L’alimentazione ha un valore primario per la tutela della salute e del benessere delle persone. Inoltre, il cibo ha un valore culturale, è occasione di comunicazione e di aggregazione familiare e sociale, ed è un elemento fondamentale per lo sviluppo e la promozione dei popoli, che pone problemi di equità nella distribuzione delle risorse alimentari.
Il ciclo di vita del cibo, dalla produzione al consumo, ha anche un impatto ambientale sul pianeta, perché, per produrre gli alimenti si impegnano territorio e acqua, si immettono nell’atmosfera anidride carbonica e altri gas serra, e si producono perdite e rifiuti che ci si deve preoccupare di smaltire.
L’adeguatezza nutrizionale è la chiave per un’alimentazione sana e i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana), nella nuova revisione 2012, sono un importante strumento per conseguirla. Ma un’alimentazione adeguata dal punto di vista nutrizionale può avere sull’ambiente un impatto più o meno elevato, può consumare in maniera diversa le risorse limitate a disposizione del nostro pianeta.
La Doppia Piramide Alimentare/Ambientale, nella nuova edizione diffusa quest’anno dal BCFN, è lo strumento adeguato per orientare le scelte alimentari delle persone, a tutela della loro salute e dell’ambiente, per riequilibrare alcuni eccessi alimentari propri dello stile di vita “occidentale”, riscoprire l’attualità del modello mediterraneo e allo stesso tempo aiutare l’ambiente in cui viviamo riducendo gli impatti su di esso. Le nuove elaborazioni 2012 del BCFN, svolte sulla base di dati pubblici, evidenziano (in via preliminare e in attesa di ulteriori verifiche e validazioni) che la scelta di menù equilibrati dal punto di vista nutrizionale e sostenibili dal punto di vista ambientale, non implica necessariamente un aumento del costo per il consumatore, e, in alcuni casi, consente di ottenere un risparmio.
Quello della sostenibilità ambientale dell’alimentazione è anche un problema di responsabilità e di scelte personali e familiari, oltre che istituzionali. A giudicare dai comportamenti d’acquisto delle persone, nel nostro paese, le scelte alimentari dei consumatori sono oggi mediamente più rispettose dell’equità e della sostenibilità, e a favore della valorizzazione dei prodotti del territorio, tipici della Dieta Mediterranea. Proprio nei confronti di quest’ultima, vi sono oggi segnali di un’attenzione crescente da parte delle persone, di una sensibilità che inizia ad affermarsi, testimoniata anche dall’aumento delle pubblicazioni scientifiche sul ruolo dello stile alimentare mediterraneo per la salute e il benessere, tema di cui il Nutrition & Health Journal Club da conto periodicamente.
Alcuni degli esperti che hanno partecipato al Simposio congiunto – tenuto a Bologna, il 22 ottobre 2012, dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e dal BCFN (Barilla Center for Food and Nutrition) in occasione del XXXV Congresso Nazionale SINU – individuano gli aspetti salienti della sostenibilità agroalimentare e il Prof. Gabriele Riccardi, Membro dell’Advisory Board BCFN, in una videointervista, realizzata in occasione del Simposio stesso, illustra il significato dell’iniziativa e spiega come, con la “bussola” della Doppia Piramide Alimentare/Ambientale, sia possibile identificare fonti di nutrienti a basso impatto ambientale, nel segno dell’adeguatezza nutrizionale e dei LARN.
Interpretazione dei nuovi valori LARN e adeguatezza nutrizionale
Nel mondo, due miliardi di persone sono in sovrappeso o obese (WHO 2011). Di contro, un miliardo è sotto nutrito (FAO 2010) e più di un miliardo soffre di malnutrizione e carenza di micronutrienti (FAO 2011). Ciò significa che una percentuale consistente della popolazione mondiale si alimenta in modo inadeguato e sbilanciato dal punto di vista nutrizionale.
L’attuale sistema di produzione, riserva e consumo di alimenti, quindi, non corrisponde più alle esigenze presenti e future e, a causa della sua complessità, risulta estremamente fragile a ogni crisi climatica, socio-economica, politica o finanziaria.
Ecco perché è necessario individuare nuove strategie per promuovere l’adozione di diete sostenibili che permettano di garantire la sicurezza e la qualità alimentare.
Un modello alimentare sostenibile, oltre a essere nutrizionalmente adeguato e contribuire alla salute e al benessere delle generazioni presenti e future, deve avere un basso impatto sull’ambiente, deve essere rispettoso della biodiversità e degli ecosistemi, accessibile, culturalmente accettabile ed economicamente conveniente.
