Ortopedia e Traumatologia

LA SWEET FLOSSING THERAPY

Rosario Bellia – Fisioterapista

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Questa tecnica innovativa di trattamento delle “restrizioni del movimento” (presenza di aderenze o noduli aderenziali miofasciali che danno origine a movimenti non fluidi ed efficaci), ha avuto un notevole sviluppo in Germania (Physiopraxis 9/2015); negli Stati Uniti è conosciuta come “Voodoo Flossing”. Basata sulle idee del dr. Kelly Starrett (2015), essa utilizza un nastro in lattice di diverse larghezze ed elasticità adeguata alle zone da trattare; la sovrapposizione permette una buona adesione fra i vari strati dando un’ottima tenuta.
I muscoli e le fasce durante il movimento assecondano il gesto muovendosi a diverse velocità e in direzioni differenti, scorrendo in maniera reciproca gli uni sulle altre; questa azione di scorrimento tissutale viene definita “SLIDING MIOFASCIALE”.
All’interno della stessa loggia muscolare le varie porzioni del muscolo si contraggono a velocità diverse, in base agli angoli biomeccanici, e ciò è garantito da uno strato di connettivo lasso interposto fra i vari strati di fascia, che essendo ricco di “acido ialuronico” facilita lo scorrimento (Stecco).
La struttura tissutale assomiglia alla struttura interna di una arancia; la contrazione e la distensione di ogni parte deve avere un suo “Sliding“– Scorrimento”. Se esso è disfunzionale, il movimento sarà disarmonico e privo di coordinazione.

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Quando si verifica una disfunzione miofasciale, si produrrà una “DENSIFICAZIONE” tissutale che darà origine ad ADERENZE e alla conseguente restrizione o disfunzione del MOVIMENTO.
La fascia è un “tessuto attivo complesso“, collegato in modo estremamente multiforme con tutte le strutture corporee e il sistema nervoso.
Fondamentale la visione di “Tensegrità” della fascia corporea: se una zona corporea presenta una restrizione di mobilità, questa potrebbe essere causata dalla fascia, che è “imbrigliata” in loco o a distanza. Avremo una limitazione di movimento locale in alcune direzioni, con blocco della mobilità, che dovrà essere trattato per ritrovare il movimento fisiologico. La fascia è sensibile a diversi tipi di sollecitazioni, non solo stiramenti, ma anche contrazioni e vibrazioni con diversi tipi di tensione ed ha capacità contrattile. Mentre la fascia “stabilizza”, il muscolo realizza una contrazione isotonica.

EFFETTI FUNZIONALI DELLA “DENSIFICAZIONE” TISSUTALE

a) riduzione di elasticità fasciale e conseguente difficoltà di trasmissione delle tensioni muscolari;
b) riduzione della scorrevolezza intra ed interfasciale;
c) difficoltà circolatorie locali;
d) disfunzioni delle terminazioni nervose intrappolate dall’endomisio durante il movimento;
e) alterata sollecitazione dei fusi neuromuscolari e conseguente possibile incoordinazione dei movimenti.

PATOLOGIE DELLA FASCIA

Quando il tessuto connettivo viene danneggiato, per traumi o sovraccarico funzionale, si produce un’infiammazione fisiologica che porta a un “rimaneggiamento tissutale”. In giovane età, tramite i macrofagi e successivamente i fibroblasti, si torna alla situazione fisiologica iniziale e allo stato di salute.
a) Invecchiamento: i processi riparativi diventano incompleti ed il tessuto connettivo danneggiato da microtraumi, over use ecc. non è più riparato in maniera completa. Ciò induce un addensamento amorfo del tessuto connettivo con conseguente fibrosi dei tessuti circostanti.
b) Microtraumi ripetuti: la situazione infiammatoria che è conseguente al trauma ripetuto, ritarda i processi ripartivi tissutali. Nel ciclo riparativo fisiologico, quando il danno è riparato i fibroblasti bloccano la loro attività. Nel caso di microtraumi ripetuti la produzione di fibre continua creando un “esubero cicatriziale”.
Nel 2016 l’autore di questo articolo ha appreso la tecnica del FLOSSING in Germania dal fisioterapista Axel Benecke (Colonia), inventore del Physioblade (IASTM – Instrument Assisted Soft Tissue Mobilization), strumento polifunzionale in acciaio che aiuta il trattamento manuale ed ottimizza i risultati terapeutici: le dita o i gomiti che si usano generalmente nella terapia, hanno una superficie di contatto troppo grande per raggiungere completamente gli effetti desiderati.
I risultati dell’applicazione della tecnica di FLOSSING sono stati molto soddisfacenti, con effetti immediati sulle patologie da restrizione del movimento dovuti ad alterazioni miofasciali e circolatorie.

