Maurizio Lollobrigida
Il ruolo del pattinaggio sulle capacità condizionali, coordinative, psicologiche e sulle attività sociali.
Epidemiologia e Prevenzione degli infortuni nei Rollers Sport. Tre anni di studi ed osservazioni degli infortuni dei tesserati della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio. Probabili cause e prevenzione.
FIHP – Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio
L’Italia, è il paese dove il pattinaggio a rotelle assume una sua ben definita collocazione, sia in termini di organizzazione sportiva, sia per diffusione territoriale, sia per tradizione sportiva. L’Italia è, infatti, il paese dove esiste una consolidata e storica tradizione di pattinaggio.
L’Italia ha fatto scuola nel mondo, in termini di formazione degli allenatori ed in termini di prestigio sportivo. Ancora oggi è tra le migliori nazioni nei campionati ufficiali internazionali di pattinaggio velocità, artistico ed hockey, le principali discipline sportive praticate.
Anche in termini di movimento di fitness è ai vertici del panorama mondiale.
In Italia il pattinaggio è regolamentato dalla Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio (FIHP), fondata nel 1922 dal conte Alberto Bonacossa e riconosciuta dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.).
La FIHP, è membro della Federazione Internazionale Roller Sport (FIRS).
La FIHP è rappresentata territorialmente dai comitati periferici e attraverso le società sportive, i maestri e gli allenatori diffonde la pratica sportiva del PaR attraverso corsi di formazione sportiva.
La FIHP è responsabile della formazione dei maestri e degli allenatori attraverso il settore di formazione tecnica.
I tesserati della FIHP, a norma di legge, devono godono di una adeguata copertura assicurativa; tutti i tesserati della FIHP risultano, quindi, assicurati contro gli infortuni.
Le discipline sportive praticate in ambito FIHP sono: pattinaggio artistico, pattinaggio corsa, hockey pista, hockey inline, downhill, freestyle, skateboard, inline alpine.
L’indagine demografica della popolazione di pattinatori affiliati alla FIHP indica il numero complessivo di tesserati, suddiviso per disciplina sportiva praticata. Si definisce così un quadro completo di quanti sono i praticanti le singole specialità e la loro suddivisione in maschi e femmine.
Gli anni di riferimento sono quelli del quadriennio olimpico 2009-2012. L’attività di pattinaggio osservata è quella di formazione, di allenamento e di gara.
Possiamo avere la certezza dei dati raccolti per le motivazioni riportate: in Italia non è possibile praticare attività sportiva organizzata al di fuori di organizzazioni sportive riconosciute dal CONI.
Come già riportato è la FIHP che sovraintende a tutte le attività legate al Pattinaggio. Nel 2009 la FIHP ha stipulato una polizza assicurativa per atleti tecnici e dirigenti. In base alla legge italiana tutti gli iscritti ad un club sportivo devono avere una assicurazione obbligatoria. Questo fa si che ogni praticante il pattinaggio venga registrato presso il CONI e la compagnia assicuratrice.
In virtù di questa legge, ogni infortunio deve essere denunciato alla compagnia assicurativa; ne deriva una tutela giuridica ed economica per l’infortunato. Inoltre, viene creato automaticamente un data base degli infortuni, che deve essere conservato per diversi anni.
Grazie a questo data base si possono esaminare le casistiche, la tipologia di infortuni e le modalità in cui si sono verificati. Questo anche perché la dichiarazione di infortunio deve essere precisa e circostanziata, onde definire eventuali responsabilità civili e penali.
I dati raccolti sono stati organizzati e classificati in base alle diverse tipologie di infortunio, al sesso, alla regione del corpo interessata, alle modalità, alla frequenza.
I dati così organizzati e classificati sono stati comparati con le informazioni scientifiche e metodologiche attinenti alla pratica del Pattinaggio.
Da questa comparazione, grazie anche alle informazioni scientifiche individuate nella bibliografia internazionale, è stato possibile ipotizzare le probabili cause e sulla base di queste ipotesi identificare le eventuali contromisure.
Contromisure che dovranno essere portate a conoscenza degli allenatori e di quanti desiderano cominciare a pattinare in modo autonomo. Questo determinerà sicuramente una migliore prevenzione degli infortuni nel pattinaggio.
TOTALE TESSERATI FIHP
2009 = 24388
2010 = 23349
2011 = 24658
2012 = 24690
Tabella 1 – Numero Tesserati FIHP nel Quadriennio 2009 – 2012
La Fig. 2 mette a confronto, negli anni, il numero totale dei tesserati, le diverse specialità sportive praticate (Artistico, Corsa, Hockey, Hockey in line, Skateboard, Skiroll, Freestyle) e la suddivisione per sesso.
Dal 2009 al 2012 è stata elaborata una tabella pivot sugli infortuni, sulla base delle denuncie effettuate dagli interessati alla compagnia di assicurazione tramite la FIHP.
Le denuncie di infortuni sono distinte per disciplina sportiva, per tipologia di infortunio, per mese e anno, e se avvenuti in allenamento o in gara.
