I dati del Sistema di Sorveglianza PASSI
R. Boggi, P. Abetti, M. Napoli, S. Zannini, G. Ravelli
Secondo i registri tumori, quasi 300.000 cittadini italiani vivono con una pregressa diagnosi di cancro colorettale, un tumore caratterizzato da un’elevata incidenza e una discreta sopravvivenza. Il tumore del colon-retto è infatti il più frequente nella popolazione generale (uomini e donne), escludendo i tumori della cute.
Dividendo i dati per sesso, risulta al terzo posto per incidenza negli uomini, dopo quelli della prostata e del polmone, e al secondo posto nelle donne, dopo quello della mammella.
Nell’anno 2010 Il tumore del colon retto ha fatto registrare in Italia circa 30.000 nuovi casi negli uomini e 19.000 nelle donne.
Il programma di screening organizzato rappresenta un efficace strumento per ridurre non solo la mortalità, ma anche l’incidenza della neoplasia colorettale. Gli esami di screening infatti sono in grado di diagnosticare più del 50% dei tumori negli stadi più precoci, quando maggiori sono le probabilità di guarigione.
Nella maggioranza dei casi il test utilizzato per lo screening colorettale, specificato dalle raccomandazioni europee, è il test per la ricerca di sangue occulto nelle feci (FOBT) rivolto alle persone tra i 50 e i 74 anni, con periodicità biennale; sono inoltre attivi sette programmi
in cui è in uso come test di primo livello la rettosigmoidoscopia (Regione Piemonte e Asl di Verona).
A partire dal 2005 i programmi di screening delle neoplasie del colon-retto sono stati avviati sul territorio nazionale: nel 2010 l’estensione effettiva dei programmi è salita al 51%: il miglioramento è attribuibile essenzialmente al Nord (78%) e al Centro (45%), mentre il Sud ha contribuito solo marginalmente (8%).
Nella ASL RM A il programma di screening colorettale è stato avviato nel 2010 con uno studio sperimentale su due quartieri e per il 2012 raggiungerà una estensione pari al 100%, coinvolgendo una popolazione di circa 160.000 persone, di cui 128.500 nella fascia di età 50-69 anni (fascia di età indagata dal Sistema di Sorveglianza PASSI).
Quante persone hanno eseguito un esame per la diagnosi precoce dei tumori colorettali in accordo alle linee guida?
Nella ASL RM A circa il 27% delle persone intervistate nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni ha riferito di aver effettuato un esame per la diagnosi precoce dei tumori colorettali, in accordo con le linee guida (sangue occulto ogni due anni o colonscopia ogni cinque anni).
L’11% ha riferito di aver eseguito la ricerca di sangue occulto negli ultimi due anni; l’adesione è risultata significativamente più elevata nelle persone senza difficoltà economiche. Il 19% ha riferito di aver effettuato una colonscopia a scopo preventivo negli ultimi cinque anni; l’adesione è risultata più elevata nella classe 60-69 anni.
Tra le ASL partecipanti al sistema PASSI a livello nazionale, circa il 28% delle persone di 50-69 anni ha riferito di aver effettuato la ricerca del sangue occulto e l’11% la colonscopia con un evidente gradiente territoriale.
Confronto su pool omogeneo nazionale
A livello nazionale*, considerando solo le ASL che hanno partecipato alla rilevazione continuativamente dal 2008 al 2011 (pool omogeneo nazionale) si può osservare un incremento statisticamente significativo della percentuale di persone che ha eseguito un esame per la diagnosi precoce dei tumori colorettali in accordo con le linee guida.
Qual è la periodicità di esecuzione degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colorettali?
Relativamente all’ultimo test eseguito per la ricerca di sangue occulto: il 5% ha riferito l’effettuazione nell’ultimo anno, il 5% da uno a due anni, il 9% da più di 2 anni. L’81% ha riferito di non aver mai eseguito un test per la ricerca di sangue occulto a scopo preventivo.
