Categories: Riabilitazione

L’IDROKINESITERAPIA

a cura di Francesco Ducci

L’idrochinesiologia è stata ufficialmente riconosciuta come professione a livello europeo ed è l’espressione più avanzata delle metodiche esistenti in ambito acquatico.
Con l’acqua si instaura quella relazione empatica tra paziente, terapista e l’acqua, che genera e favorisce il benessere e la cura di una serie numerosa di patologie.
La condizione di scarico ponderale concede al paziente la possibilità di non mettere in atto quel meccanismo di difesa e protezione dell’articolazione lesa, così frequente sulla terra, che fa sì che l’articolazione si muova il meno possibile al fine di evitare il dolore.
Il paziente, in acqua, prende coscienza delle possibilità motorie della propria articolazione, rilassando la muscolatura, non sentendo dolore e lavorando con ampiezze articolari sempre maggiori. In acqua è possibile proporre esercizi che permettano al paziente di lavorare in forma globale e simmetrica, tale da evitare quei problemi che vengono a manifestarsi negli arti o nell’emisoma sani, come sovraccarichi di lavoro e compensi posturali, che vanno a sopperire alle carenze funzionali ed al dolore degli arti o dell’emisoma malati.
Gli esercizi effettuati in simmetria con gli arti permettono al paziente di valutare le differenze esistenti fra l’arto sano e quello malato, focalizzando l’attenzione sull’esecuzione del movimento nell’arto leso, in maniera da effettuare il movimento in modo ottimale, grazie anche alla condizione di facilitazione meccanica in cui si trova l’arto malato.

La spinta idrostatica va ad alterare il sistema propriocettivo, con conseguente diminuzione del tono muscolare e facilitazione del rilassamento. Tutto ciò obbliga il paziente a mettere in atto una serie di adattamenti, sensoriali e motori, per ritrovare un equilibrio ed un controllo del movimento adeguato all’elemento acqua.
La nostra esperienza nell’idrokinesiterapia ci ha permesso di dare molta importanza al rapporto del paziente con l’acqua, attraverso tutte quelle procedure che gli permettono di approcciarsi all’acqua stessa, conferendogli tranquillità, sicurezza e confidenza con il nuovo ambiente.
Il termine che indica maggiormente l’obiettivo da ricercare nel nostro lavoro è l’ACQUATICITÀ, ovvero il sapere stare in acqua in modo naturale e confortevole, il saper galleggiare, sia in superficie che sotto la superficie. Infine il saper respirare correttamente con naso e bocca.
Per essere più precisi, il nostro scopo sarà la ricerca dell’ACQUATICITÀ IN PROGRESSIONE, cioè l’acquisizione di capacità motorie complesse al fine di poter acquisire il massimo di confidenza in acqua con lo scopo di raggiungere gli obiettivi Terapeutici e/o Ricreativi prefissati.

Per raggiungere e progettare un intervento riabilitativo efficace in acqua sfrutteremo le proprietà dell’acqua, che sono molteplici:
Livello dell’acqua: può determinare la variazione della pressione idrostatica e il galleggiamento del corpo. Si può progettare e rendere possibile, ad esempio, un recupero progressivo della deambulazione partendo dall’acqua alta in galleggiamento senza appoggio e man mano diminuire la profondità attraverso degli ausili, aumentando così il carico sulla muscolatura degli arti inferiori.
Velocità di esecuzione degli esercizi: l’acqua infatti consente di rallentare o accelerare l’esecuzione dei movimenti del paziente e quindi stimolare in vari modi e nel suo insieme il suo apparato locomotore.
Prese del paziente: esse sono una parte fondamentale della tecnica dell’idrokinesiterapista; infatti servono sia per assistere e trasportare in sicurezza il paziente sia per favorire i suoi cambiamenti posturali in acqua, da prono a supino fino alla stazione eretta. Soprattutto attraverso le prese inizia e si instaura quella relazione e quella comunicazione non verbale molto intensa che è un’altra caratteristica importante della terapia in acqua.
Ausili galleggianti: il loro volume e la loro disposizione su diversi punti del corpo del paziente ci consentono di enfatizzare i principi dell’idrodinamica. L’uso di tavolette, ciambelle, tubi o altri ausili possono far aumentare la spinta di galleggiamento o diminuirla e variare l’assetto del corpo in acqua a secondo delle esigenze. Ad esempio possono aiutare un paziente a mantenere una posizione desiderata sostenendone una parte del corpo o, aggiungendo una forza esterna, ad affrontare attività di potenziamento.
Similmente gli ausili come le tavolette, aumentando la superficie possono essere usati per aumentare la resistenza al movimento nel potenziamento muscolare o per rallentarlo, favorendo l’apprendimento e il controllo coordinativo da parte del paziente. L’ampia possibilità di scelta permette svariate soluzioni nel loro impiego.
Gli attrezzi devono essere adattati alle differenti situazioni: da vincolo assoluto a stimolo propriocettivo, da resistenza a facilitazione, da stabilizzatore dell’assetto acquatico a suo destabilizzatore, da mezzo ludico a pratica efficace per specifici esercizi.
Tutto questo si realizza grazie alla possibilità di variare il loro volume, la loro forma, la loro posizione e le modalità di utilizzo.