L’analisi di questi dati permette di comporre delle statistiche utili in modo specifico al tecnico di pattinaggio, ma anche agli operatori sportivi e sanitari che intendessero prendere in considerazione il pattinaggio a rotelle e consigliarlo come pratica sportiva.
I dati presi in esame vanno dal 2009 al 2013 e riportano un totale di 532 infortuni.
Il totale dei tesserati per gli anni presi in considerazione (gennaio 2009 – febbraio 2013) era di 97085 tesserati.
La percentuale dei tesserati FIHP infortunata su base quadriennale è quindi dello 0.54%.
Nel dettaglio i numeri relativi alla specialità praticata:
N. 244 infortuni nel pattinaggio artistico pari allo 0.25%
N. 172 infortuni nella corsa pari allo 0.18%
N. 57 infortuni nell’hockey in linea pari allo 0.06%
N. 47 infortuni nell’hockey pari allo 0.05%
N. 14 altre discipline (8 free style, e 6 skateboard), pari allo 0.001%
Il primo dato che si evidenzia è la percentuale più elevata di infortuni nel pattinaggio artistico, che precede di poco la corsa. Questo dato va messo in relazione con il numero di tesserati e con il sesso: nel pattinaggio artistico il numero dei tesserati è il maggiore in assoluto; la percentuale più elevata di tesserati è di sesso femminile e l’età media dei praticanti è significativamente inferiore rispetto alle altre discipline.
Rilevante il fatto che nell’hockey in linea, sport dove il contatto fisico è regolamentato (sport quindi ad alto impatto), il numero di infortuni è minimo.
Poco significativo il numero di infortuni del free style e dello skateboard, discipline da poco entrate nella FIHP.
In merito alla regione corporea interessata dagli infrotuni, si evidenzia:
Testa: N. 80 infortuni
Arti Superiori: N. 290 infortuni
Arti Inferiori: N. 119 infortuni
Spalla: N. 33 infortuni
Regione Toracico Addominale: N. 10 infortuni
I traumi diretti alla Testa sono di due tipi: 1) traumi di tipo contusivo al cranio; 2) lesioni mandibolo – mascellari, in prevalenza fratture della mandibola,
Gli infortuni della Spalla sono: lussazioni e/o frattura della clavicola.
Per gli Arti Superiori si può effettuare questa suddivisione:
Il maggior numero di fratture interessano la regione del polso e dell’avambraccio.
Per gli Arti Inferiori si può effettuare questa suddivisione:
Nell’arto inferiore la regione maggiormente interessata è la caviglia.
Dividendo gli infortuni su scala mensile, emerge una suddivisione non uniforme, evidenziandosi mesi con una più alta percentuale di infortuni. Questi dati, confrontati con l’andamento della stagione agonistica, con le informazioni ottenute da altre ricerche e utilizzando l’esperienza sul campo, forniscono utili considerazioni e indicazioni metodologiche atte a prevenire l’infortunio o l’intervento medico.
In conclusione possiamo affermare:
Le regioni corporee prevalentemente colpite sono gli arti superiori (polso) e gli arti inferiori (caviglia e gamba, in particolare tibia e perone).
Gli infortuni avvengono in numero maggiore durante gli allenamenti che durante le gare.
Risulta un numero maggiore di infortuni subiti dalle donne che dagli uomini.
Sia in gara che in allenamento il numero più elevato di infortuni riguarda gli arti superiori. La percentuale di infortuni a carico delle altre regioni corporee risulta maggiore sempre durante gli allenamenti.
Le percentuali di infortuni durante i 12 mesi dell’anno seguono un andamento discontinuo: i picchi di minor incidenza sono dicembre ed agosto; i periodi con maggior incidenza di infortuni risultano essere marzo – luglio e settembre – novembre.
I dati che emergono da questo studio statistico mettono in evidenza l’incidenza degli infortuni in tutti i tesserati alla FIHP.
Nel dettaglio, attraverso le denunce di infortunio pervenute alla compagnia assicuratrice, si possono analizzare le tipologie di infortuni, le regioni del corpo che vengono maggiormente coinvolte e le conseguenze degli infortuni stessi.
I dati emersi evidenziano uno 0.54% di infortunati su base quadriennale, sul totale degli affiliati FIHP.
Questo dato è inconfutabile e certi sono i dati che emergono dalle valutazioni statistiche effettuate e dai report dei reparti di Pronto Soccorso degli ospedali.
Come è, quindi possibile affermare che: “Il Pattinaggio a Rotelle è uno sport a basso rischio di infortuni e si posiziona tra gli sport più sicuri in assoluto”?
Per rendere vera questa affermazione occorre precisare che:
“La pratica del Pattinaggio a rotelle, inserita in un contesto metodologico e formativo e sotto la supervisione di tecnici esperti, è da considerarsi una pratica ludico sportiva con una bassa percentuale di rischio per la salute. Al contrario, una pratica autonoma svincolata da piani didattici propedeutici, trasforma il Pattinaggio a Rotelle in una pratica sportiva difficile da apprendere e pericolosa per l’elevata probabilità di cadere”.