Relativamente all’ultima colonscopia eseguita: l’8% ha riferito l’effettuazione nell’ultimo anno, l’11% da uno a cinque anni, il 3% da cinque a dieci anni, il 2% da più di dieci anni. Il 76% ha riferito di non aver mai eseguito una colonscopia.
Quale promozione per l’effettuazione della ricerca del sangue occulto nelle feci (2010-2011)?
Nella ASL RM A:
Quale efficacia degli interventi di promozione della ricerca del sangue occulto nelle feci (2010-2011)?
Tra le ASL partecipanti al sistema PASSI a livello nazionale*, il 36% delle persone ha ricevuto la lettera della ASL, il 25% il consiglio dell’operatore sanitario e il 38% ha visto una campagna informativa.
Ha avuto un costo l’ultimo esame effettuato?
Perché non è stata effettuata la ricerca del sangue occulto nelle feci a scopo preventivo (2010-2011)?
Le principali motivazioni addotte da chi non ha mai effettuato un esame del sangue occulto nelle feci sono il pensare di non averne bisogno (24%), e aver già fatto una coloscopia o aver ricevuto il consiglio di farla (15%).
Tali motivi possono riflettere la mancanza di conoscenze sulla diagnosi precoce, la sottovalutazione del rischio di cancro colorettale e infine un’insufficiente opera di orientamento da parte degli operatori sanitari.
Conclusioni e raccomandazioni
Nella ASL RM A l’offerta dello screening del cancro del colon-retto è stata attivata nel 2010 con un progetto esteso a due quartieri. Il livello di estensione raggiunto nei primi dieci mesi del 2012 è pari a circa l’85% della popolazione target (dati forniti dal Coordinamento Aziendale Screening). Esiste tuttavia un ampio margine di migliorabilità: infatti circa il 73% delle persone nella fascia 50-69 anni non si è sottoposta alla ricerca del sangue occulto o ad una colonscopia a scopo preventivo nei tempi raccomandati (dati PASSI).
I dati di letteratura forniscono l’evidenza che offerte attive di prestazioni sanitarie migliorano l’accesso delle persone con svantaggi socioeconomici ai servizi di prevenzione.
La lettera di invito, in associazione al consiglio dell’operatore sanitario, si conferma lo strumento più efficace per favorire l’adesione della popolazione target.
Una fattiva collaborazione con i Medici di Medicina Generale permetterà di raggiungere in futuro buoni risultati nella prevenzione di questo tipo di tumore.
A cura del gruppo aziendale PASSI:
(ottobre 2012)
Dr. Roberto Boggi
Dr.ssa Paola Abetti
Inf. Massimo Napoli
Inf. Stefano Zannini
Inf. Giuliana Ravelli
Elaborazione statistico epidemiologica a cura del Dr. Roberto Boggi (Dip. Prev. / SISP / UOS Prevenzione Malattie Cronico Degenerative). L’elaborazione dei dati è stata possibile grazie al software epi-info© vers. 3.5.3 e ai *pgm file forniti da ASP Lazio/Istituto Superiore di Sanità.
Che cos’è il sistema di sorveglianza PASSI?
PASSI (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) è un sistema di sorveglianza della popolazione adulta. L’obiettivo è stimare
la frequenza e l’evoluzione dei fattori di rischio per la salute, legati ai comportamenti individuali, oltre alla diffusione delle misure di
prevenzione. Tutte le 21 Regioni o Province Autonome hanno aderito al progetto. Un campione di residenti di età compresa tra 18 e 69 anni viene estratto con metodo casuale dagli elenchi delle anagrafi sanitarie. Personale delle Asl, specificamente formato, effettua
interviste telefoniche (circa 25 al mese per Asl) con un questionario standardizzato. I dati vengono poi trasmessi in forma anonima via
internet e registrati in un archivio unico nazionale. A dicembre 2011, sono state caricate complessivamente oltre 170 mila interviste.
Per maggiori informazioni, visita il sito www.epicentro.iss.it/passi
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