Vengono presentati ora alcuni protocolli di lavoro.

LA GINNASTICA IDROANTALGICA

Finalità
La ginnastica idroantalgica è una attività a basso impatto che permette a tutte le persone che, per patologie varie, hanno impedimenti motori di svolgere una attività fisica idonea e regolare attraverso il rilassamento e il rinforzo dolce.
Obiettivi
Lo scopo di questa attività è migliorare lo stato di forma delle persone, che da pazienti diventano “frequentatori – utenti”, riducendone gli impedimenti dovuti a dolori, blocchi, limitazioni articolari.
Indicazioni
È indicata alle persone che per problematiche osteo-articolari, in particolare vertebrali, presentano patologie che sconsigliano la pratica di attività di fitness ad alto impatto.
Metodologia di lavoro
L’attività di gruppo con un ristretto numero di persone (6 – 7 persone) è una scelta voluta, in quanto permette di lavorare anche sull’aspetto motivazionale. Questo serve all’istruttore per poter seguire in maniera ancora più attenta e differenziata il protocollo di lavoro a seconda della problematica del paziente.
La temperatura dell’acqua è costantemente di circa 32° e la sua altezza può variare da 120 a 130 cm.
L’istruttore o/e il terapista è in acqua e, oltre a dirigere la lezione, aiuterà le persone ad eseguire gli esercizi.
I movimenti devono essere lenti ed ampi; è fondamentale il controllo della postura durante l’esecuzione degli esercizi anche attraverso la respirazione.
Si useranno tutti gli attrezzi per l’acqua come tubi, smile, cavigliere, tavolette, braccioli, ciambelle, manubri, step. Sono di fondamentale importanza i collarini per l’esecuzione degli esercizi in posizione supina e le maschere con il boccaglio per gli esercizi in posizione prona.

Progressioni

1- Riscaldamento
– lo scopo è quello di far conoscenza con l’ambiente acquatico attraverso “camminate” in tutte le direzioni, con le braccia che ritmicamente si muoveranno e le accompagneranno. Successivamente si eseguiranno delle “camminate” con movimenti di coordinazione delle braccia.
2- Sensibilizzazione
– sul posto (senza attrezzi) si eseguiranno flessioni laterali, rotazioni del busto con l’uso delle braccia. Importante è l’inserimento della respirazione nel movimento ritmico del corpo. Si eseguiranno esercizi di coordinazione anche con l’uso delle gambe.
– esercizi di pedalata con galleggiante.
3- Rinforzo
– esercizi in galleggiamento seduto con appoggio ad un galleggiante
– spalle alla parere e presa del corrimano

  • gambe dorso
  • circonduzioni di una gamba alla volta
  • gambe flesse: torsioni delle ginocchia

4- Allungamento
– fronte alla parete con mani che prendono il corrimano ed i piedi appoggiati alla parete
– con il tubo sotto il piede
5- Rilassamento
– fronte alla parete
– in posizione supina con piedi agganciati al corrimano e con galleggianti ( allungamenti, torsioni ed oscillazioni)
– in posizione prona afferrando il corrimano
– in posizione prona libera con il tubo o galleggiante
– apnee libere

Su cosa dobbiamo lavorare

  • mobilizzazione del bacino (sacro-iliaca)
  • allungamento del rachide
  • respirazioni
  • rinforzo degli addominali
  • rinforzo dei glutei
  • rinforzo degli arti superiori ed inferiori