Sulla base dei dati raccolti è possibile stilare delle Linee Guida per la pratica corretta del Pattinaggio a Rotelle, ma prima di definirle è necessario comprendere come queste verranno formulate, spostando la discussione su altre tematiche:
Per rispondere si deve indagare sull’eziologia, sull’epidemiologia e sulle cause degli infortuni.
Si definisce infortunio qualsiasi evento fisico traumatico che colpisce un individuo. In questa ricerca e nello sport del Pattinaggio a Rotelle, l’individuo è l’atleta e l’eziologia è il pattinaggio.
Gli infortuni hanno cause primarie o secondarie e in particolare nel Pattinaggio a Rotelle possono avere origine ACUTA o CRONICA, quindi essere conseguenza di OVERUSE funzionali.
Una conferma a questa affermazione la troviamo in uno studio del 2007 che analizza gli infortuni e i problemi medici degli atleti del pattinaggio artistico su ghiaccio (“Sport-specific injuries and medical problems of figure skaters.”).
Gli infortuni di origine acuta sono di origine traumatica, diretta o indiretta, accidentali o provocati; gli infortuni cronici derivano principalmente dall’attività sportiva che l’atleta compie quotidianamente nei suoi allenamenti. Possono essere conseguenza di una sommatoria di microtraumi, in gran parte trascurati, che eccedono le capacità di adattamento e riparazione dei tessuti sui quali agiscono. Le conseguenze del trascurare questi sintomi iniziali, o il non saperli riconoscere in quanto tali, porta al generarsi di macro traumi, a problemi di origine medica o a semplici e momentanee perturbazioni motorie che possono portare ad un infortunio, anche in una singola seduta di allenamento, che solo all’apparenza può sembrare casuale.
Dall’analisi di alcune ricerche scientifiche e dall’analisi dei valori biomeccanici e delle valutazioni funzionali del carico allenante, si può ipotizzare che nel caso del Pattinaggio a Rotelle la causa principale degli infortuni sia conseguenza della specificità dell’attrezzo.
In effetti, il Pattinaggio ed il Pattinaggio a rotelle hanno effetti sulle strutture motorie, propriocettive e cerebrali, che potrebbero avere conseguenze sul controllo motorio durante il pattinare stesso.
Queste perturbazioni motorie potrebbero causare la caduta e quindi un probabile evento traumatico.
La “caduta” è la principale causa dell’infortunio nel Pattinaggio a Rotelle.
Le questione è: “Le cadute accidentali, hanno una causa remota? Possono essere prevenute? Quali strategie si possono adottare per evitarle?”.
Le risposte a queste domande sembrano difficili ma, indagando sulle caratteristica meccaniche del Pattinaggio e valutando gli effetti che la pratica del Pattinaggio comporta, si possono dare risposte certe a queste domande.
Sulla base di evidenze scientifiche si può dimostrare che diverse cause di infortuni, anche se sembrano di origine fortuita, possono essere la conseguenza di una pratica allenante o metodologica che tende a influenzare la sensibilità nella guida del pattino ed il controllo motorio dell’atleta. Questo porta ad una conseguente maggiore insensibilità ed instabilità, a volte non avvertita dall’atleta, che può causare una eventuale caduta traumatica.
Gli infortuni che a volte sembrano di origine acuta, all’insaputa dell’allenatore o del praticante, possono essere causati anche da sovraccarichi funzionali e di allenamento, anche temporanei, che l’atleta subisce in una singola seduta di allenamento, o dal loro sommarsi nei micro cicli di allenamento, o dausati da sedute di allenamento troppo intense e ravvicinate nei tempi.
Tralasciamo tutti quegli infortuni che avvengono principalmente in gara e la cui causa principale è il contatto fisico, o una condizione tecnica della pista, ad esempio una mancanza di grip nella tenuta delle curve. Tutti fattori che possono provocare accidentali cadute singole o di gruppo.
Dai dati in possesso è possibile, quindi, affermare che gli infortuni nel Pattinaggio a Rotelle accadono con modalità prevedibili e possono essere prevenuti.
Principale cause di infortunio:
– LA CADUTA: deriva dalla perdita di equilibrio durante la pattinata.
Nel pattinaggio artistico sono principalmente conseguenza dell’esecuzione di esercizi, tipo salti e trottole, o nelle fasi di atterraggio o finali dell’esercizio.
Nel pattinaggio fitness, nel pattinaggio in line, o nel pattinaggio corsa sono conseguenza di scarso controllo motorio, in particolare della parte superiore del corpo, che non segue la maggiore velocità del centro di gravità del corpo, per una maggiore velocità degli arti inferiori, data dalla “calzata” dei pattini.
Analizzando la biomeccanica, valutando quali tipi di forza viene impiegata dall’atleta nelle esercitazioni di salti, negli arresti e nei cambi di direzione ed il conseguente carico funzionale al quale si sottopone la muscolatura del pattinatore, si può ipotizzare che le cadute possano essere provocate da stress meccanico-muscolari che eccedono la capacità di carico del pattinatore.
I dati ci indicano che è proprio il maggior carico funzionale al quale il pattinatore è sottoposto in allenamento, la causa principale delle cadute.
