IN ACQUA SENZA PAURA – Il primo bagno, il timore delle onde, la digestione

C’è chi approfitta tutto l’anno della piscina per far familiarizzare i propri figli con l’acqua. Chi, invece, aspetta le vacanze estive per rompere il ghiaccio, trascorrendo giornate al mare, tra castelli di sabbia e giochi tra le onde. C’è chi, in spiaggia, riesce a fatica a tenerli fuori dall’acqua e chi, invece, si trova a dover fare i conti con la paura di fare il bagno. Una cosa è certa: i bambini e le bambine dovrebbero imparare a nuotare prima possibile.
Eppure in Italia, stando a un’indagine condotta lo scorso anno dalla Società italiana medici pediatri (Simpe), nonostante 7.500 chilometri di coste, il 43% dei bambini non sa nuotare, e uno su due ha paura dell’acqua alta e riesce appena a mantenersi a galla. Una situazione cui è opportuno porre rimedio, per affrontare le giornate al mare, ma non solo, in sicurezza.
«Imparare a nuotare è fondamentale infatti per prevenire spiacevoli disavventure e il rischio di annegamento, che rappresenta la seconda causa di mortalità infantile nel mondo dopo gli incidenti», puntualizza Antonino Reale, responsabile di pediatria dell’emergenza all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Del resto, il nuoto è un’attività che può essere praticata fin dalla primissima infanzia: con corsi di acquaticità assieme ai genitori prima, e corsi in vasca con l’istruttore poi,quando i bambini sono un po’ più grandicelli, per essere così in grado di galleggiare e nuotare fin dalla scuola materna. «Anche se per l’acquisizione precoce dell’acquaticità consiglio di aspettare il completamento del ciclo vaccinale (entro i 13-14 mesi) per proteggere i lattanti da infezioni che potrebbero contrarre da altri bambini», aggiunge il pediatra.

IL BATTESIMO DEL MARE
«Affinché il primo bagno al mare sia piacevole, mi riferisco ai neonati, è consigliabile accompagnare dolcemente il bebè in acqua, tenendolo tra le braccia, così si sentirà al sicuro», raccomanda la psicoterapeuta Elvezia Benini. Si consiglia, dunque, di bagnarlo gradualmente, cominciando da mani e piedi, poi il pancino fino a immergere, man mano, tutto il corpo. L’approccio,insomma, deve essere soft.
«Per i piccolissimi la cosa migliore è entrare in acqua in braccio a mamma o a papà, e solo poi ricorrere all’uso del salvagente con imbragatura, braccioli o tubi colorati. Meglio evitare, invece, le classiche ciambelle: sono pericolose, perché il bimbo può rovesciarsi e rimanere incastrato con le gambe e con la testa immersa», aggiunge Reale.
«Ovviamente la temperatura dell’acqua dev’essere adeguata, perché l’acqua fredda provoca una sensazione di fastidio in genere e ancor di più nei più piccoli, il cui organismo ha maggiori difficoltà nel regolare la temperatura corporea». In alternativa, per rendere più piacevoli i primi bagnetti, si può ricorrere alla piscinetta gonfiabile, riempirla con acqua di mare e lasciarla scaldare un po’ al sole. «Ma attenzione a non abbassare mai la guardia, non bisogna lasciare soli i bambini seduti nella pozzetta d’acqua. Anche se l’acqua è bassissima e stanno seduti bene, i bambini vanno sempre vigilati, perché potrebbero perdere l’equilibrio e scivolare», raccomanda Reale.

VIGILARE SEMPRE
La regola vale, in generale, anche per i bambini più grandicelli. Infatti, almeno fino a quando non sanno nuotare bene, i piccoli di casa non andrebbero mai persi di vista quando sono in acqua. «E non deve farci stare in allerta solo il mare increspato dalle onde», avverte Reale. «Anzi. Bisogna avere massima prudenza in caso di gite al lago o al fiume, sia per le correnti, sia per la temperatura dell’acqua, spesso molto fredda, sia per il fondale: può essere melmoso, fangoso, e c’è il rischio che i piedini del bambino vi rimangano intrappolati.
Inoltre, in acqua dolce è più difficile stare a galla, quindi anche per il bambino che sa nuotare, farlo al lago è più difficile, più impegnativo.
E infine, nel caso in cui si finisce sott’acqua e l’acqua penetra nei polmoni, in meno tempo (rispetto al mare) insorgono
danni cerebrali. La raccomandazione vale anche per il bagno in piscina: la prudenza non è mai troppa perché il rischio annegamento è possibile anche in acque basse e circoscritte».

