Maurizio Lollobrigida
Il ruolo del pattinaggio sulle capacità condizionali, coordinative, psicologiche e sulle attività sociali.
Epidemiologia e Prevenzione degli infortuni nei Rollers Sport. Tre anni di studi ed osservazioni degli infortuni dei tesserati della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio. Probabili cause e prevenzione.
L’anima del presente studio si fonda sull’ipotesi che la pratica del pattinaggio, caratterizzata dall’utilizzo di un attrezzo sportivo indossabile, offre la possibilità di esercitare e attuare una ampia gamma di movimenti, specifici ed aspecifici, che assicurano dei benefit psico motori, estendibili alla sfera pedagogica e sociologica, con un rischio di infortunarsi quasi nullo per il pattinatore. Il presente studio si propone, quindi, come una revisione della letteratura scientifica attuale.
Lo studio è iniziato partendo da una analisi statistica sugli infortuni occorsi agli affiliati alla FIHP (Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio), nel quadriennio olimpico 2009-2012. Il Pattinaggio, Pa, non è solo una attività ricreativa, ma anche sportiva, con diverse specialità. Su 97087 affiliati nel quadriennio la percentuale di infortuni è stata dello 0.54%. Questo dato contrasta con le statistiche internazionali che considerano più alto il rischio di infortunarsi.
L’analisi incrociata dell’elaborazione dei dati, con alcuni studi ha reso possibile individuare le probabili cause degli infortuni: l’effetto delle vibrazioni del Pattino, P, sul riflesso H [Riflesso H – È l’equivalente elettrico del riflesso monosinaptico da stiramento. Viene eseguita una stimolazione elettrica di un nervo misto a intensità progressivamente crescente. Inizialmente vengono attivate solo le fibre Ia (che presentano una soglia più bassa degli assoni alfa) con conseguente registrazione della sola risposta riflessa; con l’aumentare dell’intensità di stimolazione, compare la risposta M (o risposta diretta) determinata dall’attivazione degli assoni alfa e si determina una riduzione, sino alla scomparsa, della risposta H. Questa metodica consente pertanto la registrazione della velocità di conduzione delle fibre sensitive e motorie del SNP prossimale.]; il sovraccarico funzionale sulla muscolatura lombare; la tipologia della contrazione muscolare; l’effetto dei salti; la tipologia della scarpa utilizzata; l’effetto sull’organo vestibolare; lo stato funzionale dell’atleta; il sesso; l’età; il tempo. Questi fattori hanno potuto permettere la formulazione delle adeguate contromisure. Lo studio si conclude con le indicazioni di apposite linee guida.
Una volta definito che il Pa non è uno sport rischioso, si è voluto dimostrare quali effetti positivi possono intervenire sulla condizione dell’uomo attraverso la pratica del Pa stesso.
L’idea è quella di dimostrare che il PATTINO, P, ha un ruolo importante nelle attività di formazione ed allenamento della forza, dell’endurance, delle capacità coordinative, nel miglioramento della consapevolezza del proprio IO motorio. Inoltre, si è cercato di dimostrare se il P potesse essere impiegato nell’ambito educativo, rieducativo, riabilitativo, e sociale. L’ipotesi è quella di collocare il P ed il Pa, come valida attività motorie, e sportiva, al pari o meglio della corsa, attività motoria che oggi, specie per le nuove generazioni, risulta difficile, faticosa, poco motivante nel praticarla. Questa poca passione nel correre delle nuove generazioni di giovani ragazzi e di giovani adulti, avrà sicuramente degli effetti negativi sulla salute dell’uomo e sul profilo del miglioramento delle abilità motorie. Questi effetti negativi potrebbero influenzare il processo evolutivo dell’uomo, o comunque portare a forme serie di ipocinesia.
La ricerca non dà indicazioni e risposte su come si apprendano, si acquisiscono, e si perfezionino le tecniche sportive del gesto. Ma, si pone la domanda, su come queste tecniche si possono utilizzare nel complesso ambito della motricità umana.
Uno studio che partendo dal mezzo che viene utilizzato, il Pattino, P, e dal gesto che ne consegue, il Pattinaggio, Pa, arrivi a indicarne i potenziali e reali benefici.
La presente ricerche ha passato in esame circa 120 studi, ritenuti validi ai fini del progetto, che sono stati sviluppati nel tempo, e che riportavano l’impiego del pattino, e la conseguente attività del Pa, come oggetto di ricerca. Ne sono stati ritenuti validi 48.
I risultati, a volte sorprendenti confermano tutte le ipotesi formulate. Ovviamente con le dovute cautele, e i necessari approfondimenti didattico metodologici, si potrebbe rendere il Pa, uno strumento didattico fondamentale nell’ambito dell’educazione fisica, motoria, e dell’attività motoria preventiva, riabilitativa ed adattata. Oltreché utile a far riflettere e motivare il docente, o l’esperto, ad approfondire ed ampliare le attuali conoscenza della pratica del Pa.
Il complesso processo di ominazione ci ha portato dalla brachiazione, alla locomozione bipede. Questo processo evolutivo, non ha interessato solo la morfologia e le strutture motorie degli arti, ma ha interessato tutte le strutture sia muscolari che neuronali che intervengono nel controllo della postura e dei movimenti. Tanto è vero che, rispetto ad altre specie, nell’uomo si sono andati a strutturare ed a specializzarsi, gli organi proposti al controllo del movimento ed in particolare l’organo preposto al controllo motorio dell’equilibrio e della coordinazione muscolare volontaria ed involontaria: il cervelletto.
