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FISIOTERAPIA? “NON È PER TUTTI”

di Maria Gullo

Nuova polemica per le categorie sanitarie non mediche: pomo della discordia una recente norma che stabilisce l’equipollenza tra i fisioterapisti e i laureati in Scienze motorie ‑ definiti nel decreto del 1998, che istituiva lo specifico corso di laurea, professione non sanitaria ‑ previa una sorta di tirocinio su paziente ancora da decidere. “Fallito per ora il tentativo di correggere la norma grazie a un emendamento del governo”, specifica Vincenzo Manigrasso, presidente dell’Associazione Fisioterapisti (Aifi), “aspettiamo la prossima legislatura ma sostanzialmente la norma è delegittimata, è anticostituzionale: ogni corso di laurea porta alla formazione di una figura professionale diversa dalle altre e un semplice corso non sostituisce anni di studi”. Secondo i fisioterapisti, la legge incrementerà i rischi per la sicurezza dei cittadini, già compromessa dall’abusivismo dilagante. Che sia diversa la formazione tra le due professioni lo dimostrerebbe il fatto che nell’eventuale passaggio da Scienze motorie a Fisioterapia i crediti riconosciuti sono ben pochi.
Si tratterebbe dì occuparsi, senza preparazione. tra l’altro di malati di Parkinson, Alzheimer. “Anche nei controlli delle strutture pubbliche o accreditate sulle qualifiche si creano spesso dei buchi, figuriamoci nel privato, specie al centro‑sud. Più volte abbiamo segnalato ai Nas che laureati in Scienze motorie si occupavano di riabilitazione magari per patologie neurologiche cui non sono preposti: possono solo occuparsi dell’organismo sano”.
Intanto arriverà a breve il decalogo antiabusivismo elaborato da Aifi e Tdm. Il Tdm ha denunciato che negli ultimi anni si sono triplicati i reclami per disservizi e scarsa professionalità proprio nella riabilitazione e prevenzione della disabilità. Maggior controllo formale sulla qualità e sugli aspetti deontologici verrà anche dalla istituzione dell’Ordine Professionale, che il governo ha delega di istituire già dal 24 gennaio. il fisioterapista “generalista” è pronto a fine triennio, quando già possiede, precisa l’Aifi “gli strumenti per la valutazione delle patologie e le competenze per strutturare specifici percorsi terapeutici, affrontando tutte le patologie e i campi, dal neurologico, all’ortopedico, al viscerale, al cardiocircolatorio”. Poi con master ed Ecm ci si specializza, in pediatria piuttosto che in terapia manuale, fatto salvo che la specializzazione universitaria biennale è più orientata al management.
“Continueremo la nostra protesta, ricorreremo agli organismi europei, ma”, assicurano, “senza fame pagare lo scotto ai cittadini”.

Associazione Laureati in Scienze Motorie (Anlism): “In sanità. Da sempre”

“LA NUOVA norma offre la possibilità di riavere il titolo, negatoci nel ’98, di operatori sanitari quali siamo da sempre”, controbatte Giuseppe Santoro, presidente dell’Associazione Laureati in Scienze motorie (Anlism), “regalato” invece nel ’94 ai fisioterapisti nonostante l’assenza di una tradizione formativa come la nostra. Gli interventi di prevenzione, funzione e riabilitazione delle aree della motricità, citati dalle leggi come loro competenze sono di piena competenza anche dei laureati in Scienze Motorie che studiano il movimento, le patologie correlate e gli specifici protocolli per la riabilitazione di funzioni motorie perse. Il vero abuso è quello di fare diagnosi! Però anche tra i presidi di facoltà di Scienze Motorie, c’è chi si dichiara contrario. La replica: “Nel decreto sono previsti training specifici per ottenere l’equipollenza”.

(2 marzo 2006: Repubblica Salute – Anno 12, n. 481)

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