La conferma viene data dall’aumento dei numeri degli infortuni in determinati periodi dell’anno: questi aumentano in prossimità delle gare, conseguenza di allenamenti più intensi, e aumentano nei periodi di ripresa degli allenamenti, quando anziché riprendere gradualmente il carico funzionale di allenamento, si tende a eccedere nell’attività. Il tutto viene peggiorato quando si tratta di soggetti giovani e di sesso femminile.
Analizziamo la fonte di questi stress meccanico muscolari legati alla pattinata ed agli esercizi di allenamento:
1) Nel pattinaggio artistico, elementi fondamentali per i component tecnici sono i salti e le trottole
2) Nel pattinaggio corsa le continue accelerazioni e decelerazioni nelle curve, la posizione sitting, i continui cambi di posizione, tutto svolto ad elevate velocità
3) Nell’hockey, troviamo le accelerazioni, gli arresti, i cambi di ritmo e di direzione, le curve, tutto amplificato dalla velocità e dal controllo della mazza da hockey
La Forza Reattiva è la principale componente di forza richiesta per l’esecuzione dei salti e dei gesti motori sopra menzionati: è quindi una componente rilevante nel Pattinaggio.
Il ciclo stiramento-accorciamento è tipico delle fasi dei pre-salti, dei cambi di direzione o delle fasi di entrata in curva, dove partendo da elevate velocità si rallenta bruscamente e si deve ri-accelerare velocemente.
La Forza Reattiva costa un dispendio energetico elevato, porta ad un precoce esaurimento e procura microlesioni alle fibre muscolari. Questa componente di forza agisce in modo particolarmente intenso nelle donne, negli atleti giovani, e negli atleti scarsamente allenati.
La potenza richiesta per controllare un atterraggio dipende dall’altezza del salto, dal peso corporeo dell’atleta e dal fatto che l’atterraggio venga eseguito assorbendo l’urto con le articolazioni piegate ma comunque in tensione. Test in proposito hanno rilevato che gli atleti per assorbire l’urto nell’atterraggio adoperano una forza di resistenza equivalente a tre – quattro volte il loro peso corporeo.
Se l’atterraggio avviene a gambe e legamenti rigidi, come spesso accade negli atleti giovani, allora questa forza aumenta fino a sei – otto volte il peso corporeo. Un atleta del peso di 60 kg utilizza quindi da 180 a 240 kg per assorbire l’urto dell’atterraggio. Lo stesso atleta se atterrasse a gambe rigide impiegherebbe tra i 360 e 480 kg.
Quando gli atleti atterrano soltanto su una sola gamba, come nei salti del pattinaggio artistico, la forza presente al momento dell’atterraggio equivale a tre – quattro volte il peso del corpo nel caso in cui si assorbe l’urto e aumenta da cinque a sei sette volte quando viene eseguito a gambe rigide.
Non diversa è la situazione nel pattinaggio corsa, dove alla posizione sitting del pattinatore, posizione che blocca l’afflusso del sangue ai muscoli, si associa l’azione combinata con la spinta laterale, che arriva a tre – quattro volte il peso del corpo, alle quali si aggiungono le tensioni di Forza Reattiva, generate dal contrastare la forza centrifuga delle curve. La Forza Reattiva impiegata nelle fasi di ri – accelerazione diventa di 2 – 2,5 G.
Infine, nell’hockey si aggiungono le sollecitazioni eccentriche di bruschi cambi di direzione ed arresti necessari per le fasi di gioco.
In tutti questi casi un corretto allenamento della forza contribuisce a migliorare la capacità di atterraggio, di arresto, di spinta, di equilibrio e rappresenta una prevenzione ed un allenamento migliore, più veloce e più efficace di altri sistemi atti a sviluppare abilità specifiche. L’allenamento per un corretto atterraggio tramite un training specifico per la potenza aiuta a creare una tensione molto più alta nei muscoli delle gambe di quanto non avvenga con un esercizio svolto senza carichi, con il solo peso corporeo.
Una maggiore tensione nei muscoli equivale ad un miglioramento della capacità di atterraggio, di spinta, di equilibrio, di arresto ed accelerazione improvvisa. Per di più, un allenamento eccentrico, permette agli atleti di disporre di una riserva di forza più grande di quella richiesta per un atterraggio corretto ed equilibrato.
Più alta è la riserva di forza e più semplice diventa il controllo dell’atterraggio per l’atleta: di conseguenza l’atterraggio è più sicuro (T. Bompa).
Le trottole, poco meno le curve, con le rotazioni sull’asse longitudinale del corpo e l’azione della forca centrifuga, portano a degli adattamenti dell’organo vestibolare, questi adattamenti non sono permanenti, ma rispondono alle sollecitazioni degli allenamenti stessi. Se non costantemente allenati perdono il loro grado di adattamento acquisito.
L’ipotesi critica è che nelle fasi di ripresa degli allenamenti, dopo i periodi di vacanza, se non viene considerato il fattore di riadattamento vestibolare, le trottole eseguite possono portare a perdite di equilibrio ed a inevitabili cadute.
