FITTE AL TORACE

NIENTE PANICO, spesso sono dovute allo stress.
I dolori intercostali non vanno necessariamente associati all’infarto. Ecco come interpretarli e come farli passare.
Testo di Chiara Caretoni
Se avverti una fitta acuta e improvvisa che trafigge il costato, magari dopo uno sforzo fisico anche lieve, la tua mente – condizionata dal bagaglio di informazioni raccolte qua e là negli anni – fa scattare immediatamente l’allarme a tal punto da farti credere di avere un infarto in corso. D’altronde, quando il dolore arriva dal petto la preoccupazione sale, l’agitazione va alle stelle (e magari anche la pressione) e si tende a pensare che la salute del cuore sia ormai compromessa.
Tuttavia, prima di cedere il passo all’ansia, bisogna provare a “interpretare” il tipo di dolore avvertito. “Perché spesso viene frainteso, ingigantito e confuso con quello tipico delle fitte intercostali, che colpiscono anch’esse la parte centrale della gabbia toracica, specialmente la regione compresa tra la quinta e la decima costa”, ricorda Bruno Restelli, direttore del poliambulatorio & day services del Centro diagnostico italiano di Milano.
LE DIFFERENZE PRINCIPALI
Questi due tipi di sensazioni, infatti, si manifestano con durata e intensità molto differenti. “Il dolore caratteristico dell’attacco cardiaco”, rammenta l’esperto, “è oppressivo e localizzato dietro lo sterno o nella parte sinistra del torace, può irradiarsi al collo, al braccio e alla mano del medesimo lato con eventuale formicolio, non è legato all’atto respiratorio e può essere associato ad altri sintomi come una sudorazione eccessiva, l’affanno e una nausea persistente”.
Oltre alle peculiarità, bisogna valutare anche l’assiduità del dolore. “Quello relativo all’infarto del miocardio è acuto, non si modifica con i movimenti del corpo e soprattutto è continuativo e costante, tanto da creare un evidente stato di angoscia interiore e non dare tregua anche per molte ore”, puntualizza Restelli.
Per fugare ogni dubbio, comunque, il primo passo è contattare il proprio medico di famiglia e descrivere nei dettagli la sintomatologia: già con queste prime informazioni il dottore è in grado di capire se si tratta di un episodio cardiovascolare ed eventualmente indirizzare subito la persona al pronto soccorso per ulteriori accertamenti.
“In assenza di queste specifiche avvisaglie, è possibile che ad attanagliare l’individuo siano delle semplici – ma fastidiosissime – fitte intercostali che, a differenza dell’attacco cardiaco, sono pungenti, trafittive e migranti e possono aumentare o diminuire con l’inspirazione”, avverte Restelli. “Inoltre, il malessere causato da questo disturbo può presentarsi a sprazzi nell’arco della giornata, tornare sporadicamente nei giorni successivi e modificarsi in base alle posizioni assunte dal corpo”.
MUSCOLATURA CONTRATTA
Nella maggior parte dei casi questi dolori non sono patologici e non devono destare alcuna preoccupazione, sebbene ci sia sempre un motivo (spesso non grave) all’origine di questo disturbo. “Ad esempio, quando le fitte sono particolarmente blande e occasionali e il medico non ha riscontrato alcuna anomalia sospetta, è probabile che siano l’espressione psicosomatica di uno stato di tensione interiore, legato a un accumulo di stanchezza, ansia e stress”, sottolinea Restelli. Queste condizioni, che spesso sono accompagnate anche da disturbi digestivi, tachicardia o extrasistole e spossatezza, “agiscono” in maniera silente, irrigidiscono la muscolatura del torace, provocano a lungo andare delle contratture e infiammano le pareti addominali, dando luogo a una sensazione dolorosa anche molto intensa.
RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA
“Di solito in questi casi il problema tende a passare spontaneamente nel giro di pochi giorni, ma l’ideale sarebbe cercare di eliminare qualsiasi tipo di nervosismo o inquietudine”, consiglia il medico. “Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di lavorare sul respiro, che è quasi sempre troppo breve, affannato e superficiale”. Per questo motivo, chi soffre di ansia e ha spesso fitte provenienti dal costato, dovrebbe imparare a respirare col diaframma per incamerare più ossigeno nei polmoni. In che modo? “È molto semplice: basta appoggiare i palmi delle mani sull’addome, inspirare profondamente dal naso, gonfiare la pancia per qualche secondo ed espellere lentamente l’aria dalla bocca, ripetendo l’esercizio per almeno uno o due minuti, più volte al giorno”, spiega Restelli.