PROTOCOLLO DI IDROKINESITERAPIA PER LA SPALLA

Il paziente inizia il lavoro in acqua appena tolti i punti di sutura.
Importante: il lavoro deve essere svolto sempre con le spalle immerse in acqua.
Indicazioni per una spalla con recupero normale
1 – frequenza 3 volte la settimana (giorni alterni) x 1 settimana (individuale)
2 – frequenza 2 volte la settimana x 2 settimane (individuale)
3 – frequenza 1 volte alla settimana x 3 settimane (minigruppo)
Totale di 10 sedute
Indicazioni per una spalla congelata o con blocco articolare
1 – frequenza 3 volte la settimana (giorni alterni) x 2 settimane (individuale)
2 – frequenza 2 volte la settimana x 3 settimane (individuale)
3 – frequenza 1 volte alla settimana x 3 settimane (minigruppo)
Totale di 15 sedute

Nella I fase:
– sblocco articolare
– scivolamenti sull’acqua in apertura e chiusura
– controllo dei compensi.
– controllo nelle abduzioni ed elevazioni anteriori senza e con galleggiante
– movimenti a pendolo con un piccolo peso verso il fondo come scarico
Lavoro in posizione:
– verticale
– supina con sostentamenti.

Nella II fase:
– sblocco articolare
– scivolamenti sull’acqua in apertura e chiusura (come riscaldamento)
– controllo corretto dei movimenti in fase attiva con superamento del livello dell’acqua
– controllo nelle abduzioni ed elevazioni anteriori con galleggiante
– aumento dell’articolarità nell’extrarotazione e intrarotazione (passiva ed attiva)
– movimenti a pendolo con un piccolo peso verso il fondo come scarico
– esercizi propriocettivi con ausili
– rinforzo dinamico con movimenti subacquei utilizzando ausili con resistenze di varie gradazioni
Lavoro in posizione:
– verticale
– supina con sostentamenti
– prona
– in apnea seduti o in ginocchio

Nella III fase
– controllo dei movimenti in abduzione ed elevazione antero-posteriore superando il livello dell’acqua e raggiungendo il massimo grado articolare
– miglioramento della mobilità articolare in intra ed extra rotazione
– remate e nuoto a dorso con varie resistenze
– rinforzo muscolare tricipiti e pettorali con palla
– propriocettiva con palla affondata
Questo protocollo è un’indicazione di massima del lavoro del paziente. I tempi e i modi possono variare a seconda delle indicazioni dell’ortopedico e/o fisiatra, delle condizioni di acquaticità del paziente ed infine delle risposte del paziente durante la terapia.

PROTOCOLLO DI IDROKINESITERAPIA PER L.C.A.

Inizio quando la cicatrice si è rimarginata e sono stati tolti i punti.

III settimana
1- recupero della deambulazione
– camminata in acqua media, in tutte le direzioni
2- recupero dell’escursione articolare attiva
– in estensione e flessione con galleggianti leggeri (braccioli – tubo)
– deambulazione in acqua alta con sostentamento dei galleggianti
– pedalate
– stretching attivo
3- propriocettività
– passaggio di un ostacolo sotto l’acqua
– sostentamento di una tavoletta sotto il piede
– circonduzioni / flessioni ed estensioni del piede
4- potenziamento
– slanci della gamba sul piano sagittale
– tese c.s. sul piano frontale
– flessione con un elastico

IV settimana
1- potenziamento a carico naturale e/o con piccole resistenze in acqua media e poi alta
– adduttori e bicipite femorale con elastico
– slanci con piccola resistenza alla caviglia (galleggianti) a gamba tesa, sia in acqua alta che bassa
– flessione con elastico alla caviglia
– sforbiciate antero-posteriori e sul piano frontale a gambe tese
2- recupero dell’escursione articolare attiva
– in estensione e flessione, con galleggianti leggeri (deambulazione in acqua alta con sostentamento dei galleggianti)
– stretching attivo.
– deambulazione in acqua bassa con bracciolo alla caviglia
3- propriocettività
– passaggio di un ostacolo sotto l’acqua
– sostentamento di una tavoletta sotto il piede
– circonduzioni / flessioni ed estensioni del piede