Per la pratica del pattinaggio, nelle diverse discipline sportive vengono utilizzate tipologie di scarpe che sono funzionali all’attività che viene praticata. Purtroppo questa non coincide con la mobilità dell’Arto Inferiore, in particolare dell’articolazione tibio -tarsica e del ginocchio. Le scarpe utilizzate nel Pattinaggio a Rotelle di fatto impediscono una completa flessione della gamba sul piede e questa limitazione agisce di conseguenza sull’articolazione del ginocchio, di fatto limitandone il piegamento e l’azione di compensazione nelle fase conclusive dei salti, o condizionandone l’angolo di spinta.
Questo crea un aumento della tensione muscolare a livello dell’articolazione del ginocchio, che dovrà sopportare un aumento del carico funzionale derivante dalla limitazione della flessione plantare della caviglia. Anche le scarpe dei pattini da fitness, realizzati per creare una maggiore stabilità della caviglia in senso trasversale, fattore propedeutico per un facile apprendimento, limitano notevolmente questa flessione plantare della caviglia stessa.
Alcuni studi individuano proprio nella tipologia della scarpa una fonte di causa di evento lesivo diretto o indiretto. Un trauma diretto da flessione laterale contro il bordo degli scarponcini alti e rigidi o un trauma indiretto per torsione, con la caviglia bloccata nella scarpa, creano una situazione che porta alla distorsione o alla frattura.
Proprio per questo motivo le maggiori aziende stanno provvedendo alla sostituzione delle calzature standard con calzature semirigide, che nella parte alta sono simili alle scarpe da basket.
Il seguente studio individua proprio nella tipologia della scarpa un fattore di rischio: BIOMECHANICS OF STOP-JUMP LANDING AND IN-LINE SKATING JUMP LANDING.
Questo studio ha confrontato le caratteristiche dell’atterraggio tra un salto in alto effettuato con e senza i pattini ai piedi. Per mantenere la postura stabile durante l’atterraggio ed evitare cadute, i soggetti hanno adottato degli adattamenti minori riguardo la cinematica degli arti inferiori e gli scarponcini dei pattini hanno svolto il ruolo di assorbimento di energia nelle condizioni di salto con i pattini in linea.
Tuttavia, nonostante la chiusura dell’angolo al ginocchio sia stata minore, la velocità di attivazione degli hamstring risulta simile e l’attivazione del quadricipite maggiore, questo potrebbe comportare un rischio più alto di lesioni al legamento crociato anteriore (ACL). Il tutto è dovuto al movimento della caviglia che è limitata dagli stivali da pattinaggio ed è possibile quindi un aumento del rischio di infortuni dell’arto inferiore.
Seppur non siano noti casi di infortuni al ACL nel pattinaggio, il vincolo creato dall’uso di una scarpa che limita l’articolazione della caviglia ed il conseguente aumento di tensione a livello del muscolo quadricipite, se non compensato da un adeguato allenamento o da adeguati recuperi, porta ad affaticamento precoce.
Uno studio elaborato su atleti di pattinaggio artistico riguardo le lesioni degli arti inferiori, determinatisi nelle fasi di atterraggio dei salti, individua nella scarsa flessione dell’angolo della caviglia la causa dell’infortunio.
Questa è la conseguenza dell’uso dello scarponcino, che causa, a sua volta, una rigidità di ammortizzazione dell’impatto nel toccare il suolo dopo il salto. Questa diminuzione dell’ammortizzazione dell’atterraggio è maggiore nei bambini, nelle donne, nei soggetti meno allenati, o in atleti in stress fisico. Una adeguata attività di recupero, una adeguata progressività nella costruzione dell’esercizio, un adeguato allenamento compensativo, sicuramente fanno ottenere la giusta prevenzione.
Queste due ricerche confermano che una probabile causa degli infortuni che avvengono in allenamento sia da imputare ad un maggiore affaticamento neuro-muscolare, che porta ad un minor controllo motorio specie nelle fasi di equilibrio instabile.
Una fattore sottovalutato, ma ben conosciuto da chi pattina, sono le vibrazioni. Il pattino, le ruote e le piste sono costruiti per limitare queste aspetto. Un apposito studio individua proprio nell’effetto delle vibrazioni una complicazione neuro-muscolare ed una conseguente possibile instabilità motoria. Lo studio del PhD Thompson ha lo scopo di individuare “Effects of vibration in inline skating on the Hoffmann reflex, force, and proprioception”. In virtù di quanto emerge dalla ricerca, le vibrazioni durante il pattinaggio hanno effetti inibitori sul riflesso di Hofmann, o riflesso H. Il pattinare è un gesto che avviene su superfici più o meno lisce, ma che comunque trasmettono delle vibrazioni al corpo del pattinatore.
Il riflesso di Hoffmann, o riflesso H, rappresenta la risposta della via motoria secondaria a stimolazione elettrica di piccola intensità delle fibre afferenti di un nervo periferico. Il riflesso H è ritenuto ad oggi il miglior indicatore per misurare l’integrità delle vie nervose in studi riguardanti la plasticità neurale e l’integrazione sensorio-motoria del sistema nervoso centrale in condizioni sia fisiologiche che patologiche.
