di Marco Siffi – Personal Trainer
L’overtraining è uno squilibrio dell’allenamento che si verifica quando l’attività fisica praticata è troppo intensa, tanto che l’organismo non riesce, nei tempi di recupero, a eliminare la fatica accumulata. Questo squilibrio adattativo, conosciuto anche come sovrallenamento, provoca un continuo stato di stress psicofisico, che culmina nella staleness syndrome (rifiuto di allenarsi), danneggiando le prestazioni atletiche e rendendo più vulnerabile l’organismo a eventuali infezioni.
E’ possibile ritenere che un atleta incapace di recupero completo entro le 72 ore dall’impegno fisico massimale sia affetto da sindrome da sovrallenamento (7)(5).
L’overtaining è un fenomeno capace di colpire oltre il 65% degli atleti nel corso della loro carriera competitiva (6)(8).
Alcuni sintomi dell’overtraining comprendono:
Quando un atleta professionista va in sovrallenamento, il problema deve essere immediatamente individuato e affrontato, per evitare di mettere in pericolo la stagione agonistica. Sebbene queste situazioni si riscontrino principalmente negli atleti agonisti, non è infrequente osservarle anche fra gli sportivi amatoriali e gli appassionati di fitness che si allenano duramente.
Esistono alcuni parametri metabolici frequenti nell’overtraning, come l’aumento della ceruloplasmina, dell’urea e CPK. Negli atleti di endurance è presente lieve anemia, leucopenia, deficit di ferro, ridotta albumina sierica, ipoglicemia, ipotrigliceridemia, LDL e VLDL basse, aumento dei livelli plasmatici di noradrenalina, con diminuita escrezione basale di catecolamine.
E’ possibile effettuare alcuni test di laboratorio per la diagnosi del sovrallenamento, come ad esempio la ricerca della concentrazione della glutammina sierica, che diminuisce costantemente nell’overtraning, oppure il dosaggio delle IgA salivari, considerato il miglior marker dello stato immunitario alterato, la velocità di sedimentazione, il tasso delle gammaglobuline, il contenuto in CK e di magnesio (1)(2)(3).
Un altro fattore molto importante da considerare è quello psicologico; infatti l’allenamento troppo intenso può indurre l’atleta a sensazioni di inadeguatezza, scoraggiamento fino alla depressione ed alla sindrome di stanchezza cronica. Per questo risultano utili test capaci di misurare lo stato psicologico e il livello dell’umore (6).
Concludendo in linea di massima, alla base di quasi tutti i fenomeni di overtraining c’è un errato dosaggio del rapporto fra intensità degli allenamenti e recupero. Nel caso di atleti agonisti però, i rischi possono derivare anche dai calendari di gara, dall’errata pianificazione della stagione sportiva e dallo stile di vita: mancanza di sonno, stress ripetuti, errori alimentari possono creare i presupposti per determinare l’insorgenza della sindrome.
La Programmazione del Recupero per prevenire l’Overtraining
L’incremento razionale dei carichi di lavoro provoca modificazioni funzionali positive, cioè la cosiddetta super-compensazione.
Tuttavia spesso gli elevati volumi e intensità degli allenamenti attuali, ai quali si aggiunge un numero crescente di gare, pongono a tutti coloro che devono programmare l’allenamento problemi rilevanti, specialmente per quanto riguarda un rapporto ottimale tra carichi di allenamento e di gara.
Quando si parla di misure di recupero occorre distinguere le misure passive, nelle quali l’atleta viene sottoposto a interventi quali fisioterapia, idroterapia, termoterapia, elettrostimolazione e agopuntura, da quelle attive, in cui l’atleta pratica lavoro aerobico leggero, allungamento muscolare, training autogeno. Il recupero tra diverse frequenze e unità d’allenamento e dopo una gara dovrebbe essere svolto attraverso pause che permettano il completo ristabilirsi dell’organismo.
Troppo spesso, invece, l’alternarsi degli impegni e dei recuperi viene sottovalutato, inducendo il manifestarsi dei fenomeni di fatica e sovrallenamento. La pianificazione di un programma di recupero fisiologico deve essere personalizzata per ogni atleta, tenendo in considerazione tutta una serie di aspetti relativi alle abitudini di vita del soggetto.
Gli obiettivi delle misure di recupero fisiologico dovranno essere finalizzati a:
Nell’elaborazione di un corretto piano di recupero, bisogna considerare tutti quegli elementi che possono favorire l’omeostasi corporea, ad esempio:
E’ importante sapere che i tessuti e i processi di reazione all’affaticamento presentano tempi diversificati di recupero, come riportato nelle Tabelle 1 e 2.
Tabella 1 – Tempi di recupero muscolare negli atleti
Tabella 2 – Tempi di rigenerazione nei processi di recupero
Una volta considerati tutti i fattori precedentemente elencati, è importante stabilire quali siano le forme di recupero più indicate nell’atleta affaticato. L’applicazione delle differenti misure deve avvenire nella fase del recupero medesimo, se non addirittura in quella di super-compensazione.
Tra le principali forme di recupero sono da ricordare:
Risultano, inoltre, importanti fattori quali: il clima psicologico che si crea all’interno del gruppo, i rapporti che si instaurano con l’allenatore e con i compagni, le caratteristiche emotive dell’atleta, un corretto apporto alimentare prima e durante la gara o l’allenamento.
In conclusione, si ricorda che gli stimoli di allenamento o di partecipazione alle gare e le misure di recupero rappresentano un processo unitario e devono essere conseguentemente considerati come un sistema globale. Solo in questo modo si può disporre di uno strumento sicuro per il controllo e la regolazione delle capacità di prestazione, delle reazioni al recupero e degli adattamenti agli stimoli (3)(4).
Riferimenti bibliografici
MARCO SIFFI – Personal trainer
Laurea in Scienze Motorie Quadriennale, con specializzazione in scienze e tecniche dell’attività motoria preventiva ed adattata
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