Per sciogliere la tensione si può trarre beneficio anche dallo yoga e dallo stretching, attività che sono in grado di distendere i muscoli liberandoli da eventuali contratture e intorpidimento, e dalle tisane rilassanti. Via libera, dunque, a bevande a base di melissa, che è molto conosciuta per le sue proprietà antispasmodiche e antinfiammatorie, agisce come calmante sul sistema nervoso e rilassa la muscolatura, e di passiflora e valeriana, che sono sedative, ansiolitiche e conciliano il sonno.
ANSIA? RESPIRA COL DIAFRAMMA
Appoggia i palmi delle mani sull’addome, inspira profondamente dal naso, gonfia la pancia per qualche secondo ed espelli lentamente l’aria dalla bocca. Ripeti l’esercizio per uno o due minuti più volte al giorno.
UTILI LE FASCE RISCALDANTI
Stress a parte, i muscoli della gabbia toracica possono subire contratture, specie in seguito a traumi, colpi di freddo, disturbi posturali, sforzi fisici improvvisi o attività sportive troppo intense, ed essere responsabili dei dolori intercostali. “In questi casi, se il fastidio è localizzato lateralmente, più verso il fianco e la schiena, si possono usare pomate antinfiammatorie da banco, anche a base di arnica o artiglio del diavolo, e applicare fasce riscaldanti che, a contatto con la pelle, rilasciano un calore naturale in grado di penetrare fino ai muscoli e acquietare l’indolenzimento”, suggerisce l’esperto.
Anche l’apparato gastrointestinale gioca un ruolo di rilievo nell’insorgenza delle fitte intercostali. “Ciò è abbastanza tipico negli individui che soffrono di reflusso, gastrite o ulcera duodenale – spesso causati proprio dallo stress di cui si parlava poco fa – e che hanno anche rigurgiti, gonfiore, nausea, crampi addominali, peso sullo stomaco, digestione lenta e meteorismo», conclude Restelli. “Se il medico sospetta una patologia che interessa l’esofago, lo stomaco, le mucose gastriche, il duodeno o l’intestino, può consigliare una gastroscopia o una colonscopia, dopo le quali si può eventualmente intraprendere una terapia idonea”.
POSSONO ESSERE SINTOMI DI ALTRE MALATTIE
Non solo disturbi gastrointestinali, contratture muscolari e tensioni da stress: dietro a dolori intercostali acuti, incessanti, trafittivi ed estenuanti si possono celare anche patologie più gravi, che richiedono ben altre attenzioni. Bruno Restelli, direttore del poliambulatorio & day services del Centro diagnostico italiano di Milano, spiega quali sono.
■ NEVRITE (o neurite)
Si tratta si un’infiammazione che colpisce uno o più nervi del sistema nervoso periferico e spesso ha origine da un’infezione virale da herpes zoster. Può essere accompagnata da manifestazioni cutanee, come arrossamenti e gonfiori, debolezza diffusa, intorpidimento, formicolio e perdita della sensibilità della zona interessata. In questi casi vengono somministrati degli antidolorifici, per lenire la sintomatologia, dei coadiuvanti con vitamina B12 e l’acido folico.
■ PATOLOGIE CARDIACHE
Escluso l’infarto, che si manifesta in maniera differente, questa sensazione dolorosa, specialmente se ha sede a sinistra, può essere indice di pericardite, ossia l’infiammazione della membrana che avvolge il cuore (pericardio). Spesso è causata da un’infezione virale ma anche da un trauma toracico, malattie autoimmuni o neoplasie e peggiora in posizione supina, soprattutto durante l’inspirazione o la deglutizione. A seconda dei fattori scatenanti, il trattamento prevede la somministrazione di antibiotici, antinfiammatori o cortisonici.
■ PATOLOGIE POLMONARI
Le fitte intercostali possono essere l’espressione di una pleurite, cioè un’infiammazione della membrana che avvolge i polmoni (pleura). In questo caso il dolore è esacerbato dalla respirazione profonda ed è spesso accompagnato da una tosse stizzosa. Può anche capitare che a scatenare la sensazione dolorosa nel costato sia uno pneumotorace acuto, che consiste nell’accumulo di aria nel cavo pleurico, cioè quello spazio che separa il polmone dalla parete toracica.
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