TRAPIANTO DI CARTILAGINE, PRIMI DUBBI

Fabio Lodispoto
(Fonte: La Repubblica Salute – Anno 13 n. 556)
Nel 1994 il primo annuncio: “effettuati con successo i primi trapianti di cartilagine coltivata in laboratorio”. Una speranza per chi soffre di lesioni della cartilagine e forme iniziali di artrosi del ginocchio e caviglia. Le cellule della cartilagine infatti non si riproducono in vivo ma crescono benissimo in laboratorio: chi ha subito un danno articolare alla cartilagine che riveste le superfici del ginocchio non ha speranze di guarire, se non con cartilagine coltivata in laboratorio, partendo da una piccola quantità sana prelevata dall’articolazione e messa in coltura.
“Nel 2006 si è alzata la prima voce contraria a questi risultati”, spiega Giuliano Cerulli, dell’ateneo di Perugia, “un autorevole gruppo di studio norvegese ha confrontato due gruppi di pazienti: il primo trattato con trapianto autologo di condrociti, il secondo con una tecnica artroscopica di stimolazione della cartilagine.
Il primo gruppo subiva tutte le fasi del trapianto di cartilagine allevata in laboratorio: primo intervento di prelievo di cartilagine, attesa di almeno 3 settimane e secondo intervento di trapianto. Il secondo subiva un unico intervento artroscopico durante il quale la zona di cartilagine mancante o gravemente danneggiata era trattata con uno strumento che pratica minuscoli fori nell’osso sottostante.
Risultato: i pazienti dei due gruppi seguiti per 2 anni non hanno mostrato differenze di rilievo. Anzi i “trapiantati” hanno avuto percentuali maggiori di insuccesso”.
A un anno le voci si sono moltiplicate: 10 quelle selezionate dalla Cochrain Collaboration, la più importante associazione che certifica e legittima la qualità e la attendibilità degli studi, e altre 10 in corso di valutazione. Impossibile non tenerne conto, ma la partita non è chiusa. Ad oggi il mondo dell’ortopedia consiglia di trattare i difetti della cartilagine del ginocchio fino a 4 cm quadrati con la semplice stimolazione della cartilagine utilizzando la tecnica delle microfratture, mentre le lesioni più estese con il trapianto di cartilagine.
“Infine” chiarisce Cerulli “nessuna delle due tecniche è valida per la artrosi avanzata e dopo i 50 anni”.
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