Il riflesso di Hoffmann viene spesso utilizzato, misurandolo sul muscolo soleo (che è costituito per la maggior parte da unità motorie lente), per la valutazione di patologie che coinvolgono la spasticità.
In clinica è già utilizzato come esame di routine nella diagnosi di patologie che coinvolgono il sistema nervoso periferico, per determinare il livello di compromissione dei motoneuroni alfa.
L’obiettivo della ricerca è stato quello di esaminare gli effetti delle vibrazioni indotte dal pattinaggio in linea sul riflesso H e gli effetti sulla massima forza isometrica volontaria (MVC) e sulla capacità di propriocezione della caviglia.
Gli accelerometri sono stati usati per misurare frequenze e ampiezze delle vibrazioni incontrate a livello di skate e sul terzo medio della tibia. Il riflesso H misurato al muscolo soleo è stato registrato prima e dopo aver pattinato per 30 minuti. Sono state eseguite contrazioni massimali in flessione della volta plantare.
Un test di posizione-matching alla caviglia è stato effettuato per misurare la propriocezione alla caviglia. Una scala di Borg modificata è stato utilizzata per valutare l’intorpidimento delle gambe e la stanchezza durante il pattinaggio in linea.
I risultati dimostrano una chiara inibizione (circa il 35%) del riflesso H dopo il pattinaggio che persiste per circa 35 minuti. Un calo del 10% della MVC della flessione plantare è stato osservato dopo il pattinaggio in linea. La propriocezione della caviglia dei soggetti osservati è diminuita dopo l’attività di pattinaggio, con conseguenti errori di riproduzione due volte più elevati rispetto alla fase precedente il pattinaggio.
Le vibrazioni incontrate durante il pattinaggio in linea comportato modifiche delle funzioni neuromotorie legate alle vie afferenti primari dei fusi neuromuscolari. Questi cambiamenti possono parzialmente essere spiegati con l’inibizione presinaptica; tuttavia, un meccanismo più plausibile può essere una diminuzione della trasmissione afferente Ia indotto dalla vibrazione.
Le considerazioni sul riflesso H non vanno trascurate nelle fasi di allenamento. Gli effetti delle attività di Pattinaggio, al contrario, potrebbero avere risvolti positivi in soggetti affetti da rigidità o spasticità muscolare. A questo proposito, diversi studi hanno messo in evidenza come nei bambini affetti da Cerebral palsy (CP) l’attività muscolare negli arti inferiori segua un pattern non fisiologico sia durante il cammino che durante la pedalata e sia contraddistinta da co-contrazione di flessori ed estensori in particolar modo della caviglia e da una sequenza di attivazione dei muscoli da prossimale a distale (hamstrings/muscoli del quadricipite si attivano prima di gastrocnemio/tibiale anteriore).
Queste alterazioni combinate a debolezza muscolare e ad un controllo motorio alterato, sono probabilmente responsabili delle grandi difficoltà incontrate da questi bambini in vari compiti motori (36).
Ed a tal proposito, vedremo successivamente come la pratica del Pattinaggio produca effetti positivi in bambini affetti da Cerebral palsy (CP).
Il test sul riflesso H viene utilizzato per diagnosticare situazioni patologiche del sistema nervoso periferico, e per valutare il tempo di risposta motoria a uno stimolo meccanico.
Il tempo di risposta a questo stimolo indica quanto efficienti sono i riflessi monosinaptici. Riflessi, che intervengono nel controllo del movimento corporeo. Alterazioni anomale del tempo di risposta si possono associare a patologie o disordini neurologici. Ne risulta che il Riflesso H sia considerato il miglior indicatore, non invasivo, dell’integrità del sistema senso motorio.
Il riflesso H viene prevalentemente studiato al muscolo soleo, perchè risulta più omogeneo, è prevalentemente composto da grosse fibre muscolari lente, e perchè è coinvolto in patologie relative alla spasticità.
Nelle diagnosi cliniche il riflesso di Hoffmann è un test che indica eventuali problematiche sul sistema nervoso periferico. Ad esempio, stimolando il nervo tibiale, un aumento del tempo di risposta starebbe ad indicare radiculopatie a livello della prima vertebra sacrale.
Uno studio non pubblicato, Premio CONI nel 1985, del dott. M. Lollobrigida,che analizzava la postura di 350 pattinatori partecipanti al campionato italiano indoor del 1984, fotografati in proiezione laterale, frontale e dorsale, ha fatto emergere una patologia della colonna vertebrale. Dalle interviste emerge che la quasi totalità degli atleti soffriva o aveva sofferto di dolori dorsali e lombosacrale.
Le analisi delle immagini in proiezione laterale, fanno emergere una postura con prevalenza di iperlordosi lombare, non compensata dalla cifosi dorsale. La proiezione dorsale ci indica una leggera prevalenza di rotazione del bacino verso sx, con la spina iliaca dx leggermente interiorizzata e sollevata, che porta ad un atteggiamento scoliotico. Probabilmente questo è dovuto ad una maggiore influenza delle curve, effettuate prevalentemente in senso antiorario.