SE NON VOGLIONO BAGNARSI
Se non è amore a prima vista, i bambini hanno bisogno di tempo per prendere confidenza con l’acqua. «La regola fondamentale è non forzare e, soprattutto, non trasmettere le proprie ansie e le proprie paure», rassicura Benini. «Siamo noi adulti, infatti, molte volte a compromettere il rapporto dei più piccoli con un bel bagno al mare o in piscina».
Qual è allora il modo giusto per incoraggiare un bimbo che ha paura dell’acqua? «L’approccio attraverso il gioco è il modo migliore per rompere il ghiaccio», sostiene la psicologa dello sport Marisa Muzio. «È fondamentale procedere gradualmente, avvicinandolo un passo alla volta alla scoperta dell’acqua e ad apprezzare la pratica del nuoto». Fondamentale «svezzarlo» durante l’inverno con corsi in piscina. Ma per correre ai ripari, è possibile approfittare dei diversi corsi di nuoto che anche sulla spiaggia vengono organizzati in molte località balneari. «Si inizia di solito con dei giochi a bordo vasca, utilizzando innaffiatoi-giocattolo riempiti d’acqua per far sperimentare al bambino la sensazione dell’acqua sulla pelle. E poi, si entra in acqua con il bimbo che attraverso il gioco impara gradualmente a stare a galla, a immergere la testa, a sentirsi a suo agio», continua Muzio.
Può comunque capitare che un bimbo finisca sott’acqua per qualche istante, beva un po’ e abbia l’impressione di annegare. Se capita un’esperienza spiacevole, «non bisogna demordere ma incoraggiarlo a provarci ancora, sempre però con delicatezza », sottolinea la psicologa.
«È importante comunque», aggiunge Benini, «rispettare la sua paura, non tradire la sua fiducia, traumatizzandolo ulteriormente buttandolo in acqua dove non tocca nella convinzione che così imparerà a stare a galla. Né tanto meno ha senso fare confronti con i compagni che sono già capaci di nuotare. Piuttosto, la possibilità di giocare in acqua con i suoi amichetti e nuotare insieme, può essere un incentivo per convincerlo a tornare al corso di nuoto».

EVITARE LO SHOCK TERMICO
«Mamma, posso fare il bagno? E adesso, papà?». Non è facile distogliere i bambini che non hanno paura dell’acqua dal chiodo fisso di fare il bagno. Ma dopo pranzo un conto è giocare sul bagnasciuga, un altro è tuffarsi in acqua.
Dopo aver mangiato è meglio aspettare un po’ di tempo prima di catapultarsi tra le onde, per evitare una congestione.
«In altre parole, se il corpo è esposto a un repentino abbassamento della temperatura, dovuto a un tuffo nell’acqua particolarmente fredda e dopo aver accumulato calore sotto i raggi del sole, i processi digestivi si bloccano con conseguenti crampi addominali, nausea, vomito, alterazioni, più o meno gravi, della funzione cardiorespiratoria e, in casi estremi, anche perdita di coscienza», spiega Tino Casetti, primario emerito di gastroenterologia all’Ospedale di Ravenna. E se questi disturbi sopraggiungono quando si è in mezzo al mare, possono esporre al rischio di annegamento.
«La digestione richiama infatti sangue allo stomaco e all’intestino, quindi si potrebbe creare uno squilibrio se, contemporaneamente, si crea una richiesta aggiuntiva di sangue alla superficie del corpo per bilanciare il raffreddamento dovuto all’immersione del corpo in acqua più fredda. Ma non bisogna enfatizzare leggende metropolitane e avere comportamenti troppo rigidi. L’impegno digestivo varia a seconda dei cibi assunti e l’attesa prudente può variare da 30 minuti fino a due-tre ore a seconda del pasto, essendo minima per snack semplici, frutta e verdura, e massima per un pasto completo, magari ricco di grassi. Anche se in realtà non ci sono linee guida ufficiali che indichino chiari intervalli di tempo fra pasto e bagno né una chiara relazione di causa-effetto tra bagno a stomaco pieno e annegamento», aggiunge Casetti.
«Ma un po’ di prudenza non fa male», consiglia Reale. «Quindi, per dover temporeggiare il meno possibile prima del tanto agognato tuffo, meglio evitare pasti troppo pesanti: occorrono circa due ore, per esempio, per la completa digestione di un piatto di pasta al sugo, ci vuole più tempo per digerire invece un panino imbottito, mentre è sufficiente aspettare un’oretta dopo una merenda a base di frutta o con un gelato». E in ogni caso, dopo aver giocato sulla spiaggia, meglio entrare in acqua gradualmente, per lasciare che il corpo si abitui alla temperatura e non sia sottoposto a sbalzi repentini.
«È bene comunque sapere che in caso di sintomi di congestione, il bambino non va tenuto al sole, ma sotto l’ombrellone, o meglio ancora nelle zone in ombra degli stabilimenti balneari, proteggendolo dal freddo, soprattutto al pancino. E per ripristinare la circolazione, si consiglia di farlo sdraiare tenendogli sollevate le gambe», precisa Casetti.