Inoltre, parallelo al processo di erezione e del conseguente bipedismo, che ci ha portato anche a conquistare una posizione di dominanza nella visione del territorio, c’è stato lo sviluppo dell’istinto di correre, di correre sempre più velocemente, per cacciare prede e per conquistare territori. Dal correre per cacciare prede si è passati al correre per competere, alle gare di corsa. Ed è, per questo desiderio di correre sempre più velocemente per cacciare, per conquistare, per competere, che si sono sviluppati, per l’ingegno dell’uomo, altri mezzi per correre sempre più veloce. L’ingegno dell’uomo si è sviluppato anche in funzione del territorio che cercava di conquistare ed esplorare. Le stagioni e le latitudini influenzarono molto questo processo. I grandi popoli del Nord Europa, hanno inventato strumenti che permettessero loro di viaggiare e spostarsi, nei periodi invernali, quando i fiumi ed i laghi ghiacciavano, per cacciare o conquistare nuovi territori. Questi strumento oggi si chiamano Pattini, non è dato di sapere il loro nome originale.
Oggi i Pattini si utilizzano principalmente per lo sport, per l’arte o per il piacere, ma inizialmente si sono sviluppati come un mezzo di locomozione, circa 3000 anni fa (Luik, 2000). Le antiche saghe scandinave suggeriscono che i primi pattini da ghiaccio sono stati piccole lame di legno, ma nessun studio archeologico è in grado di documentare queste informazioni. Comunque, molti risultati mostrano e ci evidenziano l’uso di ossa di animali, usati come pattini da ghiaccio in grandi aree europee e in alcune regioni della Russia settentrionali fin dall’età del bronzo (Brown, 1959; Muhonen, 2005).
Forse per caso, forse per necessità, forse per ingegno, l’uomo osservando le ossa del torace di un cervo, e capendo che queste scivolavano meglio sul ghiaccio, forse perché aveva già inventato la slitta, trovò il modo di fissarle sotto la pianta del piede. Da quel momento nacque il Pattinaggio.
Dal pattinaggio sul ghiaccio al pattinaggio a rotelle passano diversi secoli. Ma una volta intrapreso questo percorso di sviluppo del Pattino, non si è più tornati indietro. Anzi il P si è continuato a sviluppare sempre più in modo tecnologico.
Lo sviluppo tecnologico ha migliorato sempre di più l’attrezzo, in modo da renderlo adatto e pratico a chiunque desideri provare questa attività motoria. Purtroppo quando si provano nuove attività il rischio di sbagliare è sempre presente, perché serve apprendere ed adattare le abilità motorie all’attrezzo, e questo se fatto in modo autonomo può causare seri infortuni a chi le pratica. Comunque, questo continuo provare ha prodotto degli adattamenti, creando nuove abilità, ed ha permesso il continuare del processo evolutivo della deambulazione dell’uomo.
Questi ultimi due aspetti, l’apprendimento e l’adattamento a nuove abilità motorie, e la possibilità di infortunarsi nel mentre si provano, sono interconnessi. Per questo vengono studiati mezzi e metodi per rendere questi apprendimenti sempre più sicuri. Spesso accade che il desiderio di affrontare queste nuove sfide, prevale sulla prudenza, ed ecco perché il desiderio di provare il Pa in forma autonoma, senza il sostegno di una adeguata didattica, e di una adeguata prevenzione genera inevitabilmente il rischio di infortunarsi. E, più è alto il numero di coloro che provano, e più è alto il rischio degli infortuni. Comunque, quando l’attività di Pattinaggio viene svolta sotto la supervisione di personale esperto questo rischio è praticamente nullo.
Come tutte gli aspetti evolutivi, questi creano degli adattamenti. Questi adattamenti non sono indolori per l’uomo, ma una volta individuati e conosciuti si studiano i mezzi per risolverli sotto il profilo preventivo ed adattativo.
Proprio il risolvere di queste problematiche, e il parallelo processo di adattamento, attraverso la pratica del Pa ha prodotto l’acquisizione di nuove e sempre più evolute abilità motorie. Queste abilità motorie sono strettamente connesse sia con le strutture neuronali, che con le strutture meccanico muscolari. I conseguenti adattamenti, studiati ed individuati, hanno evidenziato una serie di benefici che possono essere, di volta in volta, inseriti in un processo di specifici apprendimenti. Anzi, succede spesso, che le nuove abilità servono anche per prevenire, tutelare, mantenere, e rinforzare le già acquisite abilità e capacità motorie dell’uomo.
Ma non solo, il movimento sinusoidale, armonico ed aggraziato del P, ha stimolato il piacere a muoversi, sviluppandosi in sport, arte, costume. In pratica … Pattinare.
La ricerca potrà essere impiegata dagli allenatori nella scelta degli esercizi fisici, “elementi della struttura dell’allenamento“ secondo il criterio della tecnica sportiva. In alcune fasi della programmazione, può essere utile proporre agli atleti l’apprendimento e il consolidamento dell’attività del Pa, per le quali si ricerca la massima forma sportiva. La potranno utilizzare quanti si occupano dell’avviamento allo sport nelle fasce giovanili, e i docenti di educazione fisica e motoria; la potranno utilizzare, anche, gli specialisti del settore sanitario, i pediatri e i geriatri. Questo perché, il Pa potrebbe rientrare nell’ampia scelta delle attività che vanno organicamente consigliate per ottenere una formazione motoria, “improntata alla multilateralità “ la più varia e completa possibile, ed anche per facilitare il recupero funzionale dopo traumi ed infortuni. Infine, si potrà consigliare la pratica del Pa, anche per la prevenzione ed il recupero di disquilibri muscolari e neuronali.