Dal testo di fisiologia articolare del Kapandij, si deduce che il carico interdiscale tra L5 ed S1, per la posizione flessa del busto in avantice in associazione ad una rotazione della colonna, generava un aumento della pressione interdiscale. Inoltre la prevalenza della muscolatura glutea e della muscolatura flessoria della coscia, non compensate da una muscolatura addominale di contenimento o di rinforzo, amplificavano la curva lombare e il sovraccarico nella muscolatura lombosacrale.
Si concludeva quindi che una attività di compensazione era indicata a prevenire questa sintomatologia dolorosa talvolta invalidante per l’atleta.
Il low back pain è una sintomatologia dolorosa specifica nei pattinatori e procura situazioni a volte invalidanti, che possono portare anche ad un abbandono della carriera sportiva.
Questa sintomatologia dolorosa sacroiliaca per il Pattinaggio in linea di velocità, dove i salti non intervengono nella prestazione, non è di origine traumatica, ma generata da un disturbo muscolo-schetrico. Uno studio del 2012 conferma quanto già evidenziato, ossia che il dolore non ha origine traumatica, procura disagio nella regione lombo-sacrale ed è comunemente riscontrato in speedskaters livello elite.
Nella grande maggioranza dei partecipanti, l’articolazione Sacro Iliaca, il cui lato sinistro è coinvolto in quasi il 90% dei casi, sembra essere all’origine del dolore. Si ipotizza, anche in questa ricerca, che questo può essere associato con un aumento di carico su questa gamba quando si efettuano le curve.
Il Pattinaggio Artistico è uno sport che continua ad evolversi e progredire con gli atleti che partecipano a movimenti sempre più difficili e programmi di allenamento sempre più rigorosi. I problemi più comuni nel pattinaggio artistico sono lesioni muscolo-scheletriche, acute e croniche, generate da uso eccessivo e che si verificano soprattutto nel piede, caviglia, ginocchio, gamba, anca e in particolare nella zona lombosacrale della schiena.
I pattinatori di figura hanno anche maggiori probabilità di avere problemi di salute specifici, come broncospasmo indotto da esercizio fisico, e disturbi alimentari. I medici di base sono in grado di contribuire alla loro salute attraverso la conoscenza delle caratteristiche del pattinaggio e la conoscenza del paziente – atleta, per il riconoscimento e il trattamento appropriato delle lesioni acute e la prevenzione delle lesioni croniche e di altri problemi di salute.
La sintomatologia dolorosa della regione lombosacrale può essere causata dagli sforzi della muscolatura, da dolori di compenso, da infortuni della cresta iliaca posteriore, da spondilolisi o da spondilolistesi. Questi dolori possono essere provocati anche dalla rigidità della scarpa del pattino.
Inoltre, nel pattinatore si assiste ad un atteggiamento iperlodotico di compenso (che nel tempo può causare sintomatologia dolorosa), generato dal movimento e dalla posizione che il pattinatore, in particolare quello di artistico, assume durante la pattinata. Il movimento in flessione del ginocchio e dell’anca in avanti, portano il bacino ad anteriorizzarsi, di conseguenza per mantenere l’equilibrio serve una estensione di compenso della schiena. Questo genera un conseguente atteggiamento di iperlordosi.
Altra causa della disfunzione del punto sacroiliaco è il ripetersi unilaterale del carico e delle forze trasversali, e gli atterraggi sbagliati. Anche in questo caso sono indicati trattamenti preventivi che portano ad un rafforzamento della muscolatura del core e ad esercizi di terapia fisica per scaricare le tensioni accumulate.
La maggior diffusione di infortuni in soggetti giovani, fa ipotizzare che i giovani atleti utilizzino scarpe molto rigide e più economiche. Visti i maggiori casi di infortuni in soggetti giovani, un fattore da tenere in considerazione dovrebbe essere l’uso di scarpe di adeguata manifattura.
Si è potuto constatare che il Pattinaggio a Rotelle presenta un basso tasso di infortuni quando praticato sotto la supervisione di tecnici esperti, appositamente formati ed istruiti da un organismo sportivo che ha come base l’attività di coaching.
D’altro canto è innegabile che il Pattinaggio a Rotelle presenta delle caratteristiche che possono creare situazioni rischiose e pericolose per l’incolumità del praticante inesperto e autodidatta.
La conoscenza delle caratteristiche peculiari del Pattinaggio e la valutazione del carico interno al quale è sottoposto il pattinatore, servono a fornire delle utili indicazioni di prevenzione.
Si è evidenziato che è la “caduta“ la causa della quasi totalità degli infortuni accorsi. Le “cadute” possono a loro volta essere prevenute e anche ridotte di numero.
