svolge, nella vita quotidiana, meno attività fisica di quanto è raccomandato e può essere definito sedentario. In particolare, il rischio di sedentarietà aumenta con il progredire dell’età, ed è maggiore tra le persone con basso livello d’istruzione.
L’attività motoria della popolazione è diminuita di pari passo con i grandi cambiamenti del lavoro e dell’organizzazione delle città. Da una parte lo sviluppo dell’automazione, anche nel lavoro domestico, e il deprezzamento sociale del lavoro manuale, dall’altra la dominanza del trasporto motorizzato e la riduzione di spazi e sicurezza per pedoni e ciclisti. Assieme a quest i fattori. si sono sempre più ristretti gli spazi per il gioco libero dei bambini e per i giochi e gli sport spontanei e di squadra; queste attività hanno ora luoghi deputati la cui accessibilità è limitata ed ha un costo, non solo monetario.
(ALESSANDRA MONTEMURRO – La Gazzetta del Mezzogiorno)

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