QUALE E’ IL SEGRETO DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO?

di Giulio Rattazzi

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A Pasquale Bellotti, allora mio docente universitario, feci una domanda, forse ingenua o forse banale, ma nello stesso tempo maliziosa, con lo scopo di carpire chissà quali segreti, tra quelli che certamente si celavano (così io pensavo) nelle menti dei grandi esperti del movimento umano:
“Professore, mi scusi, ma qual è il segreto dell’allenamento sportivo?”
Il professore, dopo una breve riflessione, mi rispose semplicemente così:
“Il buon senso, è il buon senso il segreto.”
Questa risposta mi lasciò attonito, perplesso. Nel mio immaginario mi sarei aspettato una ben più complessa ed articolata soluzione del mondo esoterico dei guru dell’allenamento sportivo.
Tra noi calò un certo silenzio. In quel momento, da povero presuntuoso, pensai pure:
“Ma che razza di risposta è mai questa?!?”

Passarono i giorni, passarono le settimane e si avvicinava il Natale e il professore, con mia grande meraviglia, mi regalò un libriccino, accompagnandolo con queste parole:
“Qui dentro è custodito tutto quello che devi conoscere sull’allenamento sportivo, insieme alle nozioni di qualche buon libro di fisiologia (in realtà pochissimi sono buoni).”
Scartai il regalo e, con mia sorpresa e nello stesso tempo stupore, lessi il titolo del libro:
I sette saperi necessari all’educazione del futuro, di Edgar Morin.

Dentro di me pensai: mah, I sette saperi necessari … Ma necessari a cosa ? A cosa? All’educazione ?!?!?
Cosa c’entra tutto questo, cioè l’educazione, con l’allenamento sportivo?!?!
Non sapevo e non immaginavo che, di lì a poco, la lettura di quel libro avrebbe cambiato non solo la mia visione dell’allenamento sportivo (fatto di test, tabelle, tecnologia, carichi ecc.), ma la visione della vita stessa.
Edgar Morin, sociologo francese, completa il discorso nel libro La testa ben fatta, nel quale introduce un concetto, secondo me fondamentale, anzi direi radicale ed essenziale, che ben si lega al buon senso a cui si riferiva Bellotti: la serendipità.

Serendipità

Morin scrive:
Lo sviluppo dell’intelligenza generale richiede di legare il suo esercizio al dubbio, lievito di ogni attività critica, che, come indica Juan de Mairena, permette di “ripensare il pensato”, ma comporta anche “il dubbio del suo stesso dubbio”. Deve fare appello all’ars cogitandi (la quale include il buon uso della logica, della deduzione, dell’induzione), l’arte dell’argomentazione e della discussione. Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamavano métis, “insieme di attitudini mentali … che combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità”. Infine si dovrebbe partire da Voltaire e da Conan Doyle, poi esaminare l’arte del paleontologo o dello studioso della preistoria, per educare alla:
Serendipità, arte di trasformare dettagli apparentemente insignificanti in indizi che consentono di ricostruire tutta una storia. Poiché il buon uso dell’intelligenza generale è necessario in tutti i domini della cultura umanistica e della cultura scientifica, e naturalmente nella vita, è proprio in questi domini che si dovrà mettere in rilievo il “ben pensare” che non conduce per nulla a diventare benpensanti.

Credo che la La testa ben fatta sia uno dei più grandi libri sull’allenamento sportivo, che non parlano di allenamento sportivo.

Agli occhi di un esperto potrei sembrare un eretico e magari secondo lui dire una serie di sciocchezze, ma provate a leggere La testa ben fatta – Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, vi accorgerete voi stessi di quanto sia importante conoscere le pagine di questo libro per comprendere a fondo i principi dell’allenamento sportivo e della formazione giovanile.
Un libro rivolto a tutti gli insegnanti, non solo, direi anche agli allenatori, allenatori che conseguono uno scopo radicale: Educare.
Educare per una vera e propria missione, missione di passione, fede e amore.
Allenare non è una parola risposta ma una parola problema. Che si percorre nel cammino dell’incertezza e non nell’illusione della periodizzazione dell’allenamento. L’allenamento è un fenomeno complesso che non può e non deve essere assoggettato a percorsi prestabiliti, per questo:

  • Strategie e non programmi

Direbbe Antonio Machado:
Caminante no hay camino sino estelas en la mar …
Viandante non c’è una via ma scia sul mare …

La via si fa col cammino. Non possiamo prestabilire, non possiamo programmare, non possiamo pianificare tutto. La strada dell’allenatore con il suo atleta non è mai uguale a sé stessa, vi sono sempre continui cambiamenti, cambiamenti ai cambiamenti …
Senza mai dimenticare i principi naturali, alla base dell’allenamento sportivo, allo scopo di conseguire l’obiettivo, allenare vuol dire: creare, ricreare, adattare e adattarsi alle circostanze in continuo mutamento.