Il Pa, nelle sue molteplici e diverse espressioni, racchiude un insieme di elementi sportivi che si trovano già in diverse discipline sportive. La particolarità sta nella maggiore difficoltà di compiere atti motori in condizione di equilibrio instabile, che deve essere reso stabile, ed a più alta velocità che si sviluppa con la pattinata.
Sulla base di queste ipotesi si può considerare “il pattino come l’ evoluzione della scarpa”. Si gioca, si corre, si salta, si balla, “si pattina” . Tutto questo implica necessariamente un maggior controllo motorio.
La ricerca non identifica in modo specifico il mezzo, partendo dal presupposto che il “pattino è il pattino”. Quindi, non viene analizzata la differenza di mezzo tecnico, identificabile nella struttura a lama, o a ruote. Nella ricerca viene considerata l’attività del pattinare.
Sta ai singoli lettori saperne identificare le definite peculiarità tecniche.
Il metodo utilizzato in questo studio, è partito dall’esperienza pratica del ricercatore.
Tale esperienza si fonda su oltre 40 anni di attività pratica di pattinaggio. L’esperienza iniziata da novizio, è passata per essere atleta, allenatore, studente di scienze motorie, docente di scienze motorie infine ricercatore in ambito sportivo e di fitness. Tale esperienza pratica, si è combinata con le conoscenze e competenze scientifiche teoriche e pratiche. Questo ha permesso di identificare i criteri di ricerca nei diversi data base scientifici, individuando gli item che erano adeguati al presente studio.
I termini: Skate, Skating, In Line Skating, Speed Skating, Inline Skating, Ice Skating, Roller Sport, sono stati inseriti nei più importanti motori di ricerca scientifica: PUBMed, BJSM, NCKI, ScienceDirect, Google Schoolar.
Gli oltre 2000 item emersi, sono stati poi filtrati; eliminati i doppioni, eliminati quelli relativi ai brevetti tecnici, eliminati quelli che non erano attinenti alla pratica del pattinaggio. Le ricerche che trattavano di allenamento specifico, di valutazione funzionale diretta o indiretta, di tecnica, di meccanica, sono state analizzate, ma non accolte nel presente studio. Molte ricerche, in lingua originle cinese e coreana, che nella traduzione automatica dei motori di ricerca risultavano potenzialmente utili, ma non comprensibili sono state cestinate. Comunque rimane il fatto che nei Paesi Asiatici, in articolare in Cina, esistono diveri stuti che potrebbero rilevarsi utili, usufruendo di adeguate traduzioni. Sono state ritenute valide tutte quelle ricerche che trattavano di comportamento, di anatomia, di psicologia, di comparazione con altri sport, di valutazione fisica, di prevenzione e di infortuni, di attività sociale ed economica.
Nella ricerca non si è considerata la disciplina sportiva praticata, ne la tipologia del mezzo usato. E’ stato considerato solo l’uso del gesto tecnico, il pattinare, Pa, ed è stato considerato solo il mezzo usato, il pattino, P.
Pattino con lame da giaccio e pattino con le ruote – Il gesto e il movimento sono equipollenti e possiamo affermare che lo sono anche le valutazioni che ne derivano. Questa considerazione è suffragata dal fatto che, nello sport di alto livello esistono diversi casi nei quali gli atleti gareggiano sia nell’una che nell’altra disciplina sportiva praticata.
Comunque si è tenuto particolarmente conto, e di conseguenza privilegiato, nella ricerca della pratica del Pattinaggio a Rotelle, PaR. Questo per i seguenti motivi: 1) una sua diffusione territoriale maggiore (viene praticato in tutti e 5 i continenti) ed il maggior numero di praticanti; 2) la possibilità di praticare il PaR in qualsiasi ambiente, basta una piccolo spazio liscio per pattinare, non essendo necessario realizzare costosi impianti sportivi; 3) la possibilità di praticarlo in ogni periodo dell’anno.
Essendo un argomento in continua evoluzione, in particolare negli ultimi anni il Pa ha destato interesse nel mondo scientifico, con sempre più numerose ricerche prodotte.
Per una migliore struttura organizzativa della ricerca e per fare definitivamente chiarezza, con lo scopo di dimostrare in modo inequivocabile che il “pattinare” è una attività di fitness sportivo a basso rischio di infortuni, si è deciso di suddividere la ricerca in due parti.
La prima riguarda uno studio epidemiologico e di prevenzione degli infortuni nei Rollers Sport. Questo perché, le prime ricerche che emergono quando si ricerca il termine “skate”, riguardano in prevalenza casi di infortunio (injury). Basta solo questo fattore a far si che il mondo scientifico e sportivo risultano impaurito da questa pratica sportiva, tanto da sconsigliarla. Si rende quindi necessario uno studio che inserisca il Pa nel giusto ruolo.
La seconda riguarda una meta analisi di quelle ricerche che hanno come oggetto il pattino ed il pattinare. Tra i diversi studi, ne sono stati individuati alcuni che davano spunto a riflessioni ed a futuri argomenti di approfondimento e di sperimentazione.
In pratica, si è trattato di individuare il più possibile quelle ricerche che hanno utilizzato il Pa in modo innovativo e diverso dalla semplice attività motoria e sportiva. Le sorprese sono state molte, tanto che il ricercatore ha ipotizzato possibili sviluppi di studio e possibili futuri impieghi del P e del PaR.
La conclusione è che è veramente possibile considerare il Pattinaggio come uno sviluppo del complesso processo evolutivo della deambulazione.
Epidemiologia e Prevenzione degli infortuni nei Rollers Sport. Tre anni di studi ed osservazioni degli infortuni dei tesserati della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio. Probabili cause e prevenzione.