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I principali effetti del FLOSSING sembrano essere: riduzione della percezione del dolore e aumento della libertà di movimento (Ahlhorn et Krämer, 2016, Starrett K, 2015).

ALCUNE CARATTERISTICHE METODOLOGICHE

Questa tecnica utilizza sui tessuti trattati l’effetto meccanico puro. Può provocare dolore nella fase di applicazione. L’utilizzo della FLOSSBAND è limitato ad alcune articolazioni e aree del corpo (la compressione può essere applicata in maniera elettiva agli arti e non al tronco).
L’applicazione si esegue una – due volte alla settimana per dare il tempo al tessuto fasciale di “modificare” gradualmente le caratteristiche di densità ed elasticità.
La durata del trattamento sarà limitata a 2-5 minuti di compressione, in base alle caratteristiche fisiche del paziente e agli obiettivi da perseguire. Nei soggetti sportivi, con masse muscolari importanti, si può applicare nell’arco della stessa seduta fino a 10 volte, con 2 minuti di intervallo fra le applicazioni.
Durante l’applicazione della compressione si eseguiranno movimenti:
Attivi
Passivi assistiti (eseguiti dal terapista)

PRINCIPI APPLICATIVI

a) La FLOSSBAND viene applicata intorno all’arto in direzione da prossimale a distale, usando una tecnica di “sovrapposizione”. Alcuni esperti del FLOSSING suggeriscono l’applicazione nella direzione opposta, da distale a prossimale, perché questa avrebbe maggiore influenza sul drenaggio linfatico.
b) La compressione della zona libera i tessuti che risultano ristretti, con circolazione difficoltosa e hanno una scorrevolezza limitata (sliding tissutale).
c) La compressione con il FLOSSING permette il “release” delle aderenze e dei noduli aderenziali per azione “trasversale” sul tessuto miofasciale.
d) Dopo l’applicazione del FLOSSING il paziente percepisce una sensazione di aumentata libertà di movimento, perché i meccanocettori che sono stati “sovra stimolati” con la compressione, “alleggeriscono” il movimento rendendolo più fluido.
e) L’effetto di miglioramento del movimento dopo l’applicazione è molto importante a livello neuromuscolare perché il cervello recupera una nuova immagine del movimento, che risulta più “libero” e fisiologico. Si avrà un “reset” del movimento che era “ristretto” a livello dello schema motorio, effetto positivo nella terapia delle patologie croniche.
f) Quando si rimuove la FLOSSBAND si avrà una elevata implementazione circolatoria, che gli americani chiamano “Wash” (Ripulire): tutte le strutture anatomiche della zona di applicazione per effetto dei fibroblasti vengono “ripulite” e si evidenzierà un arrossamento della cute, che conferma la stimolazione della circolazione.

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La FLOSSBAND viene applicata intorno all’arto in direzione da prossimale a distale usando una tecnica di sovrapposizione (tecnica americana). Alcuni esperti del FLOSSING suggeriscono l’applicazione nella direzione da distale a prossimale, perché avrebbe maggiore influenza sul drenaggio linfatico, anche se nel momento della rimozione della FLOSSBAND si hanno notevoli difficoltà.
Dopo l’esperienza maturata in questi anni l’autore utilizza il FLOSSING come segue:
a) Direzione prossimale distale: nei giovani sportivi con massa muscolare “importante”, che non presentano rischi di patologie dei vasi linfatici, arteriosi e venosi, con “ristrettezza dei movimenti” muscolari ed articolari.
b) Direzione distale prossimale: nei sedentari con scarsa muscolatura, che presentano segni iniziali di disfunzione circolatoria, con rischi di patologie dei vasi linfatici, arteriosi e venosi, con “ristrettezza dei movimenti” per patologie traumatiche o post chirurgiche.

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AZIONE SPECIFICA

  • Effetto spugna – dopo una forte compressione si ha una azione di rilassamento tissutale e di stimolazione circolatoria.
  • Release miofasciale – “destrutturando” le aderenze e i noduli aderenziali si migliora lo Sliding Tissutale.
  • Recupero del movimento – mentre il dolore è ridotto dalla compressione, con azione sul sistema spino talamico si recupera il movimento e lo schema motorio ritorna maggiormente fisiologico.
  • Azione sottocutanea sui recettori e i meccanocettori (che con il dolore cronico avevano alterato la loro funzione causando la restrizione del movimento) – stimola la rigenerazione tissutale per risolvere lo stato di “fibrosi”.
  • Miglioramento della “scorrevolezza” (SLIDING) dei tessuti, della fascia, dei muscoli … che risultano ristretti, con circolazione difficoltosa e scorrevolezza limitata. Importante l’azione sulle cicatrici e sulla “densificazione fasciale” (limitazione di scorrevolezza dei tessuti dovuta a maggiore densità aderenziale post traumatica o post infiammatoria).
  • Riduzione della percezione del dolore.
  • Facilitazione della circolazione dei fluidi nella zona trattata.
  • Miglioramento della capacità di movimento nei pazienti che presentano deficit della mobilità anche in fase acuta, che si ottiene utilizzando tecniche più “leggere” e meno invasive (con azione sul sistema spino talamico).
  • Miglioramento della coordinazione del movimento.
  • Elevato “impatto” psicologico.