Merende in spiaggia senza esagerare

Qualche strappo alla regola concediamolo pure in vacanza, ma senza sottovalutare che un’alimentazione adeguata è fondamentale per fare il giusto carico di energia in vista di corse sulla spiaggia esalti tra le onde.
Gli esperti di nutrizione dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma suggeriscono, per esempio, di ridurre l’assunzione di cibi grassi e di non strafare con le calorie, preferendo carboidrati semplici a più rapida digeribilità. E raccomandano di aumentare l’apporto idrico: quindi far bere acqua e far mangiare maggior quantità di frutta e verdura.
Tra gli strappi alla regola, in vacanza può capitare che anche i bambini restino svegli più a lungo e, di conseguenza, la mattina si alzino più tardi. È opportuno però non saltare la prima colazione per correre subito in spiaggia.
Latte o yogurt, prodotti da forno e frutta sono gli ingredienti ideali per iniziare la giornata.
Al caldo poi la sete aumenta e spesso i bambini per soddisfarla chiedono bevande gassate o zuccherate, te freddo o succhi di frutta. Ma queste bibite apportano calorie (favorendo dunque il sovrappeso) senza soddisfare realmente il desiderio di dissetarsi.
Anche in spiaggia, dunque, tra un bagno e un castello di sabbia, il modo migliore per dissetare il proprio figlio è offrirgli acqua, possibilmente non troppo fredda.
«E per uno spuntino sano e leggero via libera alla frutta: d’estate c’è l’imbarazzo della scelta e oltre al singolo frutto si possono preparare gustose macedonie, da tenere ovviamente al fresco e non sotto il sole», spiega Andrea Vania, responsabile del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma.
Anche il gelato è un’ottima alternativa, «soprattutto se artigianale. Però è bene non esagerare, quindi meglio evitare i super coni e anche di proporlo come merenda sia del mattino sia del pomeriggio». E per rendere più facile la digestione, meglio il gelato alla frutta e senza l’aggiunta della panna. «Se il bambino ha mangiato bene a pranzo e lo farà poi a cena, a volte può andar bene uno spuntino fresco, anche se piuttosto povero, con un ghiacciolo», continua Vania. «Anche la pizzetta ogni tanto perché no, ma attenzione alle quantità: per un bambino di sei anni sono sufficienti 50 grammi di pizza, grosso modo quindi la metà di un tipico trancio.
Da evitare, invece, i sacchetti di patatine: non solo perché super calorici, ma anche per l’apporto eccessivo di sale che, oltre ad altri aspetti negativi, facilita anche la disidratazione». In generale, dunque, meglio merende fresche per attutire gli effetti dell’aumento della temperatura.

Gli snack ideali

ALPRO AI MIRTILLI è un’alternativa vegetale allo yogurt, a base di soia, senza lattosio e a basso contenuto di grassi saturi (alpro.com).

PIRULO COOL di Motta, ghiacciolo al limone senza coloranti artificiali; nei gusti limone, ananas e mela e frutti tropicali (mottamilano.it).

SPREMI E GUSTA di Plasmon, purea di frutta al 100%, senza zuccheri aggiunti, aromi, conservanti e coloranti (plasmon.it).

YOMINO di Yomo, 100% naturale senza aromi e conservanti; gusti fragola, bianco dolce, banana, albicocca, miele (yomo.it).

FROZEN YOGURT di Yogurteria Merano, oltre ai frutti di bosco, anche i gusti yogurt naturale, passionfruit e mango (latteriamerano.it).

SUCCO DI MELA ROSSA BIO di Prodigi della Terra, da spremitura a freddo, ricco di vitamine e antiossidanti (prodigidellaterra.it).

Il vademecum dei piccoli

  • Dopo una lunga esposizione al sole si entra in acqua gradualmente.
  • Con la bandiera rossa il bagno non si fa.
  • Chi non sa nuotare non deve andare al largo.
  • Non bisogna andare oltre il limite delle acque sicure, in genere segnalato da un cordone di boe o con tabelle.
  • Meglio evitare tuffi dagli scogli.
  • Il bagno è meglio farlo in compagnia.
  • Conviene non farlo quando il mare è agitato, si possono formare correnti che allontanano dalla riva.
  • Dopo il bagno si fa la doccia, per detergere la pelle dai residui di acqua salata, e si cambia il costume, anche per evitare il proliferare di eventuali infezioni cutanee, come per esempio l’impetigine.

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