Per questo ci viene in aiuto la teoria dei sistemi complessi con il concetto di “Orlo del Caos” descritta nel bellissimo libro Prede o Ragni di Alberto Felice De Toni e Luca Comello: L’orlo del caos è una zona in delicato equilibrio, sempre in bilico tra i due estremi dell’ordine e del disordine.
Come canta Vasco Rossi in Sally: “La vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia”.

L’orlo del caos, lontano dall’equilibrio, è un luogo di creazione, ma può essere anche un luogo di distruzione. Rischia di precipitare da due lati.
Da una parte si ritrova un ordine troppo statico per tenere il passo della vita e dell’evoluzione. Dall’altra parte si ritrova un disordine frenetico e incontrollabile, potenzialmente distruttivo, un’instabilità di fondo che non si sa dove porta.
L’orlo del caos è là dove la vita ha abbastanza stabilità da sostenersi e creatività sufficiente da meritare il nome di vita. Solo mantenendo il passo dell’evoluzione, solo cambiando, i sistemi complessi possono rimanere se stessi. L’orlo del caos è pertanto il luogo del cambiamento, dell’innovazione, della discontinuità.
Credo che il ruolo dell’allenatore debba essere quello di cercare sempre di gestire l’equilibrio all’orlo del Caos.
Nella Testa ben fatta, che potremmo simpaticamente ribattezzare L’allenamento ben fatto, Edgar Morin
recita un passo fondamentale, secondo me uno dei principi del modus operandi dell’allenamento sportivo:
la Strategia

La strategia si oppone al programma, sebbene possa riportare elementi programmati. Il programma è la determinazione a priori di una sequenza di azioni in vista di un obiettivo. Il programma è efficace in condizioni esterne stabili che possiamo determinare con certezza. Ma minime perturbazioni in queste condizioni sregolano l’esecuzione del programma e lo condannano ad arrestarsi.
La strategia si stabilisce in vista di un obiettivo, come il programma: essa prefigura scenari d’azione e ne sceglie uno, in funzione di ciò che essa conosce di un ambiente incerto. La strategia cerca senza sosta di riunire le informazioni, di verificarle, e modifica la sua azione in funzione delle informazioni raccolte e dei casi incontrati strada facendo.
Tutto il nostro insegnamento tende al programma, mentre la vita ci chiede strategia e, se possibile anche serendipità e arte. E’ proprio un ribaltamento di concezione che si dovrà attuare per prepararci ai tempi dell’incertezza.”

Bibliografia

  1. Morin E.: I sette saperi necessari all’educazione del futuro – Raffaello Cortina ed., Milano, 2002, pagg. 122
  2. Morin E.: La testa ben fatta – Raffaello Cortina Editore, Milano 2000
  3. De Toni A. F. e Comello L.: Prede o ragni? Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità -Torino, Utet, 2005

L’Autore
Mi chiamo Giulio Rattazzi.
Mi sono occupato di diverse attività relative alle Scienze Motorie tra queste:
Allenamento sportivo, preparazione atletica, istruzione, formazione giovanile, riabilitazione, ricerca universitaria, management, pubblicazioni scientifiche, divulgazione scientifica, programmazione informatica, sviluppo e invenzioni di tecnologie, consulenze scientifiche, insegnamento, disabilità, didattiche innovative, valutazione funzionale dell’atleta con invenzione di metodo statistico (Catturare l’evoluzione dei fenomeni con il ricalcolo dei punteggi “z”) e ideazione di software dedicati, ideatore e realizzatore di DeMotu.

Giulio Rattazzi, IJumpV2Free©, (SIAE) Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, numero progressivo: 008344, ordinativo: D007543, 03-04-2012, ottenibile dal sito web: www.demotu.it

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