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Il meccanismo terapeutico è ancora sconosciuto. Starrett, Ahlhorn e altri propongono le seguenti ipotesi:
1) meccanismi neurofisiologici complessi
2) riduzione del flusso sanguigno
3) effetto “Spugna” causato della compressione
4) “rottura” degli incrociamenti fasciali (si definiscono “incrociamenti” alcuni punti mio fasciali dove lo scorrimento tissutale avviene con difficoltà a causa di noduli aderenziali, cicatrici ecc. …), azione miofasciale
5) riduzione della tensione muscolare
6) diminuzione dell’edema, conseguente ad un aumento del drenaggio linfatico e venoso.

CONTROINDICAZIONI:

  • Ferite, abrasioni e malattie della pelle in fase acuta
  • Fragilità capillare
  • Uso di anticoagulanti
  • Varici
  • Ipertensione arteriosa
  • Morbo di Raynaud
  • Eritema pernio
  • Neuropatia
  • Trombosi venose profonde
  • Connettivopatie

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Per avere una compressione ottimale
:
1) effettuare anamnesi accurata per escludere soggetti a rischio vascolare
2) applicare adeguata forza di tensione della FLOSSBAND (circa 50%)
3) effettuare idonea sovrapposizione della FLOSSBAND in fase di realizzazione, che determina il grado di compressione dell’applicazione
4) utilizzare una benda con idonea densità del lattice
5) stabilire la durata di applicazione compressiva in loco: da 2 minuti a 5 minuti da ripetere anche più volte; nel soggetto sportivo si arriva (secondo la metodologia americana) anche a 8 applicazione nella stessa seduta

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Gli studi di Melzack e Wall, Loenneke, Stecco e Crossley aiutano a spiegare l’azione terapeutica del FLOSSING. Ad esempio, analizzando l’applicazione della FLOSSBANDE sul ginocchio, la diminuzione della sintomatologia dolorosa sembrerebbe dovuta alla compressione dell’articolazione femoro-rotulea durante l’applicazione (Page et al 2011; Crosley et al 2000).

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La teoria del “Gate Control” (GCT) potrebbe spiegare la riduzione del dolore (Melzack e Wall 1965): il concetto fondamentale della GCT si basa sull’interazione e sulla modulazione reciproca tra fibre nervose nocicettive e non-nocicettive. A livello dello stesso neurone midollare, infatti, convergono diversi tipi di fibre, ognuna delle quali fornisce informazioni sensitive di tipo diverso (principalmente tattili, termiche e dolorifiche): il neurone deve essere quindi in grado di discriminare tra i vari tipi di sensibilità ed assegnare una “priorità” diversa a ciascuno di essi, in modo da fornire al cervello un’informazione chiara e facilmente leggibile.
Ciò comporta che se uno stimolo dolorifico e uno meccanico vengono trasmessi simultaneamente (ad esempio se si urta con la testa e si massaggia la parte lesa), la trasmissione dello stimolo dolorifico sarà attenuata per via dell’azione eccitatoria svolta dalla fibra Aβ sull’interneurone encefalinergico.
L’applicazione del FLOSSING, con la stimolazione pressoria e di torsione che opera sulla cute, attiva questo sistema inibitore endogeno del dolore, tramite la conseguente produzione dell’encefalina (neurotrasmettitore oppioide endogeno). Questo meccanismo neurologico si somma all’azione sinergica della decompressione dei recettori chimici e determina un’attenuazione della percezione del dolore (1965, Melzack e Wall).
È stato dimostrato che lo sviluppo di uno stimolo termico durante l’esercizio attivo con l’applicazione del nastro FLOSSING (Ahlhorn et al) migliora lo SLIDING tissutale.
Sono state osservate vesciche dopo aver rimosso il FLOSSBANDE nel caso di pelli sensibili e tensione troppo elevata (“Strong”); lo sviluppo di calore è molto probabilmente il risultato dell’aumento delle forze di attrito tissutale.

