Herpes Zoster
L’Herpes Zoster è una malattia virale conosciuta in Italia col termine di “fuoco di Sant’Antonio”. Il nome deriva dal greco, Herpes (Herpein = strisciare, comparire saltuariamente) e Zoster (Zostrix = cintura). Conosciuta fin dall’antichità, è rimasta un’infezione misteriosa per molti secoli. Solo, infatti, dal XIX secolo si è riusciti ad inquadrarla in maniera più netta.
CAUSE
La varicella rappresenta la malattia primaria, che si sviluppa prevalentemente nei bambini: dopo un periodo d’incubazione di 14 giorni compare la febbre e le classiche eruzioni cutanee, caratterizzate da papule che si trasformano poi in vescicole piene di liquido.
Varicella
Dopo la guarigione completa con la scomparsa delle vescicole e la formazione di anticorpi circolanti, il virus non è completamente distrutto, bensì va ad annidarsi in alcune strutture nervose ‑ i gangli sensitivi ‑ dei nervi spinali e cranici che il virus aveva raggiunto durante la disseminazione varicelliforme.
Li rimane dormiente per anni o per tutta la vita, fino a quando non intervenga un’attivazione dei virus, per abbassamento delle nostre difese immunitarie.
Questo risveglio è legato a grossi stress emozionali, traumi, malattie infettive, eccessiva esposizione al sole con ustioni, traumi, terapia radiante.
Una volta risvegliatosi il virus ripercorre a ritroso i nervi per raggiungere la cute che aveva lasciato anni prima come varicella. Ecco spiegato il nome di “fuoco di Sant’Antonio”: questo passaggio, infatti, crea un dolore insopportabile, insomma un vero e proprio fuoco, talvolta difficile da controllare se non utilizzando farmaci importanti tipo morfina o similari.
CURE
La diagnosi si presenta semplice e mirata, in quanto oltre al dolore compaiono sulla cute le classiche eruzioni vescicolari a grappolo. In epoca pre‑antivirale è stata invocata ogni terapia per la cura dell’herpes zoster: ne ricordiamo alcune molto empiriche come l’olio di lino per impedire l’adesione della pelle ai vestiti e il nitrato d’argento per le cauterizzazioni. Il barone Alibert nel 1815 consigliava ancora le sanguisughe o la flebotomia accanto ad acqua di malva, pomata di giusquiamo, di belladonna e oppio.
Oggi fortunatamente la terapia è molto più semplice e mirata: si tratta dell’utilizzo dei farmaci antivirali antizoster: delle vere e proprie “bombe” intelligenti che colpiscono in maniera precisa e specifica soltanto il virus senza danneggiare le nostre cellule. Tra questi ricordiamo il capostipite “Aciclovir”, fino ad arrivare al “Valaciclovir”, “Famciclovir” e l’ultimo nato: “Brivudin”. È importante cominciare subito la terapia anti‑zoster per impedire le gravi complicanze della malattia.
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