V settimana
1- recupero deambulazione
– andature in tute le direzioni
– camminate con galleggianti alle caviglie in acqua alta e bassa
– camminate con aumento della resistenza all’avanzamento
2- recupero dell’escursione articolare con galleggianti medi sia in flessione che in estensione
– deambulazione con galleggianti alle caviglie
– flessione con galleggiante sotto la caviglia
– flessione con ciambella sotto il piede (posizione step)
– flessione posizione in ginocchio, in vasca piccola
– estensione con galleggiante sotto la caviglia
3- potenziamento
– slanci a gamba tesa in tute le direzioni (con resistenza leggera)
– sforbiciate sul piano sagittale e frontale in acqua alta
– calciate in acqua bassa senza resistenza
– corsa in acqua media
– balzi e skipper in acqua media
– slanci a gamba tesa con elastici per quadricipite / bicipite femorale / adduttori
-step con ciambelle
4- stretching per tutti i muscoli degli arti inferiori

VI-VII settimana
– come la V settimana con aumento delle serie (da 3×10 a 3×20) oppure aumento del tempo (da 5×20″ a 5x 45″/1′) nel potenziamento muscolare
– andature in acqua bassa con accenno ad una leggera corsa
– nella mobilità articolare, aumento del tempo e dei galleggianti ed in acqua bassa (in ginocchio cercare di far toccare il bacino i talloni).

VIII-IX settimana e seguenti
1- recupero dell’escursione articolare in acqua bassa
2- stretching con supporti galleggianti
3- potenziamento
– calciate con resistenza elastica media
– slanci laterali ed incrociati per adduttori ed ischiocrurali
– flessioni per il bicipite femorale con elastici
– gambe dorso con e senza “pinnette”
– calciate in verticale con “pinnette”
– sforbiciate in acqua alta con e senza “pinnette”.
In questa fase e nelle successive il potenziamento sarà mirato allo sviluppo della resistenza. Mentre il recupero articolare sarà intensificato a seconda delle necessità del paziente.
Questo tipo di lavoro dovrà sempre essere associato ad un lavoro fisioterapico.
(Protocollo riabilitativo in acqua sviluppato dal prof. Francesco Ducci in collaborazione con il fisioterapista Ubaldo Biagetti).

METODOLOGIA DI LAVORO NELLE PATOLOGIE DEL RACHIDE

Premessa

L’acqua permette di lavorare contemporaneamente in modalità passiva ed attiva.
C’è una prima fase di presa di coscienza del movimento, successivamente l’operatore aiuta ad ampliare la mobilità articolare con l’intervento manuale. In seguito si farà ripetere il movimento in forma libera.
Dopo questa fase si farà ripetere il movimento con dei galleggianti che aiuteranno ad ampliare il movimento
L’acqua ha tantissime potenzialità: si devono conoscere e sfruttare.
È importante che il paziente esegue il movimento in forma attiva, per poter ristabilire quelle sensazioni (attivazioni cinestesiche) comandate dal sistema nervoso.

1- Ingresso, conoscenza dell’ambiente, dello spazio ed inquadramento della patologia attraverso la camminata.
a- Livello di approccio con l’acqua
b- Livello del dolore e sua dislocazione
c- Cosa ha già fatto e suo escursus storico della patologia.
Il tutto viene fatto in acqua mentre il paziente cammina. Questo permette al paziente, di mettersi in condizione di rilassamento e prepararsi alla terapia. Per l’operatore serve ad inquadrare il paziente, a stabilire l’iter riabilitativo in funzione della patologia, del grado di dolore e, importante, del grado di acquaticità e confidenza con l’acqua. Lo scopo è quello di rilassare in toto il paziente ed eliminare stati di tensione secondari instaurati da quelli primari e quindi anche le “barriere” psicologiche instaurate dalla patologia.

2- Si inizierà con la posizione verticale con l’ausilio di piccoli galleggianti; si eseguiranno dei movimenti in deambulazione e statici di coordinazione allo scopo di permettere al paziente di riappropriarsi del controllo del proprio corpo e fargli scoprire i compensi instauratisi a causa della patologia.

