PRESBIOPIA: UN INTERVENTO INNOVATIVO A “COLPI” DI LASER

Buone notizie per la terapia di uno dei difetti della vista più fastidiosi (forse anche perché ci ricorda l’avanzare dell’età …): la PRESBIOPIA. Oggi si può curare con un intervento innovativo a “colpi” di laser. Leggiamo in proposito la seguente notizia:
Finora è stato il difetto della vista più difficile da risolvere con la chirurgia refrattiva; ma anche per la presbiopia, il calo della capacità di mettere a fuoco gli oggetti vicini che in genere compare fra i 40 e i 50 anni, continua la ricerca di un’alternativa agli occhiali. Una delle tecniche messe a punto negli ultimi anni prevede di “allargare” il bulbo oculare con dei piccoli tagli effettuati sulla sclera, la parte bianca dell’occhio, senza toccare quindi cornea e cristallino.
La tecnica prende spunto da una teoria proposta alcuni anni fa da un oculista statunitense, Ronald Schachar, che capovolge l’interpretazione del meccanismo che permette all’occhio di accomodare, cioè di mettere a fuoco gli oggetti vicini. Secondo la teoria classica il muscolo ciliare, il muscoletto attaccato con delle fibre alla periferia del cristallino, la lente interna all’occhio, è contratto quando guardiamo da lontano in modo da mantenere piatta la lente. Quando il muscolo si rilascia, il cristallino, grazie alla sua elasticità, tende ad aumentare la curvatura, consentendo così di mettere a fuoco gli oggetti vicini; la presbiopia sarebbe dunque dovuta ad un indurimento del cristallino che, perdendo la sua elasticità, perde anche la capacità di aumentare la curvatura.
Secondo la nuova teoria accadrebbe esattamente l’opposto: il muscolo si contrae per consentire l’accomodazione, aumentando la tensione della lente che si fa più sottile alla periferia, ma aumenta la curvatura al centro. Da qui una diversa interpretazione della presbiopia che imputa il fenomeno al fatto che nel corso della vita il cristallino continua a crescere, aumentando ogni anno di 0,02 millimetri. “Con la crescita del cristallino si riduce lo spazio a disposizione del muscolo, di conseguenza le sue fibre sono lasse e, anche se si contraggono, non riescono a modificare la curvatura del cristallino” spiega Umberto Merlin, oculista a Rovigo e past‑president della S.O.I., la Società Oftalmologica Italiana. Da qui anche l’idea di un nuovo metodo per correggere la presbiopia: “Se si riesce ad aumentare il diametro del bulbo, lo spazio fra cristallino e muscolo ciliare aumenta, le fibre tornano a essere in tensione e una piccola contrazione del muscolo riesce a trasmettere la tensione alla periferia del cristallino” chiarisce ancora Merlin. Ed è questo il principio su cui si basa la cosiddetta LaPR, Laser Presbiopia Reversal, che viene eseguita grazie a un particolare laser, il laser a erbio. “Si tratta di uno strumento che non sprigiona calore.
Non riscaldando il tessuto, il laser a erbio permette di vaporizzare piccole parti di tessuto sclerale senza provocare lesioni o infiammazioni”, spiega Stefano Pintucci, l’oculista romano che ha al suo attivo 150 interventi. La procedura dura circa 40 minuti e i due occhi vengono operati nella stessa seduta: dopo l’applicazione di un collirio anestetico, nella sclera vengono praticate con il laser 8 incisioni di pochi millimetri di lunghezza. “È un intervento che si fa sulla “carrozzeria” dell’occhio ‑ spiega lo specialista. Le ablazioni praticate permetteranno a questa parte dell’occhio di espandersi e di guadagnare lo spazio perso”. Il recupero della vista è praticamente immediato e tende a migliorare nelle settimane successive, man mano che il muscolo si “allena”.
Ma non tutti sposano la nuova teoria e sono molti a raccomandare cautela. “La letteratura è divisa: studi recenti sulla fisiopatologia dell’accomodazione sarebbero orientati a smentire la teoria di Schachar e a confermare quella classica ‑ avverte Pasquale Troiano dell’Università di Milano. Sarei cauto prima di dire che con questo intervento abbiamo risolto la presbiopia; direi, piuttosto, che è un’opzione in alcuni casi selezionati”. La tecnica non può infatti essere proposta se la sclera è sottile o troppo rigida e in caso di infiammazioni dell’occhio. Inoltre, prima di eseguire la LaPR, è necessario correggere con la chirurgia refrattiva altri difetti visivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo) eventualmente presenti.
Alternative: Il cristallino artificiale
La più promettente fra le procedure chirurgiche alternative alla Lapr è la cosiddetta Prelex (Presbyopic lens exchange). Si tratta di effettuare un intervento analogo a quello per la cataratta in cui il cristallino viene sostituito con una lentina intraoculare multifocale che consente di mettere a fuoco sia da lontano, sia da vicino. “Oggi il problema della Prelex è che non abbiamo ancora un cristallino artificiale veramente valido. Penso però che non appena disporremo di impianti adeguati potrà diventare la tecnica di riferimento”, spiega il professor Troiano. Un’altra strada che si è tentato di percorrere è quella della monovisione. In pratica, un occhio viene reso miope in modo da consentirgli la visione da vicino, mentre l’altro occhio viene utilizzato per vedere da lontano. Questa procedura ha però il difetto di far perdere la visione stereoscopica, alterando la percezione della profondità.
(Franco Marchetti – Corriere della Sera, 21 maggio 2006)
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