A sua volta, l’adeguatezza nutrizionale è complessa da attuare poiché comprende aspetti specificamente nutrizionali (quali il raggiungimento dell’equilibrio energetico e il soddisfacimento del fabbisogno di nutrienti e di altri composti di interesse Alimentazione e ambiente: tra nuove indicazioni nutrizionali e impatti ambientali A sua volta, l’adeguatezza nutrizionale è complessa da attuare poiché comprende aspetti specificamente nutrizionali (quali il raggiungimento dell’equilibrio energetico e il soddisfacimento del fabbisogno di nutrienti e di altri composti di interesse nutrizionale), ma anche aspetti di carattere alimentare (legati alla scelta degli specifici alimenti che consentono di ottimizzare la dieta), di comodità d’uso (legati agli attuali stili di vita) e altri connessi con il recupero di tradizioni e tipicità.
Da questo punto di vista, si può forse affermare che lo stile alimentare di tipo mediterraneo sia un paradigma di adeguatezza nutrizionale.
L’adeguatezza della dieta si basa quindi innanzitutto sui LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) che, con la nuova revisione 2012, propongono una serie di valori di riferimento da applicare alle diverse fasce di popolazione.
I valori sono definiti principalmente sulla base della prevenzione di stati carenziali e del mantenimento delle funzioni biochimico-fisiologiche dell’organismo, tuttavia, quando possibile, sono stati integrati con alcune valutazioni relative alla prevenzione delle malattie croniche. Questo aspetto risulta di grande interesse, ma è ancora oggetto di studio, anche in relazione al fatto che le possibili interazioni presenti negli alimenti tra i diversi nutrienti e tra questi e le sostanze non nutritive sono molteplici e complicano l’evidenza del ruolo preventivo dei singoli nutrienti. Per questo è necessario comunicare i messaggi di adeguatezza nutrizionale attraverso Linee Guida basate sugli alimenti (rappresentate con modelli facilmente comprensibili come la Piramide Alimentare), con lo scopo di suggerire le scelte alimentari più adatte a seguire le indicazioni dei LARN e ad attuare una corretta prevenzione delle malattie croniche, pur nel rispetto delle specificità delle popolazioni e delle individualità.
Allo stesso modo, non tutte le diete adeguate dal punto di vista nutrizionale hanno anche un basso impatto ambientale, dal momento che questo è strettamente legato al consumo di alimenti specifici. Questo aspetto deve essere quindi adeguatamente considerato nelle Linee Guida che devono aiutare a pianificare i pasti quotidiani, scegliendo la miglior combinazione di alimenti che assicuri sia l’equilibrio nutrizionale sia il rispetto dell’ambiente. Oggi, in Italia, come evidenzia il Primo rapporto CENSIS sulle abitudini alimentari degli italiani (2010), le scelte e i comportamenti di acquisto delle persone, sono mediamente più rispettosi dell’equità e della sostenibilità (pur restando soggettivi, eterogenei e mutevoli) e si orientano a favore della valorizzazione dei prodotti del territorio.
Questi segnali positivi devono essere rafforzati dalla consapevolezza che le indicazioni nutrizionali tese a controllare sovrappeso e obesità e ridurre il rischio delle principali malattie non trasmissibili vanno nella stessa direzione del controllo dei fattori ambientali.
(Marisa Porrini – Dipartimento Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente, Università di Milano)
L’impatto ambientale della nutrizione e il modello per scelte nutrizionali responsabili
Nell’ultimo secolo, l’uomo è divenuto assai più responsabile che in passato dello stato del pianeta, come risulta dall’andamento delle emissioni di gas serra, quali l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido d’azoto (N2O), questi ultimi fortemente associati all’agricoltura e quindi all’alimentazione umana. Circa il 15% delle emissioni globali di gas serra è dovuto all’agricoltura per quanto riguarda le pratiche agricole di coltivazione e gli allevamenti.
Se consideriamo l’intero ciclo di vita dalla produzione al consumo le emissioni di gas serra dell’alimentazione umana possono essere molto più elevate. In Italia ad esempio ammontano a circa il 25% delle emissioni totali del Paese.
L’impatto ambientale dell’alimentazione è correlato strettamente allo sviluppo economico e sociale dei paesi del mondo ed è direttamente proporzionale alla crescita del PIL. Tant’è vero che il contributo in CO2 dell’agricoltura dei paesi a sviluppo più recente (i cosiddetti BRIC) sono anche quelli con più elevate emissioni.
Oggi, su scala planetaria, il rapporto tra la quantità di energia necessaria per produrre una unità di cibo e il contenuto di energia metabolica che tale cibo apporta all’organismo (detto indice di sostenibilità) è ormai dell’ordine di 100 a 1. È necessario consumare 100 unità di energia per produrre l’energia metabolica unitaria di cui ha bisogno l’organismo, quando, per molti secoli, per ogni unità di energia metabolica veniva consumata una sola unità di energia o poco più.