3- In decubito supino: con galleggianti al collo, in zona lombare ed alle gambe:
a- Prese
– Cervico/ dorsale
– Cervicale
– Lombo sacrale ( posteriormente e/o frontalmente)
– Al cavo popliteo
– Alle caviglie
b- Oscillazioni laterali con varie ampiezze
c- Trazioni
d- Torsioni e rotazioni della lombosacrale
e- Aperture a chiusure del tronco sulle gambe
Lo scopo di questo lavoro è quello di far rilassare il paziente e diminuire le tensioni muscolari, liberare le articolazioni oltre che nella sede specifica della patologia anche negli altri distretti.

4- Esercizi di scarico della colonna e di allungamento:
– alla parete

5- Esercizi di rinforzo:
– addominali, dorsali, gambe, glutei

6- Esercizi in decubito prono:
lo scopo di questo lavoro è un ulteriore rilassamento del paziente che, avendo il viso sotto l’acqua non sarà distratto visivamente dall’ambiente e potrà concentrarsi maggiormente sulle sensazioni che prova migliorando l’efficacia ed aumentando il rilassamento. Si lavora sia in apnea (con lo scopo di aumentare il controllo psicologico) che con maschera e boccaglio (situazione che permette di eseguire gli esercizi più a lungo e di lavorare sulla respirazione: espirando dal boccaglio si faranno lavorare maggiormente i muscoli espiratori e si otterrà anche un aumento della capacità ventilatoria).

7- Gli ausili:
a- Londotubi:
– Stabilità, rinforzo, scarico, propriocezione
b- Tavolette:
– Stabilità propriocezione
c- Ciambelle:
– Rinforzo, articolarità, propriocezione
d- Cavigliere:
– Rinforzo, articolarità, galleggiamento
e- Manubri, smile, tubi corti:
– Stabilità, rinforzo, coordinazione

L’UTILIZZO DELL’ACQUA DAL PRIMO INTERVENTO AL RAGGIUNGIMENTO DEL BENESSERE FISICO

Ducci F., Giannini S., Barbaliscia I.

Introduzione

La metodologia di rieducazione motoria per prevenire ed alleviare patologie posturali e/o ortopediche, prevede un protocollo di lavoro diviso in due parti: una in acqua (denominata idrokinesiterapia) ed una a secco (denominata kinesiterapia).
L’idrochinesiterapia ha in sé un valore strettamente fisioterapico, ma anche sociale e ricreativo. Grazie alla parziale assenza di gravità e ad alcune caratteristiche fisiche (viscosità e temperatura) l’acqua rappresenta un mezzo ideale per far svolgere ad una persona con limitazione del movimento, esercizi e/o compiti che sarebbero impossibili o comunque difficili da eseguire “a secco”.
In questa comunicazione desideriamo porre l’attenzione sui principi generali che dovrebbero essere rispettati per una corretta rieducazione in acqua.

Complementarietà

La riabilitazione in acqua va considerata parte di un programma riabilitativo ed è quindi complementare a tutte le altre metodiche a disposizione. Ciò significa che solitamente un paziente non viene trattato esclusivamente in acqua per raggiungere la guarigione o comunque una condizione di miglioramento del suo stato patologico; diciamo che l’obiettivo primario è quello di fornire autonomia al paziente stesso, cosa che con il solo carico gravitazionale non sempre è possibile fare.

Globalità

L’esercizio in acqua garantisce al paziente un’esperienza di tipo globale che coinvolge la sfera intellettiva, psicologica, sensoriale e motoria. Ciò è dovuto al fatto che in acqua egli scopre una modalità sensoriale e una motricità diverse da quelle a cui è abituato sulla terra. La sensazione è quella di essere avvolti, si percepisce il proprio corpo in modo diverso, ascoltandolo e rilassandosi si può vivere un’esperienza veramente piacevole e benefica. Inoltre l’attività motoria in acqua, offre la possibilità di recuperare schemi ed immagini di movimento che, pur parzialmente evocabili dopo il trauma o la malattia, non essendo stati più esercitati sono stati persi o dimenticati.
Gli obiettivi che ci poniamo nel consigliare un ciclo di terapia in acqua sono mirati al completamento della terapia “a secco” e possono essere così riassunti:

  • schema corporeo
  • reintegrazione statica
  • sfruttamento del lavoro eccentrico
  • mobilizzazione/reintegrazione corporee

Adattamento

Attraverso un percorso di adattamento alla situazione di immersione, l’intervento riabilitativo in acqua ricerca i presupposti per migliorare le condizioni neuromotorie necessarie all’autonomia del paziente nella quotidianità. Non è necessario saper nuotare e non è certo ciò che ci si prefigge come obiettivo della riabilitazione in acqua. Nei protocolli riabilitativi in acqua si utilizzano svariate posture, cercando di mantenere a proprio agio il paziente anche durante gli esercizi più impegnativi.
Le posizioni che noi utilizziamo e che risultano più proficue sono quelle in decubito supino e prono. Un altro aspetto importante è quello legato al rilassamento sia come aumento della mobilità articolare, recupero del movimento specifico, che come riduzione del dolore.