Il pattinaggio è una attività motoria praticata dall’uomo per mezzo dell’utilizzo di un apposito attrezzo che viene indossato ai piedi: il pattino. Il pattino è costruito da apposite scarpe, alle quali viene vincolato un telaio, con delle ruote – il pattino a rotelle – o con una lama – il pattino da ghiaccio.
Lo spostamento avviene su superfici ghiacciate, levigate, o su superfici lisce, dure e compatte. Lo spostamento avviene attraverso lo scivolamento delle lame sul ghiaccio o delle ruote sul percorso.
L’azione tipica del pattinaggio è la pattinata. Questa si differenzia, in modo netto, dalla deambulazione. La deambulazione dell’uomo viene definita come successione ritmica ed alternata di movimenti degli arti inferiori combinata agli arti superiori, ed esiste un momento di caduta in avanti, dato dall’azione propulsiva (la spinta del piede) che è posteriore alla perpendicolare a terra del baricentro e l’azione avviene in senso antero-posteriore. Invece, nella pattinata si assiste ad una azione ritmica e coordinata degli arti inferiori, sempre con quella degli arti superiori, che avviene per scivolamento e le azioni propulsive sono prevalentemente laterali. Questo origina un movimento tipico definito “balance”.
Durante questa azione di balance, la spinta degli arti inferiori, che si trovano in una posizione piegata o semipiegata e quindi non ad arto disteso, si associa una coordinata azione di spinta data dall’azione del bacino, e quindi anche del tronco, che fa effettuare un trasferimento di forze, che amplifica l’azione di spinta dell’arto inferiore.
Tutta l’azione avviene per scivolamento del pattino sulla superficie ed in ogni caso non esiste alcuna fase di caduta. Si differenzia ulteriormente dalla corsa perché non è presente la fase di caduta, o di volo quando si corre, evitando l’impatto al suolo. In pratica sono presenti solo spinte di scivolamento laterale. Da questo movimento nasce il movimento sinuoso, tipico del pattinaggio: il balance.
Il pattinaggio si può interpretare sotto diversi aspetti
1) Il pattinaggio è da interpretare come una pratica sportiva. In questo ambito sviluppa tutta una serie di considerazioni tecniche e metodologiche-scientifiche, ben definite dai regolamenti sportivi e dalle conseguenti strategie scientifiche, di ricerca, per l’ottenimento della miglior performance sportiva. Questo per individuarne quali sono le caratteristiche fisiologiche – muscolari, interessate alla prestazione e come esse si sviluppano.
2) Il pattinaggio si interpreta come una attività di fitness. Le informazioni scientifiche esistenti, derivanti dall’alta prestazione, individuano una serie di benefici che tale attività procura, sia alle capacità condizionali sia a quelle coordinative. Queste possono essere impiegate per lo sviluppo del benessere psico fisico, legato all’attività del Roller- Fitness.
3) Il pattinaggio si interpreta come una attività ludico ricreativa, adatta per lo più agli individui più piccoli, ma anche ai soggetti adulti, i quali trovano piacevole, divertente e motivante compiere movimenti sulle ruote o sulle lame.
4) Il pattinaggio si intende come una attività socializzante (infatti i pattinatori tendono ad aggregarsi in gruppi urbani di diversa etnia e provenienza sociale) diventando una attività fondamentale negli “Urban Sport”.
5) Infine, il pattinaggio si interpreta come mezzo di locomozione urbana alternativo, moderno ed economico, adatto a chi desidera muoversi in modo più veloce ed agile del camminare.
Il Pa, considerato in tutte le forme elencate, comunque ha un certo rischio. Durante la sua pratica può dare origine ad infortuni. Evidenze scientifiche non solo considerano i rischi di questa attività, ma, addirittura, considerano la pratica del Pa un rischio gravissimo, ma dal considerare il Pa una sciagura, alla semplice possibilità di infortunio, occasionale o conseguente alla pratica, esiste una grande differenza.
Questo studio cercherà di definire al meglio il ruolo della pratica del pattinaggio nell’insorgenza degli infortuni.
Il pattinaggio a rotelle viene praticato in tutti e cinque i continenti e l’attrezzo utilizzato è il pattino a rotelle; le superfici dove si può pattinare sono praticamente indefinite: la condizione necessaria è che siano lisce e scorrevoli, sia pianeggianti che non. Il pattinaggio su ghiaccio invece viene prevalentemente praticato in Europa, Cina, Giappone, Korea, Canada, USA, Oceania, e in diversi paesi dell’ex Unione Sovietica.
Fin dalle origini il pattino si è sviluppato con lo scopo di spostarsi più agevolmente su superfici ghiacciate, o di spostarsi più velocemente su superfici compatte, utilizzando lame o ruote posizionate sotto le scarpe.
(by evolveshop)
In pratica si può considerare una vera e propria evoluzione della scarpa, evoluzione nata da un bisogno primario: quello della locomozione veloce e agile su superfici ghiacciate, compatte e dure.
Questo concetto evolutivo ha origini molto antiche ed è testimoniato da studi e ricerche storiche.
More than 3000 years ago, peoples living in the cold North European regions started developing tools such as ice skates that allowed them to travel on frozen lakes.
Più di 3000 anni fa, i popoli che vivono nelle fredde regioni del Nord Europa hanno sviluppato strumenti come pattini da ghiaccio che hanno permesso loro di viaggiare sui laghi ghiacciati. (a)
Si ritiene che i primi pattini da ghiaccio siano apparsi intorno al 400 dC: i pattini primordiali sono l’ulna e le costole di un cervo. Queste possono essere state utilizzate con lo stesso scopo per il quale si usavano per le slitte e venivano legate e tenute alle caviglie per facilitare la locomozione su ghiaccio. Questi primordiali pattini sono stati scoperti nel mese di aprile 1869 nel sito archeologico della Gooch e Cousins’, London Wall. Con loro c’erano due sandali romani.