Per rendersi conto dello stretto rapporto che esiste tra adeguatezza nutrizionale e sostenibilità ambientale, è disponibile un modello grafico, la Doppia Piramide, che evidenzia la correlazione inversa esistente tra alimenti salutari e impatto ambientale.
Per realizzarne l’aggiornamento 2012, il BCFN che ne è l’ideatore, ha tenuto conto delle emissioni di CO2 (carbon footprint), del consumo di acqua (water footprint), del “consumo” di territorio (ecological footprint) e da quest’anno anche delle emissioni di protossido d’azoto (nitrogen footprint), per rappresentare in modo ancor più fedele l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente. Dal punto di vista del “consumo” di territorio, le attività umane hanno ormai consumato l’equivalente di quasi 2 volte e mezzo il pianeta, e tra queste, il ciclo di vita degli alimenti ha un peso ambientale consistente.
Quanto più complesso e articolato è il processo di produzione e il ciclo di vita di un alimento, infatti, tanto maggiore è il suo impatto sull’ambiente. Il problema è come trovare un equilibrio e come tradurre questi concetti alle persone, perché possano scegliere responsabilmente un’alimentazione quanto più sostenibile possibile. Da questo punto di vista, l’obiettivo è aiutare le persone a comprendere che basta ridurre gli eccessi alimentari, per bilanciare meglio la dieta settimanale, con benefici effetti sul loro benessere e sulla “salute” dell’ambiente.
(Riccardo Valentini – Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), Premio Nobelper la Pace nel 2007, BCFN Advisor)
Ridurre gli sprechi e aumentare la sostenibilità
Le risorse del pianeta sono limitate ed è necessario consumarle con parsimonia, lasciando loro il tempo di ricostituirsi. Invece, l’attuale stile di vita comporta un consumo maggiore del fabbisogno, con la duplice conseguenza di consumare troppo le risorse disponibili e di sprecarne una parte importante.
Il fabbisogno alimentare delle persone è, infatti, minore della quantità di cibo prodotta, e l’eccedenza viene gettata, alimentando il circolo vizioso e costoso dei rifiuti.
Dal campo alla tavola, va perduto il 57% delle calorie disponibili all’origine e questo spreco è direttamente proporzionale al reddito di un paese, come lo sono l’impatto ambientale e il consumo di risorse.
Nei paesi sviluppati, come l’Europa, le famiglie contribuiscono allo spreco globale per oltre un quarto del totale, mentre nei paesi non sviluppati le perdite sono concentrate piuttosto all’origine, sul versante della produzione e del trasporto.
Ora il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per stimolare l’adozione di misure che vadano nella direzione di ridurre gli sprechi (anche da parte dei singoli individui) del 50% entro il 2025. Le cause del fenomeno spreco alimentare, che tanto impatta sull’ambiente oltre che sui bilanci familiari e sociali, attengono alla coltivazione e al raccolto, altre derivano dalla trasformazione industriale e dalla distribuzione, per arrivare al consumo finale dei prodotti alimentari.
Il BCFN ha individuato sette raccomandazioni prioritarie per ridurre le dimensioni e gli impatti di tali sprechi, agendo su tutte le cause:
1. Definizioni e metrica comuni. Dare un significato univoco ai termini food losses e food waste e armonizzare a livello internazionale la raccolta dei dati statistici.
2. Capire le cause. Comprendere più nel dettaglio il perché degli sprechi alimentari nelle varie filiere agroalimentari e valutarne meglio gli impatti.
3. Ridurre per recuperare meno. Investire prima nella riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari e poi sul loro recupero.
4. (Ri)utilizzare. Avviare iniziative di recupero degli sprechi non ancora eliminati, attraverso la distribuzione a persone svantaggiate, l’impiego come mangime o, come ultima alternativa, per produrre bioenergia.
5. Una priorità politica. Governare la riduzione dello spreco a livello istituzionale, anche assicurando che l’adozione di standard non introduca perdite e sprechi ingiustificati lungo la filiera agroalimentare.
6. Cooperare per risparmiare. Sviluppare accordi di filiera tra agricoltori, produttori e distributori per una programmazione più corretta dell’offerta alimentare.
7. Informare per educare. Rendere il consumatore consapevole dello spreco e
insegnargli come rendere più sostenibili l’acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale del cibo.
(Andrea Segrè – Direttore Dip. Scienze e Tecnologie agro‐alimentari, Università di Bologna – Presidente di “Last Minute Market”, BCFN Advisor)
Alimentazione e ambiente: uno stile alimentare sostenibile è possibile
Dalla Doppia Piramide emerge che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente, sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo meno frequente, sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente. Emerge pertanto la coincidenza, in un unico modello, di due obiettivi diversi, ma altrettanto rilevanti: salute e tutela ambientale.
Fonte: BCFN. Lo spreco alimentare: cause, impatti e proposte
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