CONCLUSIONI

Andreas Ahlhorn, uno dei fondatori del MEDICAL FLOSSING, ed autore del libro: Flossing in Therapie und Training (Ahlhorn and Krämer 2016) afferma che, a suo parere, la spiegazione linfatica sia discutibile in quanto un sistema linfatico mal funzionante non richiede più compressione e il gonfiore traumatico o post-operatorio reagisce in modo ottimale al FLOSSING. In Germania infatti, una clinica medica sta testando le reazioni alla FLOSSBANDE subito dopo le operazioni per patologie del ginocchio.
La spiegazione dell’aumento della estensione del movimento e della diminuzione della sintomatologia dolorosa è, sempre per Ahlhorn, l’effetto “SPUGNA”.
L’applicazione della FLOSSBANDE limita quasi completamente il ritorno venoso (e quindi la nutrizione arteriosa è ridotta), comprime il sistema linfatico e probabilmente causa un aumento della pressione intra-articolare; quindi nel tessuto si crea un “vuoto”. Dopo aver rimosso il nastro, il vuoto viene eliminato e il fluido torna ai tessuti: ciò potrebbe facilitare lo scambio di materiale fluido di scarto e velocizzare il recupero delle funzionalità fisiologiche.
La FLOSSBANDE può essere integrata nella maggior parte dei concetti di terapia manuale, considerato l’obiettivo comune di ripristino del movimento fisiologico che perseguono tali metodologie.

Video del trattamento del Campione Mondiale Paraolimpico di lancio del disco Honey Tapiahttps://www.youtube.com/watch?v=HuZwXktDM08&feature=share

La tecnica di FLOSSING descritta può essere un valido aiuto alla destrutturazione di aderenze, noduli aderenziali e fibrosità che creano restringimento del movimento, favorendo un movimento più fisiologico, verso una riabilitazione funzionale ottimale (concetto del “Release miofasciale”).
Considerate le numerose controindicazioni, se ne consiglia l’uso in modalità “DOLCE” (SWEET FLOSSING) e si invitano i professionisti ad avvicinarsi a questa tecnica con pazienza e senza voler “bruciare le tappe”, perché gli effetti collaterali di tipo vascolare possono essere veramente gravi.
È fondamentale seguire una formazione metodologica applicativa adeguata, come si evince da questo breve articolo: durante il corso di formazione si imparerà in maniera precisa a valutare l’opportunità di applicare questa tecnica oppure se conviene astenersi dal farlo.

Calendario dei corsi dell’Associazione Italiana Taping Kinesiologico®:
http://tapingbellia.com/corsi/

VIDEOTECA
a) https://www.youtube.com/watch?v=nMPogEwL0xc&feature=youtu.be
b) https://www.youtube.com/watch?v=JfCQDjNALYk&t=26s
c) https://www.youtube.com/watch?v=ceucdIpJDjE&t=71s
d) https://www.youtube.com/watch?v=CtejdYgIomY
e) https://www.youtube.com/watch?v=BT0ieBwgi_c&feature=youtu.be

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BIBLIOGRAFIA

  • Ahlhorn A, Krämer D: Flossing in Therapie und Training (German Edition) – Jun 6, 2016
  • Bialosky JE et al.: The mechanisms of manual therapy in the treatment of musculoskeletal pain: a comprehensive model – Man Ther 2009; 14 (05) 531-538
  • Crossley K, Cowan SM, Bennell KL, McConnell J: Patellar taping: is clinical success supported by scientific evidence? – Manual Therapy (2000) 5(3), 142-150
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  • Loenneke Jeremy P, Marín Pedro J, Zourdos Michael C, Bemben Michael G: Low intensity blood flow restriction training: a meta-analysis – European Journal of Applied Physiology : May 2012, Volume 112, Issue 5, pp 1849–1859
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  • Page CJ, Hinman RS, Benell KL: Physiotherapy management of knee osteoarthritis – International Journal of Rheumatic Diseases 2011; 14: 145 -151
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  • Thüler M: Wohltuende Wickel – 2003
  • Vicenzino B, Paungmali A, Teys P: Mulligan‘s mobilization-with-movement, positional faults and pain relief: current concepts from a critical review of literature – Man Ther 2007; 12 (02) 98-108
  • Zusman M: There‘s something about passive movement – Medical Hypotheses 2010; 75 (01) 106-110
  • Bellia R: Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva manuale pratico di applicazione – Casa Editrice Alea, Milano – MedEdu, marzo 2011.
  • Bellia R: Il taping kinesiologico – Metodo Koreano – manuale pratico di applicazione nella traumatologia sportiva moderna – Casa Editrice Alea, Milano – MedEdu, aprile 2012.
  • Bellia R: Il taping kinesiologico nelle disfunzioni della colonna vertebrale – manuale pratico di applicazione nella fisioterapia moderna – Casa Editrice Alea, Milano – MedEdu, ottobre 2013
  • Bellia R: Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva moderna – Libro Atlante Ed. Nuova Piccin – Padova, maggio 2018

Autore: Prof. Rosario Bellia – Fisioterapista
Presidente Associazione Italiana Taping Kinesiologico®

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