It is believed the first ice skates appeared around 400 AD. The skates below are the ulna and radius of a red deer. They may have been sledge-runners or they may have been bound on to the ankles to aid locomotion on ice. They were discovered in April 1869 in the site of the Gooch and Cousins’ warehouse, London Wall. With them were two Roman sandal shoes. (b)
I pattini da ghiaccio erano probabilmente i primi strumenti di locomozione a propulsione umana per ottenere il massimo vantaggio dalle proprietà biomeccaniche del sistema muscolare: anche quando si viaggia a velocità relativamente elevate, nel pattinaggio il modello di contrazione richiesto ai muscoli è quello di accorciarsi lentamente, in modo che essi possano anche sviluppare un livello considerevole di forza.
Ice skates were probably the first human powered locomotion tools to take the maximum advantage from the biomechanical properties of the muscular system: even when travelling at relatively high speeds, the skating movement pattern required muscles to shorten slowly so that they could also develop a considerable amount of force.
Con la scoperta del ferro e successivamente dell’acciaio, le lame fatte di ossa sono state sostituite dalle lame di acciaio, che garantivano più scorrevolezza e minore usura. E la diffusione di tale attività di locomozione si è pian piano trasformata in attività sportiva e ludico-sportiva.
Il pattinaggio a rotelle ha avuto invece uno sviluppo differente: l’intento era sempre quello di creare un mezzo di locomozione alternativo, economico e più veloce del camminare.
We started roller skating back in the early 1700s. In Holland an unknown Dutchman decided to go ice skating in the summer, ice skating was the widespread method used in the Netherlands to travel the numerous frozen canals in winter. The unknown inventor accomplished dry land skating by nailing wooden spools to strips of wood and attaching them to his shoes. “Skeelers” was the nickname given to the new dry-land skaters.
In 1743 the first recorded use of roller skates in Britain was in a London stage performance. The inventor of this skate is lost to history.
The first recorded roller skate invention was in 1760, by the Belgian born John Joseph Merlin. He worked in London as an inventor and instrument maker. Mr Merlin attended a masquerade party wearing one of his new inventions. Metal-wheeled boots, desiring to make a grand entrance added the pizzazz of rolling in while playing the violin. Lining the huge ballroom was a very expensive wall-length mirror. The fiddling skater stood no chance and Merlin crashed solidly into the mirrored wall, as his roller skates crashed into society. (c)
La velocità con la quale ci si sposta sui P è incrementata nel tempo, e continua ad incrementare seppur più lentamente. Oggi con l’evoluzione del mezzo tecnico e delle possibilità di allenarsi in modo continuo, le velocità raggiungono punte massime prossime o superiori agli 80 Km/h.
Uno studio sperimentale ha voluto confrontare le velocità e le frequenze del passo con i diversi tipi di pattini impiegati nel tempo degli anni. Un confronto utile che ha permesso anche di valutare il costo metabolico, l’influenza della tecnica e fornire utili indicazioni sull’evoluzione del P. (a)
I valori che troviamo in queste due tavole ci permettono utili considerazioni:
– A velocità basse e con mezzo tecnico poco efficiente il costo metabolico aumenta notevolmente
– Il peso del pattino influenza il costo metabolico
– Aumentando la velocità deve aumentare lo scivolamento sulla superfice e deve aumentare la frequenza del passo in relazione allo scivolamento.
Fino alla metà del 1800 il pattino a rotelle era una brutta copia del pattino da ghiaccio: si tentava di sostituire, con alterne fortune, alla lama delle ruote.
Questa semplice sostituzione però non ha portato allo sviluppo ed alla diffusione del pattinaggio a rotelle, anche perché le strade non erano asfaltate e lisce e questo per il pattinaggio a rotelle è un vero problema, limitandone la sua pratica in ambienti chiusi.
Inoltre esisteva già la bicicletta, mezzo più sicuro, veloce ed economico di locomozione, soprattutto nei periodi estivi.
Questo almeno fino alla metà dell’800, quando vennero brevettati i “Quad Skate”, i pattini a 4 ruote.
In 1860 Reuben Shaler, an inventor from Madison, Connecticut, developed a skate designed to solve the maneuverability problem. Shaler patented a Parlor Skate, the first roller skate patent issued by the US Patent Office. This skate had four wheels attached by pins to a hanger which resembled today’s inline frames. They offered a rubber or leather ring on the wheels to allow them to grip the skating surface. These inline skates never caught on.
The four-wheeled turning roller skate, or quad skate, with four wheels set in two side-by-side pairs( front and rear ), was first designed, in New York City by James Leonard Plimpton in an attempt to improve upon previous designs. The skate contained a pivoting action using a rubber cushion that allowed the skater to skate a curve just by pressing his weight to one side or the other, most commonly by leaning to one side. It was a huge success, so much so that the first public roller skating rinks were opened in 1866, first in New York City by Plimpton in his furniture store and then in Newport, Rhode Island with the support of Plimpton. The design of the quad skate allowed easier turns and maneuverability, and the quad skate came to dominate the industry for more than a century. (c. d)
Le diverse origini ed i diversi ambiti di pratica del pattinaggio su ghiaccio e del pattinaggio a rotelle – nato il primo per necessità primaria il secondo per necessità secondaria – ne hanno condizionato il successivo sviluppo e diffusione.