Le cause possono essere:
– Perturbazioni della sensibilità della muscolatura propriocettiva della gamba, effetto dovuto alle sollecitazioni vibratorie sul riflesso H
– Le rotazioni e le curve, che creano perturbazioni, ma anche degli adattamenti reversibili nell’organo vestibolare
– La maggiore rigidità della scarpa, che crea un vincolo nella flessione plantare del piede e questo causa limitazioni in tutta la mobilità dell’arto inferiore, con incidenza anche sull’articolazione dell’anca
– I salti, in particolare gli atterraggi che non vengono adeguatamente attenuati da una ammortizzazione dell’articolazione del ginocchio. Fattore che viene reso ancor più complesso dalla rigidità della scarpa
– L’elevata componente di Forza Reattiva ed Eccentrica che interviene nella prestazione sportiva
– Il carico sulla muscolatura lombo sacrale, che se non adeguatamente allenata porta ad affaticamento precoce e ad atteggiamenti compensativi non corretti, che oltre a pregiudicare la tecnica del gesto portano alla perdita dell’equilibrio ed ad una probabile caduta.
Queste possono considerarsi le cause principali delle cadute dai pattini.
Analizzando l’andamento annuale degli infortuni e la maggior prevalenza durante le sessioni di allenamento si può dedurre che:
– La maggior percentuale di infortuni accorsi in allenamento fa ipotizzare che, nelle fasi di allenamento si è portati a rischiare di più. Inoltre, gli allenamenti diventano più intensi e lunghi nei mesi precedenti le competizioni
– Le singole fasi di allenamento durano fino a 20 volte di più di una singola sessione di gara. Le gare di pattinaggio artistico durano 6/8 minuti, mentre gli allenamenti possono durare da un minimo di 60 minuti ad un massimo che è in linea con il livello di qualificazione degli atleti e comunque non inferiore alle 3 ore; questa considerazione spesso è valida anche per gli atleti più giovani
– Le riprese degli allenamenti nei mesi post vacanza potrebbero non essere graduali, e questo è testimoniato dall’aumento del numero degli infortuni
– I fattori di cui sopra sono amplificati inevitabilmente dal sesso e dall’età dei praticanti il Pattinaggio
– Il periodo agonistico coincide con i mesi estivi e con il caldo gli effetti dell’affaticamento tendono ad amplificarsi; inoltre le piste, proprio per il caldo, tendono a essere più scivolose e questo porta a rendere più complessa la pattinata.
Si può benissimo constatare che non è la pratica del Pattinaggio a Rotelle che lo rende rischioso o meno. Il fattore che limita o amplifica la possibilità di infortunarsi è la conduzione dell’allenamento e l’attenzione ai fattori predisponenti.
Probabilmente, gli allenatori, con la loro esperienza pratica hanno già intuito quelli che sono i maggiori rischi e già adottano le dovute contromisure. Ad esempio, contrariamente a quanto si pensa, per rendere sicuri e più efficaci i salti non serve solo allenarsi sulla fase di stacco dal suolo, ma serve allenarsi sull’atterraggio, per renderlo controllato e bilanciato (e questo in particolare neli settori giovanili). Un poco come avviene nella didattica del salto in alto nell’atletica, dove si comincia con la fase di atterraggio.
La conoscenza di questi fattori predisponenti, oltre a rendere l’allenamento più efficace permette di prevenire/diminuire il numero di incidenti e la loro gravità e fa si che l’infortunio non diventi una causa di abbandono del Pattinaggio a Rotelle.
E’ possibile ora enunciare quelle che sono le linee guida per una corretta e sicura pratica del Pattinaggio a Rotelle.
Le indicazioni seguenti dovrebbero essere fatte proprie dalle autorità competenti e rese disponibili a chiunque desideri incominciare a Pattinare.
Il pattino è sempre un mezzo di trasporto e come tale, anche se la legislazione dei diversi stati è differente, deve essere inteso prioritariamente in questo modo.
Occorre ricordare che il Pattino è un mezzo di locomozione e di trasporto e che come tale deve rispettare le leggi ed i regolamenti del codice civile e del codice della strada.
Il rispetto di queste linee guida permette di praticare lo sport del pattinaggio a rotelle senza rischi e beneficiando solo ed esclusivamente dei vantaggi che tale pratica comporta.
In questo studio non sono state contemplate le condizioni di sicurezza dell’ambiente esterno, che è di fondamentale importanza, ma solo le condizioni relative all’individuo che pattina. Per questo argomento si rimanda agli studi sull’impiantistica sportiva ed alla sicurezza degli ambienti di lavoro e di sport, dettate dalle leggi dello stato e dai regolamenti sportivi.
Si rimanda infine alla Traumatologia dello sport per tutti gli argomenti che non sono stati trattati nel presente studio, ma che devono necessariamente essere a conoscenza degli allenatori e maestri di pattinaggio.
FINE SECONDA PARTE
a- Federico Formenti, Alberto E. Minetti: Human locomotion on ice: the evolution of ice-skating energetics through history – Journal of Experimental Biology 2007 210: 1825-1833; doi: 10.1242/jeb.002162
b- http://www.skatingaheadofthecurve.com/TheEvolutionOfTheSkate.html
c- http://www.skatehereford.co.uk/history.php
d- https://en.wikipedia.org/wiki/Roller_skating
e- https://en.wikipedia.org/wiki/Ice_skating
Maurizio Lollobrigida
Tecnico Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio
Dottorato di Ricerca in “Sport and Nutrition Sciences”
Università Telematica San Raffaele – Roma
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