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BEACH SOCCER: IL CONNUBIO TRA SPORT E SABBIA

A cura di Daniele Cucchi

Il Beach Soccer, disciplina riconosciuta dalla FIFA, è nato in Brasile negli anni ’80, ed è attualmente praticato in oltre 75 paesi del mondo. Si pratica a piedi nudi su un campo di sabbia; ogni squadra comprende 5 giocatori (incluso il portiere), e sono possibili sostituzioni illimitate. La gara si gioca in 3 tempi da 12 minuti ciascuno con 3 minuti di intervallo tra una fase e l’altra.

Si tratta di una attività sportiva che apporta numerosi benefici, sia in termini fisici che psicologici, basti pensare al miglioramento del peso forma, della coordinazione e della funzionalità respiratoria, all’effetto anti ipertensivo, allo stimolo della mineralizzazione ossea e alla prevenzione dell’osteoporosi … Pertanto rappresenta un ottimo esercizio per il recupero da un infortunio e per il rinforzo della muscolatura delle gambe, riducendone al contempo lo stiramento.
D’altra parte per giocare sulla sabbia sono necessarie una buona preparazione tecnica e un’ottimale preparazione fisica, dal momento che lo sforzo è nettamente maggiore che sulle altre superfici di gioco. Inoltre, dal momento che le gare si tengono sotto il sole e ad alte temperature, il consumo di acqua e di minerali è elevato, per cui è necessario aumentarne l’assunzione assicurandosi di bere molto e di utilizzare bevande idrosaline, pena la perdita di forza e di resistenza e il più precoce affaticamento.
Infatti una carenza di acqua è mal tollerata dell’organismo, che riduce la propria capacità di prestazione atletica in base al grado di disidratazione: una perdita del 2% del volume dell’acqua totale corporea altera infatti la termoregolazione e influisce negativamente sull’efficienza e sulle capacità fisiche del soggetto, mentre una perdita del 5% comporta il rischio di crampi.
Perdite idriche maggiori compromettono l’omeostasi dell’organismo e risultano particolarmente pericolose fino a diventare addirittura rischiose per la vita (colpo di calore).
A questo proposito è bene ricordare che gli atleti necessitano di bere acqua possibilmente minerale, in quanto in grado di reintegrare meglio i sali persi con la sudorazione; meglio ancora se ricca di calcio, ione in grado di migliorare la trasmissione degli impulsi nervosi ai muscoli e di ridurre il rischio di fratture. L’acqua inoltre dovrebbe contenere una quota di bicarbonato che aiuti l’eliminazione dell’acido lattico e, rendendo il ph più alcalino, favorisca il deposito del calcio stesso nelle ossa. Anche il magnesio contribuisce a nutrire i muscoli durante l’attività fisica e, dopo l’allenamento, a rilassare il corpo e la mente, dal momento che permette all’organismo di utilizzare la serotonina, ormone del benessere.
Perfette per chi si allena sono le acque minerali con alto contenuto di calcio e magnesio (ad esempio: Sangemini, che contiene circa 330 mg/L di calcio e 18 mg di magnesio, San Pellegrino, con rispettivamente 174 mg/L e 51,4 mg).

Studi scientifici hanno poi dimostrato che praticare regolarmente calcio sulla spiaggia, con frequenza di almeno 2-3 volte/settimana, promuove i vari adattamenti cardiovascolari e muscolari dell’organismo, indipendentemente dall’età dell’atleta. Tuttavia la superficie sabbiosa differisce da quelle compatte, ad es. l’erba, per la presenza di gaps d’aria, che determinano la compressione e il dislocamento del piede durante la corsa; di conseguenza il piede scivola e si abbassa, andando a forzare i muscoli che devono ristabilire l’equilibrio di tutto il corpo. Oltre a ciò, anche la consistenza diversa del terreno di gioco e la sua instabilità contribuiscono a ridurre l’accelerazione sulla sabbia. La stessa sabbia però permette all’atleta di eseguire rapidi cambi di direzione, e di decelerare più rapidamente.
Questi aspetti sottolineano la possibilità di usare la sabbia nella fase di riabilitazione a seguito di infortunio, dal momento che l’atleta non raggiunge la massima velocità di training, ma si allena ad alta attività metabolica.
Inoltre, anche il massimo potere metabolico raggiunto durante l’esercizio sulla spiaggia correndo a velocità più basse risulta essere più elevato, e viene raggiunto più facilmente rispetto all’attività svolta sulle altre superfici di gioco. Tale aspetto può risultare utile durante le sessione di allenamento del periodo pre-agonistico, quando è richiesto un lavoro metabolico più elevato per preparare gli atleti alla miglior condizione fisica.
Da un punto di vista biochimico va poi sottolineato che negli atleti che praticano beach soccer si sono registrati valori particolarmente elevati di acido lattico, cosa rara per gli sportivi che praticano il calcio a 11.
Il lattato rappresenta l’indicatore fisiologico del contributo della glicolisi anaerobia durante l’esercizio fisico. Durante la prestazione sportiva l’acido lattico è prodotto ogni volta che la cellula muscolare non è in grado di ottemperare ai fabbisogni energetici nel tempo richiesto. L’eccesso di lattato conduce ad una condizione definita di acidosi metabolica, caratterizzata da stanchezza, sonnolenza, affaticamento muscolare e crampi, scarsa concentrazione, ecc.

Al fine di ridurre questi sintomi, l’atleta infatti dovrebbe dedicarsi al recupero attivo tra una ripetuta e l’altra, e soprattutto garantire l’apporto di magnesio e di acqua, come detto sopra. Va però sottolineato che nessun intervento nutrizionale e nessuna integrazione alimentare possono sostituire l’allenamento specifico atto ad aumentare la tolleranza lattacida.

Bibliografia

  1. P. Gaudino, C. Gaudino, G. Alberti, A.E. Minetti: Biomechanics and predicted energetics of sprinting on sand: Hints for soccer training – Journal of Science and Medicine in Sport 16 (2013) 271–275
  2. J. Brito, P. Krustrup, A. Rebelo: The influence of the playing surface on the exercise intensity of small-sided recreational soccer games – Human Movement Science 31 (2012) 946–956

 

Dottor Daniele Cucchi – Specialista in Medicina dello Sport
Medico Nazionale Italiana Beach Soccer
Mail: daniele.cucchi@virgilio.it

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