Infatti, il pattinaggio su ghiaccio ha conosciuto e conosce ancora oggi, continui e costanti sviluppi di diffusione e di importanza mediatica e sportiva, mentre il pattinaggio a rotelle subisce l’effetto delle mode e stenta a farsi riconoscere appieno come mezzo di locomozione e di sport. Fortunatamente l’interesse del mondo sportivo e dei ricercatori, legato ad un costante aumento di praticanti, si sta concentrando anche sul pattinaggio a rotelle, per la sua variabilità nell’impiego e la sua maggiore fruibilità.
Questo interesse nasce anche da un processo evolutivo inverso, il ritorno al primordiale pattino in linea. Questa volta lo sviluppo industriale è stato di aiuto al processo evolutivo del pattino. La tecnologia, l’uso di scarpe rigide o semirigide, l’uso dei poliuretani per la realizzazione di ruote, la realizzazione di strade asfaltate e piste ciclabili e di impianti sportivi specifici, hanno permesso la diffusione del pattino a rotelle.
Mentre il pattinaggio su ghiaccio si è diffuso per necessità, il pattinaggio a rotelle si diffonde prevalentemente per scopi ludici e ricreativi. In particolare, nella borghesia dell‘800, si sentiva la necessità di realizzare una attività motoria ludica e divertente, che potesse ammaliare le signore e attirare l’attenzione di quella parte di borghesia e di nobiltà che ricercavano qualcosa per movimentare le loro giornate.
1760 – I rudimentali attrezzi inventati da Joseph Merlin
Una prima diretta conseguenza della diversa praticabilità e popolarità del pattinaggio, a vantaggio del pattinaggio su ghiaccio, è stato lo sviluppo e l’interesse del mondo sportivo. Già nel 1772 esistevano regole per la pratica del pattinaggio di figura.
The first instructional book concerning ice skating was published in London in 1772. The book, written by a British artillery lieutenant, Robert Jones, describes basic figure skating forms such as circles and figure eights. The book was written solely for men, as women did not normally ice skate in the late 18th century. It was with the publication of this manual that ice skating split into its two main disciplines, speed skating and figure skating. (e)
Successivamente si sono cominciate a diffondere le competizioni, e nel 1892 è stata fondata la International Skating Union, ISU.
The International Skating Union was founded in 1892 as the first international ice skating organization in Scheveningen, in the Netherlands. The Union created the first codified set of figure skating rules and governed international competition in speed and figure skating. The first Championship, known as the Championship of the International Eislauf-Vereingung, was held in Saint Petersburg in 1896.
L’ISU è una organizzazione sportiva che regola tutto il movimento del pattinaggio su ghiaccio ed è una delle due organizzazioni sportive facenti parte delle Olimpiadi Invernali. Solo successivamente si è sviluppata l’organizzazione sportiva del pattinaggio a rotelle.
La Federazione Internazionale Roller Sport, fondata nel 1924, regolamenta lo sport dedicato al mondo delle rotelle. Il PaR, non è ancora una disciplina olimpica. Anche questa differenza, non di poco conto, ne condiziona l’interesse mediatico e sportivo anche se l’interesse nella cultura popolare è testimoniato da molteplici eventi mediatici e cinematografici che sono nati prima dello sport del PaR.
• 1916 – Charlie Chaplin film “The Rink” is partially set at a roller skating rink & roller skating party.
• 1955 – Gene Kelly used roller skates as part of a dance routine in It’s Always Fair Weather.
• 1971 – The song Brand New Key by Melanie Safka uses roller skates as a theme.
• 1972 – Kansas City Bomber, starring Raquel Welch, is about the roller derby scene.
• 1975 – Rollerball – A dystopian SciFi centered on a roller skate based tournament.
• 1979 – Roller Boogie with Linda Blair
• 1980 – Xanadu, with Olivia Newton-John, has rollerskating as a recurring theme.
• 1980 – Heaven’s Gate with Kris Kristofferson and Christopher Walken, which is set in 1890s Wyoming, features a scene in an early roller skating rink called “Heaven’s Gate”.
• 1984 – Starlight Express, a musical written by Andrew Lloyd Webber opened on London’s West End. The cast perform on quad skates.
• 1995 – Man of the House features a scene where Jonathan Taylor Thomas uses early model rollerblades to get around Seattle.
• 1998 – In the Disney Channel Original Movie Brink!, in-line skating is presented as an extreme competition for teens in California.
• 2005 – The plot of the film Roll Bounce centered on a group of teenagers who compete in a rollerskating competition in the late 1970s.
• 2006 – In the movie ATL, set in Atlanta, the protagonist – rapper, T.I. – and his friends had a great love for skating.
• 2008 – MTV’s Americas Best Dance Crew auditioned Breaksk8, a group of Hip Hop dancers on roller skates.
• 2008 – The songs “Seventies” by Laurent Wolf and “Kim&Jessie” by M83, featured the “Miss’ile” skate dancers
• 2009 – The movie Whip It, starring Ellen Page and Drew Barrymore – Barrymore also directing – centers on a small-town girl who joins a hard core all-girl roller derby team.
• 2009 – In the MTV television film My Super Psycho Sweet 16, a roller skating rink Roller Dome
• 2010 – In the movie Skateland, starring Shiloh Fernandez and Ashley Greene, which is set in the 1980s, when roller skating was very popular and many teenagers used to go to roller rinks.
• 2010 – In the first season Glee episode Home, a local roller rink called Rinky Dinks is used for rehearsal space for the glee club after their auditorium is commandeered.