Specificità

In acqua le reazioni di un corpo sono decisamente diverse rispetto a quanto avviene in palestra o sul lettino del terapista. Si proporranno quindi esercizi che tengano conto delle caratteristiche fisiche della materia liquida, interessanti da sfruttare per gli obiettivi da raggiungere.
Importante è lavorare in eccentrico utilizzando la muscolatura sinergica (cioè l’antagonista).

Tempestività

L’utilizzo dell’acqua a scopo terapeutico permette al paziente di anticipare l’inizio della riabilitazione post-operatoria o post-traumatica. Si riducono così i tempi totali di recupero.

Prevenzione

Grazie allo scarico articolare determinato dalla diminuzione dagli effetti della gravità, si riducono sensibilmente gli inconvenienti tipici della fase iniziale della terapia a terra (microtraumi, infiammazioni, versamenti articolari, dolori spesso cause di ritardi del recupero funzionale). Inoltre il recupero dell’articolarità viene nettamente accelerato per effetto del rilassamento muscolare diffuso e l’assenza o la netta diminuzione del dolore intra-articolare, evitando così l’insorgenza del meccanismo di blocco articolare di autodifesa, tipico in presenza di carico gravitazionale.

Proposta terapeutica

La nostra esperienza ci ha portato a sviluppare una proposta originale che consiste in un percorso globale mirato al recupero funzionale del paziente.
Tale percorso è suddiviso in tre fasi:
1. fase acuta: se sono presenti stati infiammatori e dolorosi si applicano le terapie più appropriate; se lo stato del paziente lo permette si affianca alla terapia l’idrokinesi con 1 o 2 sedute alla settimana.
2. seconda fase: in cui il paziente ha recuperato quasi in toto la funzionalità e le sedute fisioterapiche si riducono. Si inserisce un lavoro in acqua mirato al recupero cardio-circolatorio, muscolare ed alla dinamicità del movimento.
3. terza fase: in cui il paziente ha terminato le sedute riabilitative e deve attuare tutte quelle attenzioni preventive e conservative, si prospettano due percorsi:
– per operati di ricostruzione del LCA (specialmente atleti) si attuano percorsi di ripresa in campo e rinforzo con macchinari. Mentre l’acqua viene utilizzata soltanto per il recupero cardio-circolatorio e per lo scarico dopo lavoro in campo.
– per operati alla colonna o protesizzati, proponiamo di svolgere una ginnastica specifica in acqua, oppure il nuoto antalgico.


Ducci Francesco
– dottore in Scienze Motorie, Insegnante di Educazione fisica di Scuola Media, Allenatore di secondo livello con Specializzazione in Alta Prestazione, Docente Regionale di Nuoto.
Responsabile della preparazione di diverse squadre di nuoto e pallanuoto. Qualifica di Rieducatore in Acqua ottenuta dall’EAA.
Collabora con il Centro Merseg di Genzano di Roma come responsabile del Recupero Funzionale in palestra ed in acqua presso il Meeting Club.

Giannini Serena – Diploma in Fisioterapista, specializzata in Idrokinesiterapia con l’ANIK, ha presentato alcuni lavori in convegni sulla riabilitazione post operatoria di protesizzato.
Lavora presso il San Raffaele di Velletri. Collabora con il Centro Merseg come responsabile della Ginnastica Posturale e in acqua, specializzandosi sulle patologie del rachide e neurologiche.

Barbaliscia Ilaria – dottoressa in Scienze Motorie, Personal Trainer di IV livello.
Istruttrice di nuoto di II livello; cultrice della materia TTD attività motoria nell’età evolutiva presso l’università degli studi di TorVergata. Specializzata nel recupero e nell’allenamento funzionale sia a terra che in acqua. Lavora presso il Meeting Club come terapista in acqua nella Ginnastica Idroantalgica.

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