Doctor/nurse checking blood pressure with sphygmomanometer gauge in focus.
Riportiamo di seguito il messaggio inviato dalla F.M.S.I. a tutti i soci:
A tutti i soci della Federazione Medico Sportiva Italiana
Questa mattina sulla rivista online Doctor33 era uscita un’intervista al cardiologo Dott. Fedele con un titolo giornalistico forzato che evidenziava come il “refertatore” dell’elettrocardiogramma per la visita “non agonistica” dovesse essere il solo cardiologo.
Abbiamo provveduto a fare chiarezza facendo pubblicare sulla stessa rivista un articolo che spiega come deve avvenire la visita di idoneità non agonistica, chi può farla e come il “refertatore” non debba essere, quindi, il solo cardiologo.
In tema di elettrocardiogramma per la visita di idoneità sportiva il medico “refertatore” non deve essere necessariamente il cardiologo, ma anche il medico specialista in medicina dello sport.
E’ quanto precisa la Federazione Medico Sportiva Italiana in risposta a Francesco Fedele, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, secondo il quale il referto va firmato da un cardiologo.
Ecco la risposta della Federazione:
“Nel corso del XXXV congresso della FMSI, la Federazione Medico Sportiva Italiana, che si è svolto la scorsa settimana a Roma fra i diversi temi scientifici e legislativi affrontati in tre giorni di dibattiti, relazioni e tavole rotonde, c’è stato anche quello relativo alla certificazione necessaria per ottenere l’idoneità sportiva. «Da sempre la prevenzione fa parte della nostra cultura – ha sottolineato più volte il presidente della Fmsi, Maurizio Casasco – È importante non solo perché va a ridurre il numero delle morti improvvise sui campi di gara, ma perché permette l’individuazione di pericolose patologie. Al riguardo bisogna capire una cosa: per chi fa attività fisica il rischio non è legato soltanto a problemi cardiopolmonari ma soprattutto alle concussioni cerebrali. Proprio per questo la formazione è fondamentale: la legge Balduzzi prevede l’applicazione del Pssd (Pronto soccorso sportivo defibrillato) ma spesso non viene rispettata, se non in alcune realtà circoscritte».
Altrettanto fondamentale per la FMSI è il ruolo della prevenzione che inizia proprio con la prima visita di idoneità sportiva. La legge prevede un elettrocardiogramma basale debitamente refertato con periodicità annuale per coloro che hanno superato i 60 anni di età e che associano altri fattori di rischio cardiovascolare; un elettrocardiogramma basale debitamente refertato con periodicità annuale per coloro che, a prescindere dall’età, hanno patologie croniche conclamate, comportanti un aumentato rischio cardiovascolare.
E il medico “refertatore” – precisano dalla FMSI – non deve essere necessariamente il cardiologo, ma anche il medico specialista in medicina dello sport.
Spetta sempre al medico certificatore, tenuto conto delle evidenze cliniche e/o diagnostiche rilevate, della possibilità di avvalersi anche di una prova da sforzo massimale e di altri accertamenti mirati agli specifici problemi di salute. Nei casi dubbi il medico certificatore si avvale della consulenza del medico specialista in medicina dello sport oppure, secondo il giudizio clinico, dello specialista di branca.
Il medico certificatore per legge può essere il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta (limitatamente ai propri assistiti) e il medico tesserato per la FMSI.
La Federazione Medico Sportiva Italiana, il Collegio dei Medici Federali ed il Coni hanno, però, concordato che l’ECG basale venga effettuato con periodicità annuale in ogni caso e compreso nel protocollo.
La FMSI richiede espressamente ai propri soci che nell’effettuazione della visita medico-sportiva effettuino contestualmente l’ECG senza aumenti di costi.”
(7-12-2016 – Fonte: Doctor33)
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Questo il testo dell’intervista al dottor Francesco Fedele:
«In tema di elettrocardiogramma nei nuovi livelli essenziali di assistenza c’è una novità di rilievo che chi redige i certificati sportivi deve tener presente: il referto va firmato da un cardiologo».
Francesco Fedele, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, che raccoglie le associazioni di settore, aggiunge un dettaglio importante al tema dei certificati sportivi agonistici e non agonistici, tornato alla ribalta dopo il congresso dei medici sportivi Fmsi. «Non basta avere il responso di una macchinetta per dichiarare che un cuore è “idoneo” all’attività sportiva, quei dati per essere validi vanno letti da una figura medica specialistica. E ciò a mio avviso è tanto più importante quanto più si scende con l’età dello sportivo: sono pochissimi i ragazzi che non praticano sport. A livello amatoriale ed agonistico, tutti sono interessati, ma ai giovani manca un momento di screening, non abbiamo più il medico scolastico, e questo purtroppo può spiegare il perché delle morti improvvise in campo tra ragazzi, adolescenti, giovani adulti di cui apprendiamo più di una volta al mese».
Dal 2013 (decreto del fare) i certificati sportivi sono stati resi non obbligatori per le attività ludico motorie, ma l’obbligo è rimasto per le attività non agonistiche: parascolastiche, giochi della gioventù locali e regionali, attività sportive in discipline agonistiche svolte da soggetti fuori età per la pratica agonistica. In questi tre casi, le linee guida del Ministero della Salute del 2014, elaborate con la Fnomceo, richiedono di presentare un elettrocardiogramma per ottenere il certificato dal medico di famiglia, pediatra o sportivo: se si tratta di ragazzi, basta uno pregresso, “una volta nella vita”; se si tratta di over 60 è invece sufficiente la presenza di un fattore di rischio (stile di vita sedentario) per richiedere l’ecg annuale; per gli under 60 il certificato va fatto annualmente se ci sono patologie croniche. Non richiedono il certificato le attività esentate dal Coni da una circolare del 13 giugno scorso, e cioè: tiro a segno, a volo, con l’arco, biliardo, bocce, dama, scacchi, bridge, bowling, golf, pesca di superficie, curling, aerei e barche telecomandate, cinotecnica. Non devono produrre certificato nemmeno i tesserati Coni non praticanti attività sportive e quelli a “impegno fisico evidentemente minimo”, che però non è ulteriormente specificato. Non devono produrlo nemmeno i praticanti attività ludico motorie che di fatto si restringono, nell’ambito del non-agonismo, a sale da ballo, alla palestra del dopolavoro e ai tesserati Figest: quelli che praticano sport tradizionali come fionda, morra, lippa, lancio del formaggio, e tiro alla fune (per il quale però un po’ di sforzo ci vuole…) Spesso, anche le palestre fuori dal circuito Coni chiedono il certificato, meglio se corredato da Ecg. Fedele è d’accordo. «Non è una pretesa, è giusto applicare a chi s’iscrive una linea guida dall’impatto positivo. Ad ogni età, quando si mette in moto il cuore bisogna fare un controllo» (Mauro Miserendino).
(7-12-2016 – Fonte: Doctor33)
Questi sono due documenti della Regione Lazio – Assessorato Salvaguardia e Cura della Salute (Gennaio 2000), inviati ai Direttori Generali delle aziende USL del Lazio, relativi all’argomento e già da allora chiari nella risposta al quesito:
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