• 2015 – Rap duo Rae Sremmurd’s music video, “Throw Sum Mo”, is filmed at Moonlight Rollerway near Los Angeles, California.
• 2016 – Gwen Stefani’s music video, “Make Me Like You”, which is the first “live” video recorded during the 58th Annual Grammy Awards on February 15 and was filmed at Warner Bros. Studio’s Burbank, California.
• 2016 Disney Channel serie “Soy Luna”
Si può notare che dal 1980 l’interesse nella cultura popolare si è notevolmente ampliato; questo si deve all’effetto della moda del quad skate prima e del pattino in linea “rollerblade” dopo.
Dalla seconda metà degli anni ‘80 si assiste ad un incremento significativo di praticanti. Questo incremento, repentino ed eccezionale, si sviluppò fuori dal controllo del mondo sportivo, come forma di fitness, di svago, di nuova tendenza, di urban activity.
Di conseguenza le grandi masse di giovani e meno giovani che utilizzavano i pattini, con pratica autodidatta, per gran parte pattinavano fuori controllo tecnico e metodologico ed a volte borderline con la legalità. Questa nuova forma di fitness nacque spontanea e generò un nuovo stile di vita e un nuovo modo di fare attività, progenitrice di quelli che oggi vengono definiti “Urban Sport”.
Questo fenomeno di autodidatti del pattinaggio portò come conseguenza un proliferare di infortuni, che hanno interessato ed allarmato il mondo della ricerca scientifica e delle autorità politiche cittadine.
In diverse regioni degli USA prima, dell’Europa dopo e a livello mondiale successivamente, gli operatori sportivi del settore, che erano prevalentemente abituati a confrontarsi esclusivamente con gli atleti che praticavano il pattinaggio a rotelle, si trovarono impreparati a gestire il rollerblade o pattino in linea; solo in seguito il mondo sportivo si è interessato a questo movimento, cercando di aumentare l’attenzione a questo nuovo pattino.
Nuove tipologie di attività sportive e di gare sono state istituite e regolamentate e grazie a questa nuova tendenza sportiva il numero di praticanti ufficiali il PaR è incrementato, sviluppando un parallelo interesse artistico e coreografico, agonistico e ricreativo.
In ambito sportivo il PaR permette di praticare sport di squadra (Hockey) e sport singoli o a coppia (velocità e artistico).
Lo sviluppo dei materiali utilizzati, delle piste, le migliori strategie di allenamento, hanno aumentato le velocità di gara e i component dell’artistico, oggi con standard molto elevati, richiedendo agli atleti ed agli allenatori sempre più elevate prestazioni, non immuni da rischi.
Il proliferare del numero dei pattinatori, ha interessato la comunità scientifica, ma fino agli anni ’90 il poco materiale scientifico disponibile riguardava il pattinaggio su ghiaccio, e si concentrava sulla fisiologia e sull’attrezzo. Poco si conosceva del PaR.
Questa voglia di informazioni e soprattutto l’elevato numero di infortuni, ha indirizzato i ricercatori verso questi studi. Gran parte di questi studi, come vedremo, definì il pattinaggio uno sport ad alto rischio, anche se gli addetti ai lavori erano di diverso pensiero. Ma non era possibile dimostrarlo.
Diverse ricerche scientifiche testimoniano che la pratica del pattinaggio procura numerosi infortuni e che l’uso di adeguate protezioni potrebbe prevenire tali infortuni, anche se questo non previene l’incidente. Si deve distinguere l’incidente dall’infortunio: l’infortunio è la conseguenza di un incidente che avviene durante la pratica del pattinaggio e quindi per evitare l’infortunio sarà utile prevenire l’incidente.
Di questo aspetto tratteremo successivamente. In questo capitolo si mettono in evidenza alcune ricerche che, oltre a mettere in risalto l’elevato numero di praticanti, parallelamente forniscono la casistica degli infortuni che occorrono durante le attività di Pa.
In 1993 there was an estimated 12.6 million in-line skaters in the US. In-line skating is popular because of its affordability and its exercise and recreational value. The main risk factors for injury include speed, obstacles and hard surfaces. Using the National Electronic Injury Surveillance System in US hospitals, 31,000 skaters were reported injured over a 12 month period. Fractures, dislocations, sprains, strains and avulsion made up 67% of all injuries. It is recommended that skaters wear protection equipment including, helmet, wrist guards, knee-pads and elbow-pads. Although head injuries from skating appear low in numbers, helmet protection is also recommended. Further studies are required that assess risk factors for injury and environmental and behavioural aspects. (1a)
Of the estimated 22.5 million people participating in in-line skating in the United States in 1995, about 100,000 were sufficiently injured so as to require emergency department care. We investigated the effectiveness of wrist guards, elbow pads, knee pads, and helmets in preventing skating injuries. We conducted a case-control study of skaters who injured their wrists, elbows, knees, or heads as compared with skaters with injuries to other parts of their bodies., The effectiveness of helmets could not be assessed.
