BAMBINI MIOPI: CONVIENE OPERARE?

Dotarsi di lenti artificiali o intervenire chirurgicamente sulla cornea? Per correggere problemi di rifrazione nell’occhio, che causano miopia, astigmatismo ed altri difetti della vista, previo consiglio medico, si possono percorrere entrambe le strade. Ma per i difetti oculari dei bambini ha senso l’opzione chirurgica? Il dibattito è acceso e ha preso piede anche nell’ultimo Congresso dei pediatri oftalmologi italiani. L’incontro ha annunciato il Congresso internazionale di oftalmologia pediatrica ed è stato introdotto a Milano da un lungo intervento di Michael O’Keefe del Children’s Hospital di Dublino, dal titolo inequivocabile: Refractive Surgery in Children, chirurgia refrattiva nei bambini.
La prospettiva chirurgica nei bambini affetti da miopia – un disturbo in crescita a tener conto dei dati presentati al congresso che in Usa fotografano un incremento dal 25 al 41% negli ultimi 30 anni – non è certo una prassi consolidata. «Non ritengo che vi sia evidenza sufficiente per proporre la chirurgia refrattiva nel bambino, nonostante alcuni studi ne suggeriscano la fattibilità» ha spiegato infatti Emilio Campos, direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università di Bologna, intervistato sull’argomento dal Corriere.it. «Agendo su un occhio in crescita non si ha la certezza che il trattamento risulti definitivo. Non solo, non si conoscono le possibili conseguenze sulla cornea di interventi attuati in pazienti che hanno un’aspettativa di vita di 80 anni. In generale penso che l’approccio migliore sia prescrivere occhiali fino a 12-13 anni, passare poi alle lenti a contatto e ricorrere alla chirurgia refrattiva dopo la stabilizzazione del quadro, di solito non prima dei 18 anni».
Esistono però alcune situazioni casi in cui la chirurgia refrattiva potrebbe essere utile. Ma si tratta di casi rari. «Per esempio in caso di miopie che differiscano nei due occhi per valori superiori alle 5 diottrie in soggetti in cui non vi sia possibilità di usare lenti a contatto per impedimenti fisici o psichici» ha detto Paolo Nucci, direttore della Clinica Oculistica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano «In questi casi la correzione con l’occhiale comporta una differenza di grandezza delle immagini nei due occhi che può risultare intollerabile».
**