CONCLUSIONS: Wrist guards and elbow pads are effective in protecting in-line skaters against injuries. (2a)
There was a six-fold growth in participation in in-line skating in the US from 1989 to 1996 and a concomitant increase in injuries. Similar trends have been reported in Canada, the UK, Denmark and Australia. Falls, mostly from loss of balance, are a common cause of injury. Falling skaters typically put one or both hands out to break their fall and land on a hard surface with the upper limb sustaining the injury. Approximately one-quarter of all in-line skating injuries are wrist fractures. Hospital emergency department data shows that skaters aged 10 to 14 years are most at risk for injury. First-time skaters, inexperienced skaters and experienced skaters trying new tricks are also at risk for injury. In-line skating injuries can be severe, with several deaths reported. Measures to prevent in-line skating injury include: wearing personal protective equipment (wrist guards, helmets, knee and elbow pads); improving environmental conditions for skaters; providing lessons, particularly for novice skaters; certification for skating instructors; encouraging physical preparation; educating skaters about safety; improving equipment design and standards; and refining government policy and regulation in consultation with skating groups. Few of these measures have been formally proven to reduce injury. Controlled evaluations of the currently advocated methods are needed to establish their efficacy. More biomechanical and epidemiological research is needed, particularly in the area of wrist/forearm injury prevention. Given the rapid increase in popularity of in-line skating and the potential for a related epidemic of moderate to serious injuries, research into in-line skating injury prevention should be a priority. (3a)
The goals were to describe the epidemiologic features of pediatric skating-related injuries sustained from 1993 to 2003 and to compare ice skating-related injuries with roller skating—and in-line skating-related injuries.
An estimated 1.235.467 pediatric skating participants presented to hospital emergency departments with injuries between 1993 and 2003. These children had a mean age of 10.9 years (SD: 3.2 years; range: 1-18 years), and 50.0% were male. The most common mechanism of injury was a fall (83.1%). Ice skaters sustained a greater proportion of head injuries (13.3%), compared with roller skaters (4.4%) and in-line skaters (5.0%). Ice skaters also experienced a greater proportion of concussions (4.3%), compared with roller skaters (0.6%) and in-line skaters (0.8%). The proportion of facial injuries among ice skaters was greater than the proportions among roller skaters and in-line skaters. The majority of roller skating-and in-line skating-related injuries were upper-extremity fractures (53.9% and 59.7%, respectively). Children < or = 6 years of age experienced a greater proportion of head and facial injuries than did older children in each skating activity.
CONCLUSIONS: The epidemiologic features of pediatric ice skating-related injuries differ from those of roller skating—and in-line skating-related injuries. Children should wear helmets during all recreational skating activities, especially ice skating, because of the risk of serious head injuries. Wrist guards should be worn to protect against the common upper-extremity fractures sustained during skating. (4a)
In-line skating has remained a popular recreational activity all over the world. The number of injuries seemingly reached a plateau in the late 1990s. However, there are still more injuries caused by in-line skating than from skateboarding, hockey or lacrosse and rugby. In 1997, the estimated annual cost of medical treatment for these injuries in the US was over $US4 billion. Adolescence still represents the largest group of skaters, both in participation and injury. Although 10- to 14-year-olds account for 60% of injuries, in 1996 the US Consumer Product Safety Commission reported nearly 1500 injuries in individuals 65 years and over. Risk factors for injury include inexperience, aggressive skating and amount of time spent skating. There are also more recent data to suggest that self-reported expert skaters are more likely to sustain an injury. Reluctance to use personal protective equipment (PPE) by in-line skaters remains high. The general consensus is that PPE is effective in reducing the incidence and severity of in-line skating injuries. Therefore, efforts should be made to increase awareness of risk factors for injury in all skaters; to increase use of safety equipment; to provide safe environments for skating; and to legislate skating laws that will protect skaters from injuries. (5a)
L’evidenza emersa da queste ricerche non esaurisce la produzione statistica e scientifica relativa ai traumi prodotti durante l’attività di Pa. Queste evidenze sembrano far considerare che il Pa sia pericoloso per l’integrità dell’uomo, ed oneroso per la comunità sociale.
Non si può negare che molti pattinatori hanno richiesto l’intervento dei Pronti Interventi degli Ospedali e che questa serie di infortuni ha anche un elevato costo per la collettività.
Addirittura per limitare i danni sociali, in alcune città degli USA gli skate sono stati vietati ed anche i Italia non sono ancora riconosciuti come mezzo di locomozione ed il loro uso è relegato alle sole piste o agli spazi appositamente delimitati.
Alcune ricerche oltre a considerare l’epidemiologia, hanno provato ad indicare dei fattori di prevenzione: in molte ricerche si consiglia e si raccomanda l’uso delle protezioni e di contromisure primarie, secondarie, terziarie.
Primary, secondary and tertiary countermeasures to in-line skating inlury
Fig. 1 – Preventing in-line skating injuries – S Sherker, E Cassell – Sports medicine, 1999 – Springer
Nella Fig. 1, per la prima volta si cercano di definire le linee guida e tra queste compare la figura e il ruolo fondamentale dell’Istruttore e delle Associazioni Sportive che gestiscono l’organizzazione del movimento del pattinaggio, ma non viene dimostrato se tale intervento è utile a limitare gli infortuni.
La conferma dell’importanza della figura dell’istruttore e del ruolo del club sportivo emerge da uno studio dettagliato condotto sui praticanti il pattinaggio a rotelle e tesserati per la Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio.
Questo studio, elaborato su un periodo di 4 anni consecutivi, ha evidenziato tutti i casi di infortuni che sono occorsi agli associati alla FIHP – Italia.
FINE PRIMA PARTE
a- Federico Formenti, Alberto E. Minetti: Human locomotion on ice: the evolution of ice-skating energetics through history – Journal of Experimental Biology 2007 210: 1825-1833; doi: 10.1242/jeb.002162
b- http://www.skatingaheadofthecurve.com/TheEvolutionOfTheSkate.html
c- http://www.skatehereford.co.uk/history.php
d- https://en.wikipedia.org/wiki/Roller_skating
e- https://en.wikipedia.org/wiki/Ice_skating
Maurizio Lollobrigida
Tecnico Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio
Dottorato di Ricerca in “Sport and Nutrition Sciences”
Università Telematica San Raffaele – Roma
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